The Wrestler (2008)
- michemar

- 5 set 2023
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 27 ago

The Wrestler
USA, Francia 2008 dramma, sport 1h49’
Regia: Darren Aronofsky
Sceneggiatura: Robert Siegel
Fotografia: Maryse Alberti
Montaggio: Andrew Weisblum
Musiche: Clint Mansell
Scenografia: Tim Grimes
Costumi: Amy Westcott
Mickey Rourke: Robin Ramzinski / Randy “The Ram” Robinson
Marisa Tomei: Cassidy / Pam
Evan Rachel Wood: Stephanie Ramzinski
Todd Barry: Wayne
Wass Stevens: Nick Volpe
Mark Margolis: Lenny
Ernest “The Cat” Miller: Bob / “The Ayatollah”
Judah Friedlander: Scott Brumberg
Gregg Bello: Larry Cohen
Donnetta Lavinia Grays: Jen
Armin Amiri: dott. Moayedizadeh
TRAMA: La storia di Randy, un wrestler professionista che si è ritirato dalle scene e che riprende a lottare in un circuito indipendente per cercare di guadagnarsi un ritorno sul ring delle grandi competizioni e sfidare il suo ex rivale di sempre.
Voto 7,5

Quando il cinema tratta il tema dello sport mettendo al centro della trama e dello schermo l’atleta protagonista è, 99 per cento delle volte. per narrarne l’ascesa, la celebrità, l’effimera fama presso un pubblico di fans adoranti, il capitombolo, il declino, la caduta finale. In mezzo, mille tentativi di recupero dell’affidabilità, di risalita e di delusioni, tra promesse non mantenute e la ricchezza sciolta come neve al sole. Gli esempi sono tanti e quasi tutti terminati nella polvere, dopo il fatidico altare che serviva solo a fornire l’illusione dell’immortalità, e non solo quella ideale, ma persino fisica, immaginandosi imbattibili per sempre. Al contrario della famosa parabola cinematografica del volo dal 50esimo piano, in cui fino all’atterraggio va tutto bene, qui è proprio durante la curva discendente che si soffre di più, quasi increduli – a volte ignari – di stare nel tragitto del precipizio, tanto che il momento stesso del letale impatto con la dura terra non si fa neanche caso di essersi sfracellati. Al massimo ci si accontenta di sapere che, lassù, “qualcuno ti ama”. Così, precisamente come succede al protagonista Robin Ramzinski, detto Randy Robinson, per tutti gli appassionati di wrestling “The Ram”, interpretato da un maiuscolo (diciamolo, mai ripetutosi a questi livelli) Mickey Rourke, il quale era artisticamente in caduta libera come il suo personaggio dopo gli strepitosi successi di una ventina di anni prima. La produzione non aveva pensato a lui in un primo momento (la parte pare fosse destinata a Nicolas Cage) ma “The Ram” è stata la sua seconda fortuna e carriera, per poi ripiombare in ruoli sempre secondari.
Alla fine degli anni ’80, il wrestler professionista Robin Ramzinski è al culmine della carriera, dopo aver sconfitto in un match memorabile il suo acerrimo avversario, l'”Ayatollah”. Circa 20 anni dopo tira avanti esibendosi per i fan del wrestling nelle palestre dei licei e nelle comunità del New Jersey. Caduto in disgrazia, separato dalla moglie, allontanatosi dalla figlia Stephanie (Evan Rachel Wood) ed incapace di sostenere un qualsiasi vero rapporto umano, vive per il brivido dello show, per l'adrenalina del combattimento e per l'adorazione di quei pochi fan rimasti. Dopo essere stato colto da un infarto a causa di un match wrestling estremo, nel quale ha riportato ferite da aggeggi metallici molto pericolosi, a Randy i medici consigliano di evitare gli sforzi eccessivi, le sostanze stupefacenti o eccitanti di cui fa uso, gli steroidi e quindi di abbandonare per sempre i combattimenti. Lontano dal ring, egli prova a cominciare una nuova vita: lascia a malincuore il wrestling, trova lavoro al reparto alimentari di un supermercato, tenta di riallacciare i rapporti con la figlia che lo odia perché è stato assente e lontano da lei durante la sua infanzia e la sua crescita, e di iniziare una relazione con Cassidy (Marisa Tomei), un'amica lap dancer non più giovanissima. Per un breve periodo le cose sembrano funzionare e anche Stephanie dimostra, malgrado tutto, di voler ancora bene al padre. Ma può mai andare tutto bene per personaggi del genere, sempre troppo deboli davanti alle apparenti facili occasioni della vita?
Mickey Rourke, in quella che potrebbe essere la performance decisiva di una carriera rocciosa che sembrava aver toccato il fondo, interpreta Randy, un grande wrestler di una volta che è stato relegato dai rigori del declino della salute e dell'età avanzata a esibirsi in piccoli locali e firmare autografi. Randy sogna di riconquistare un giorno la gloria di 20 anni prima. Quando un attacco di cuore lo abbatte, il consiglio del medico è inequivocabile: rinunciare a quello sport violento o rischiare la morte. Questo lo costringe a rivalutare le cose della sua vita, ma quella senza wrestling - anche quello che passa in questa fase della sua carriera - è un qualsiasi tipo di vita? Ottiene un lavoro al banco gastronomia di un supermercato, tenta di riconnettersi con la figlia separata e cerca di iniziare una relazione con una spogliarellista. A ben vedere, anche la storia della spogliarellista è parallela a quella di Randy: entrambi sono performer oscurati che trovano le loro esibizioni in richieste sempre minori. Da notare e complimentarsi con Aranofsky per aver mostrato una spogliarellista che si toglie i vestiti, e a MarisaTomei per aver eseguito la nudità richiesta. Insieme al suo lavoro nel meraviglioso Onora il padre e la madre dell’anno precedente, lei aveva perso con successo la reputazione di pudore sullo schermo che si portava da anni.
Per quanto riguarda lo studio sui personaggi, questo è tra i più potenti e avvincenti che si possano ammirare. Il film è meticoloso nel modo in cui scava nella vita del lottatore e lo fa con verosimiglianza e assenza di melodramma. Il film fornisce una abbondanza meticolosa di informazioni affascinanti sul dietro le quinte degli incontri di wrestling professionistico, dove la violenza può essere una facile coreografia ma che è spesso reale. E se ciò non riflette ciò che accade realmente, è presentato in modo tale da essere completamente credibile. La descrizione dell’ambiente è sicuramente una ciliegina sulla torta. La sostanza della storia riflette i tentativi di Randy di far fronte a ciò che è diventato e alle delusioni che lo fanno andare avanti, i suoi tentativi onesti ma imperfetti di riconquistare un posto nella vita di sua figlia sono patetici e strazianti. L'ha ferita in modi che possiamo solo immaginare e, in una scena toccante, vediamo, per fortuna, che c'è sempre almeno una speranza, sebbene per un istante tremolante e sbiadito. Il film diventa quindi un misto di speranza e disperazione per qualcuno che il tempo ha dimenticato. L’impressione che si prova è che lo stile registico di Darren Aronofsky sia semplice e sobrio. Non ci sono ricami o voli pindarici o tentativi per convincere il pubblico che sia un grande maestro di cinema: è essenziale e ciò conferisce maggiore consistenza e credibilità. Sino a parere un documentario senza esserlo. Costantemente camera in spalla piazzata sui visi, in special modo di Rourke, l’occhio del regista scruta dentro l’anima per scovare i sentimenti intimi, come ha usato fare sempre, dagli incubi del cigno (Il cigno nero) alle paranoie bibliche (Noah), dall’orrore chimico (Requiem for a Dream) a quello psichico (Madre!). Per non parlare di The Whale. Crudo e reale. Un dramma sportivo? Sarebbe riduttivo, perché è soprattutto un dramma esistenziale.
Bravissimo, toccante, coinvolto, convincente: questo è finalmente Mickey Rourke e con lui lo sono anche la notevole Marisa Tomei, che quando trova i ruoli giusti ha modo di esprimersi al meglio. Altrettanto può dirsi di Evan Rachel Wood, la quale sfrutta pienamente la buonissima occasione della carriera e con questo film riesce a trovare il trampolino giusto per affermarsi, a maggior ragione per una delle scene più emozionanti dell’intera durata. Film onesto, toccante, in alcuni frangenti brutale, ma denso di sensazioni, a cui dà un notevole contributo il brano omonimo imprescindibile di Bruce Springsteen sui titoli di coda, ma nell’ambito di una colonna sonora ottimamente attinente, con musiche di hard rock e heavy metal dei Quiet Riot, Cinderella, Ratt, Guns N’ Roses, Accept, FireHouse, Rhino Bucket, Scorpions. Uno sballo fisico e armonico.
Il finale tocca le corde emotive. “So quello che faccio. Questo è l’unico posto dove non mi faccio del male. Al mondo non gliene importa un cazzo di me.” È un uomo maledettamente solo, lui, il suo cuore malandato, il bypass, ma su tutto il pubblico in delirio che lo fa resistere in piedi. Fino a quando.
Riconoscimenti
2009 - Premio Oscar
Candidatura miglior attore protagonista a Mickey Rourke
Candidatura miglior attrice non protagonista a Marisa Tomei
2009 - Golden Globe
Miglior attore in un film drammatico a Mickey Rourke
Miglior canzone (The Wrestler) a Bruce Springsteen
Candidatura miglior attrice non protagonista a Marisa Tomei
2009 - Premio BAFTA
Miglior attore protagonista a Mickey Rourke
Candidatura miglior attrice non protagonista a Marisa Tomei
2008 - Festival di Venezia
Leone d'oro a Darren Aronofsky




























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