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Una scomoda circostanza - Caught Stealing (2025)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 12 minuti fa
  • Tempo di lettura: 5 min
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Una scomoda circostanza - Caught Stealing

(Caught Stealing) USA 2025 thriller/ gangster/commedia 1h47’

 

Regia: Darren Aronofsky

Soggetto: Charlie Huston (“A tuo rischio e pericolo”)

Sceneggiatura: Charlie Huston

Fotografia: Matthew Libatique

Montaggio: Andrew Weisblum

Musiche: Rob Simonsen

Scenografia: Mark Friedberg

Costumi: Amy Westcott

 

Austin Butler: Hank Thompson

Regina King: Roman

Zoë Kravitz: Yvonne

Matt Smith: Russ

Liev Schreiber: Lipa

Vincent D’Onofrio: Shmully

Griffin Dunne: Paul

Bad Bunny: Colorado

Carol Kane: Bubbe

D’Pharaoh Woon-A-Tai: Dale

Will Brill: Jason

Action Bronson: Edwin

Jurij Kolokol’nikov: Aleksej

Nikita Kukuškin: Pavel

Laura Dern: mamma di Hank

 

TRAMA: Hank, che poteva diventare una stella del baseball, si ritrova invischiato nell’oscuro sottobosco criminale di NYC, lottando per sopravvivere in un mondo tenebroso mai immaginato.

 

VOTO 6,5


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È vero che Darren Aronofsky ha attraversato nella sua carriera diversi generi, anche film che si possono definire “d’autore” come il precedente e premiato The Whale, ma stavolta è come se li avesse messi tutti assieme e d’accordo per elaborare una storia che unisce thriller, violenza da gangster movie, azione e tanta ironia, facendo sia sobbalzare che sorridere, anche per merito di una paio di grandi ospiti irriconoscibili (per via del trucco, parrucco e abbigliamento) come Liev Schreiber e Vincent D’Onofrio, due truci fratelli ebrei ortodossi chassidisti che in abiti tradizionali e armi da killer professionisti seminano il panico.


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Il protagonista Hank (il brillante Austin Butler) è ora un giovane barista che vive nel Lower East Side di New York e che ha una ragazza che fa la paramedico, Yvonne (Zoë Kravitz). Chiama, e spesso è chiamato, sua madre a Patterson, in California, soprattutto per parlare del loro amore condiviso per la squadra del cuore di baseball, i San Francisco Giants. Lui era una promettente star di quello sport, ambizione rovinata da un incidente d’auto da lui causato da ubriaco in cui aveva perso la vita un amico oltre a restare gravemente ferito, ponendo così la fine ai sogni nella major league, lasciandogli per giunta la dipendenza dall’alcol. Quando il suo vicino Russ Miner (Matt Smith), uno scatenato giovane punk (siamo alla fine degli anni ‘90), gli annuncia che sta tornando a Londra per vedere il padre moribondo, gli affida il compito di prendersi cura del suo gatto, Bud. Non ama quel gatto che tira morsi, ma tant’è.



Succede allora che due mafiosi russi, Aleksei e Pavel, arrivano alla ricerca dell’amico e, trovando lui, lo picchiano così duramente che in ospedale gli devono asportare d’urgenza un rene rovinato dalle violente percosse. L’inevitabile intervento della detective antidroga Elise Roman (Regina King) lo mette in difficoltà, perché i due gangster gli avevano intimato di non chiamare la polizia, ma da questa apprende che Russ è in realtà un trafficante di droga collegato ai famigerati fratelli chassidici Drucker. Hank comincia a capire la situazione, ancora troppo nebulosa, quando scopre nella lettiera del gatto una chiave, che molto probabilmente è la soluzione ai suoi guai e spiegherebbe la violenta ricerca dei banditi. Da qui una serie di avventure sempre più pericolose per la sua vita e soprattutto per quella dei suoi cari, fino non solo a toccare la sua amata ragazza ma anche le non velate minacce per la cara mamma.



Si comincia come in un thriller con malavitosi che parlano poco e picchiano tanto, senza che il malcapitato abbia la possibilità di capire il perché; si continua con gangsterismo puro e malaffare tra boss criminali ed un personaggio insospettabile, novità che stravolge e capovolge la situazione togliendo ancora più sicurezze all’indeciso Hank, che così si sente isolato, non protetto e sfiduciato verso chi avrebbe dovuto proteggerlo: che guai quando un agente ha grossi debiti con la mala! Il giovane protagonista, baldanzoso solo dietro al bancone del bar dove trova l’unica consolazione alle sue disgrazie affogando nell’alcol, deve, come da schema ricorrente, adeguarsi e combattere per puro istinto di sopravvivenza. A questo punto parrebbe un caso classico di noir ed invece Aronofsky innesta la marcia della commedia, inserendo una brillantezza nei comportamenti e nei dialoghi fino a vestire il film di commedia densa di ironia a tratti persino surreale.



Un climax che induce istintivamente il pubblico a rilassarsi e a gustare un simpatico se non proprio grottesco film che diverte anche nei momenti più violenti o brutali, come quando gli scagnozzi si accingono per l’ennesima volta a “menare” il povero e disorientato Hank o nelle micidiali scene in cui vedi quei due ortodossi muniti di ricci e barbe lunghe, cappello e cappotto lungo neri e… mitraglietta, pronti a falciare chi si intromette: per avere tra le mani la fatidica chiave che Russ – tra l’altro appena tornato dalla Gran Bretagna – ha lasciato nascosta e che Hank ha trovato solo per intuito, i due chassidisti sono disposti a fare, se serve, una strage. Che ovviamente ci sarà, però sempre con il loro sorrisetto ironico e provocatorio, ora blandendo, ora minacciando il loro ostaggio Hank.



Il quale, rimasto scioccato anni prima dall’incidente pagato caro sia da lui che dall’amico morto, è costretto perfino a guidare di nuovo da quell’ultima tragica volta, il loro SUV, cogliendo così la geniale trovata: e se facesse il bis, troverebbe la soluzione finale per liberarsi di tutti i criminali alle calcagna e godere per il resto della vita il contenuto secretato da quella maledetta chiave, di cui prima non conosceva l’esistenza? Ma certo che si può! Immaginate anche lo stupore della mamma (oh, che sorpresa il cameo di Laura Dern!) che riceve un pacco-sorpresa-regalo dal figlio! Se il pubblico si accinge a guardare il film ignaro del contenuto e della trama, penserà si tratti di un remake di un film comico muto dei tempi di Buster Keaton o di Harold Lloyd, in cui i protagonisti si trovavano sempre nei guai inseguiti da killer misteriosi e se la cavavano sempre.


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Ed invece siamo qui, nel pieno di una pulp comedy contaminata da diversi generi, partendo da un bravo ragazzone, innamorato della sua bella che lo tiene in riga, trascinato in un vortice criminale che lo spaventa, attraversando personaggi opposti che vanno dalla tenera e carinissima Yvonne, fino a figure criminali come Aleksej e Pavel, ma anche a presenze eccentriche come Lipa e Shmully. Ognuno contribuisce al tono grottesco e corale del film, ma i più simpatici di tutti sono gli ultimi due. Gente che gira a tutta velocità in una New York sporca, spesso buia e sempre violenta. Peso importante va dato, però, al caso, prima che ai comportamenti di questi strani personaggi: se Russ non fosse partito, Hank non si sarebbe trovato suo malgrado in balìa di una banda scatenata con peli sullo stomaco, spietata, dura, cinica, capace di affrontare situazioni difficili senza lasciarsi turbare da scrupoli o sensibilità. Un altro aspetto simpatico del lavoro effettuato dall’esperto regista riguarda la scelta della colonna sonora, ricca di brani originali e tantissimi altri molto noti in quegli anni ma possibilmente punk, che contribuisce non poco a ricreare la necessaria atmosfera.


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Darren Aronofsky orchestra bene l’ambientazione e la vivacità dell’opera e sa come dirigere un cast corale ricco e variegato che comprende Austin Butler, Zoë Kravitz, Regina King, Liev Schreiber, Vincent D’Onofrio, e tipacci come Bad Bunny e Carol Kane, a cui va aggiunto un Griffin Dunne in versione mai vista. Laura Dern a parte, a cui il regista regala, durante i titoli di coda (quindi, da seguire), l’ultima inquadratura ed un’unica esclamazione: “Fuck!”. Anche perché il buon Hank si è definitivamente sistemato sulla spiaggia messicana di Tulum, alla faccia di tutti i guai passati. Vestito e truccato da... Russ, con un piccolo sorriso che dice: li ho fregati tutti.


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Ritorno libero e spensierato e con un cambio di marcia sorprendentemente leggero per Darren Aronofsky, il quale ha il merito di mettere in mostra splendidamente il carisma da star del cinema di Austin Butler. Un attore che si sta creando una piccola nicchia di successo e di affermazione.

 


 
 
 

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