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Foxcatcher - Una storia americana (2014)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 29 ott 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

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Foxcatcher - Una storia americana

(Foxcatcher) USA 2014 biografico/drammatico 2h14'


Regia: Bennett Miller

Soggetto: Mark Schultz (romanzo)

Sceneggiatura: Dan Futterman, E. Max Frye

Fotografia: Greig Fraser

Montaggio: Stuart Levy, Jay Cassidy, Conor O'Neill

Musiche: Rob Simonsen

Scenografia: Jess Gonchor

Costumi: Kasia Walicka-Maimone


Steve Carell: John Eleuthère du Pont

Channing Tatum: Mark Schultz

Mark Ruffalo: Dave Schultz

Sienna Miller: Nancy Schultz

Anthony Michael Hall: Jack

Vanessa Redgrave: Jean du Pont


TRAMA: Il campione olimpico di lotta Mark Schultz viene contattato da emissari del miliardario John du Pont. Costui, erede della dinastia di industriali, vuole costruire un team di lottatori che tenga alto il prestigio degli Usa alle Olimpiadi di Seul del 1988. Lui ne sarà il finanziatore e il coach. Mark vede in questo invito l'occasione per affrancarsi dal fratello maggiore, anch'egli campione, ma deve ben presto accorgersi che Du Pont soffre di disturbi psicologici originati da una totale dipendenza dal giudizio dell'anziana madre.


Voto 8



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La straordinarietà di questa bella pellicola di Bennett Miller (già autore di un altro film girato nell'ambiente sportivo, Moneyball - L'arte di vincere, ambiente che l'autore usa solo e sempre come pretesto per narrare storie umane e drammatiche, come metafore della vita quotidiana) è nel tratteggiare con mano sapiente ed esperta i caratteri dei tre personaggi principali, con tutte le sfumature, scavando a fondo e mostrandoceli con tutte le loro problematiche. Anche questa volta lo sport, la lotta libera nell'occasione, è ancora il pretesto per raccontare l'America e il suo declino.


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Tutto gira intorno ad una coppia di fratelli e ad un tycoon il cui comportamento fa pian piano sempre più paura, fino al drammatico e inevitabile epilogo. Tre personaggi e tre attori perfetti: l'atleta, un super muscoloso Channing Tatum, il fratello allenatore sulle spalle del solito (inutile ripeterlo) insuperabile e bravissimo Mark Ruffalo e il ricco industriale, psichicamente instabile e pericoloso, interpretato da un irriconoscibile e più che straordinario Steve Carell. Quest'ultimo è l'attore che giustamente ha raccolto i maggiori consensi: è l'ennesimo caso del brillante attor comico che riesce nell'impresa di dare la massima tragicità ad un personaggio drammatico. Il film stesso, spiazzante e raggelante, e l'aria che si respira per tutta la durata è quella di una trama - purtroppo vera e realmente accaduta - in cui sembra che la lama della ghigliottina debba cadere da un momento all'altro.


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Tutto merito di una regia attenta e precisa che non perdona nulla all'America e al suo mondo sportivo, alla complessità del sistema atletico statunitense che fa crescere campioni come fossero di profonda cultura quando invece sono semplicemente tollerati grazie alle loro qualità atletiche: è vero che li obbliga a frequentare il college e a farli studiare, ma è altrettanto vero che questo è solo un espediente per sfruttare il loro talento sportivo e portarlo a livelli di valore mondiale.


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Il film, bellissimo e recitato alla grande dai tre attori, è l'adattamento cinematografico dell'autobiografia Foxcatcher. Una storia vera di sport, sangue e follia (Foxcatcher: The True Story of My Brother's Murder, John du Pont's Madness, and the Quest for Olympic Gold), scritta nel 2014 dallo stesso atleta Mark Schultz, il fratello di David, il suo coach, anch'esso campione olimpico nel 1984. Per tutta la durata dell’opera è come se aspettassimo solo ciò che deve accadere, mentre continuiamo a pensare che non è possibile che accada. Dalla metà in poi ogni sequenza dà l’impressione di un film horror che non vuole disvelarsi e ad ogni cambio si tira un sospiro di sollievo. Ma dove può portare quello sguardo dritto di John Eleuthère du Pont, con il suo lungo naso puntato come una minaccia all’interlocutore che non sia la sua mamma? Non ce lo vogliamo dire. Fin quando.



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Non è tanto la storia che mette paura, quanto il fatto che sia veramente successa. In America, dove quotidianamente può succedere di tutto.

A Cannes 2014 Bennett Miller vinse il premio come miglior regista, ma agli Oscar e ai Golden Globe fu solo una pioggia di candidature.



 
 
 

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