I segni del cuore - CODA (2021)
- michemar

- 23 mar 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 8 giu 2023

I segni del cuore - CODA
(CODA) USA/Francia/Canada 2021 commedia 1h51’
Regia: Sian Heder
Sceneggiatura: Sian Heder
Fotografia: Paula Huidobro
Montaggio: Geraud Brisson
Musiche: Marius de Vries
Scenografia: Diane Lederman
Costumi: Brenda Abbandandolo
Emilia Jones: Ruby Rossi
Eugenio Derbez: Bernardo Villalobos
Troy Kotsur: Frank Rossi
Ferdia Walsh-Peelo: Miles
Daniel Durant: Leo Rossi
Marlee Matlin: Jackie Rossi
Amy Forsyth: Gertie
Kevin Chapman: Brady
TRAMA: La diciassettenne Ruby appartiene a una famiglia di sordi ma, a differenza degli altri, è l'unica che sente. Ben presto, si ritroverà combattuta tra il suo amore per la musica e il bisogno dei suoi cari, che hanno bisogno di lei come interprete e mediatrice con il mondo che li circonda.
Voto 7

I maestri della commedia brillante sono sicuramente i francesi e su questo penso siamo tutti d’accordo e ogni volta che qualcuno prova a rifarle riesce a malapena a concludere una scarsa imitazione. Qualche volta succede il miracolo, ma è raro. Prendiamo ad esempio il piacevole La famiglia Bélier del 2014 di Éric Lartigau, film che racconta di una famiglia di allevatori tutti sordomuti ad eccezione della figlia che comunica con loro con il linguaggio dei segni. Per organizzare il lavoro, rapportato con la vendita dei formaggi, con la banca ed il resto, ci pensa lei. La brava e interessante regista Sian Heder, di Cambridge (Massachusetts), lo ha preso tutto intero e lo ha adeguato alla vita americana, riscrivendo tutta la sceneggiatura.

I Bélier diventano la famiglia Rossi: Frank e Jackie hanno due figli, il maschio Leo e la figlia Ruby, unica tra i quattro non sordomuta (il titolo originale CODA sta per Children Of Deaf Adults, figlia di adulti sordi). Fanno i pescatori e ogni mattina all’alba padre e figli partono con il loro battellino per la pesca nel mare di Gloucester, nel Massachusetts, ad una sessantina di chilometri da Boston. La vita dei pescatori è notoriamente dura e i guadagni sono volatili, nel senso che mai è certo del frutto del lavoro e gli introiti dipendono molto dal mercato e soprattutto dai prezzi praticati dai grossisti che li stabiliscono. Per giunta la povera ragazza deve poi correre a scuola dove non è infrequente che si addormenti sul banco, spesso presa in giro per l’odore di pesce che non fa a tempo di togliersi di dosso. Una vitaccia, ma tant’è. In effetti, cercare di destreggiarsi tra il lavoro massacrante sulla barca da pesca, i compiti scolastici, la vita sociale e le aspettative della famiglia può essere troppo per una adolescente come Ruby. Quando lei si iscrive – per stare dietro al ragazzo che la attira - al coro della scuola, il canto diventa una passione e lei, veramente talentuosa per il canto, improvvisamente, si trova a un bivio: Ruby dovrebbe spiegare le ali e seguire i suoi sogni o dovrebbe continuare a combattere battaglie quotidiane come membro dell'orgoglioso clan Rossi?

Sian Heder ripercorre pari pari le vicissitudini di Ruby ma sa adeguare la storia nella diversa situazione e nel diverso ambiente, e senza discostarsi molto dalla trama originale riesce a creare la sensazione di un film diverso, pur così simile. Non c’è l’allegria del clima francese ma la famiglia Rossi è ammirevole per unità d’intenti, per l’amore che viaggia tra i quattro e per l’entusiasmo e la compattezza che mettono nel lavoro quotidiano. Ruby, tra l’altro, è essenziale che sia a bordo ogni giorno perché è l’unico orecchio a bordo, necessario per rispondere alla radio dell’imbarcazione, per avvertire i maschi di eventuali pericoli, per rispondere ai controlli della guardia costiera. Senza di lei i due non potrebbero uscire in mare. Ma in questa maniera la ragazza non riesce a pianificare il suo futuro, in cui spera di potersi iscrivere al college e crearsi una propria vita.


Sostanzialmente la trama è la medesima dell’originale francese ma qualcosa scatta nella versione americana. Il papà Frank è una forza della natura per simpatia e vivacità, un uomo che, corrisposto, adora la moglie ma è così impegnato nel tirare avanti la baracca che trascura le legittime aspirazione di una ragazza che sta crescendo. Soprattutto adesso che finalmente lei ha trovato un giovanotto che non la prende in giro e che trova attraente. Come nel film di Lartigau ma nettamente di più, la regista punta dritto sulla famiglia, nucleo essenziale della vita quotidiana e punto di forza delle relazioni umane. I Rossi decidono e attuano ogni piano tutti assieme, ogni decisione importante o ogni cambiamento, combattono l’egemonia dei grossisti, discutono di eventuali investimenti tutti assieme. E si amano sinceramente. Con particolari che non devono sfuggire – i gesti, le urla, gli immancabili litigi a proposito della giusta indipendenza che Ruby chiede – il film si distacca dall’altro e prende una sua strada, anche perché i personaggi non si rassomigliano agli altri quattro, perché la giovane canta con una voce meravigliosa, che sveglia l’attenzione non solo del professore di musica che la sta scoprendo, che ha intuito il suo enorme talento, che fa il possibile per indirizzarla verso il giusto college. Con una famiglia così, con le incertezze del futuro di Ruby, con il legame che sta nascendo tra lei e Miles, per le difficoltà che l’attività peschiera sta trovando, mettendo in dubbio il futuro, per un insieme di cose, insomma, la commedia vira lentamente verso il dramma, anche sentimentale. Tutto visto in prima persona con gli occhi ma anche i gesti dei segni e le orecchie di Ruby, una ragazza sensibile, responsabile, intelligente, forte di carattere. E superlativa quando canta, che per lei è una sensazione speciale, che quando il professore Bernardo Villalobos le chiede cosa sia la musica per lei, la risposta non la dà con le parole, ma con i gesti che utilizza con i familiari: lei vola, si solleva, entra in un’altra dimensione. Si può mai tagliare le ali ad un angelo così?

Il film si eleva come Ruby, man mano che la storia va avanti si alza il livello di intensità e di tensione e ci conduce alla migliore delle soluzioni, così come deve essere, per la felicità di tutti. Lasciando lo spettatore altrettanto soddisfatto, perché il film trascina e commuove. E se ciò succede il merito è della brava Sian Heder, già apprezzata per un piccolissimo film indipendente che la regista presentò al Sundance (il che è tutto dire), Tallulah, che già mostrava il coraggio e la tipicità del cinema dell’autrice. Anche lì predomina la piccola figura di una ragazza giovane, come qui, dove Ruby domina la scena dal primo all’ultimo minuto. E se ce la ricorderemo stavolta il merito è (oltre alla regista che l’ha scelta) senz’altro di un’attrice che sorprende non poco, anzi tantissimo! Emilia Jones è un portento! Brava ed eclettica, attrice simpatica e bella: piccole Emma Stone crescono? Ma certo, e poi che voce! Capace di modulare la prestazione canora a seconda se la scena richiede una timida esibizione oppure una dimostrazione delle sue reali capacità. Da restare ammutoliti. E non è la sola: Troy Kotsur è di una simpatia e bravura trascinante, Daniel Durant è vigoroso come il ruolo richiede e la mai dimenticata Marlee Matlin recita da par suo. Ovvio - e c’era da aspettarselo - questi tre ultimi sono realmente appartenenti alla categoria dei sordomuti, altrimenti come avrebbero saputo destreggiarsi così bene nel loro compito? E ancor di più si deve dare il giusto contributo di bravura alla attrice protagonista Emilia Jones, che ha imparato ad esprimersi nel linguaggio del cuore (ecco il titolo) con una naturalezza che meraviglia. Questa ragazza, ripeto, è un portento, aspetto con ansia il prossimo ruolo, sperando che sia all’altezza delle sue possibilità.


Solo dopo aver visto il film ci si può spiegare perché è arrivato alle candidature dei premi importanti, perché è piaciuto a tutte le platee, perché oggi, alla vigilia della notte degli Oscar, il film è quotatissimo e potrebbe compiere l’impresa. Perché è bello, perché piace, perché Sian Heder è autrice validissima e ha idee chiare, perché gli attori sono proprio in gamba. Beh, comunque vincere lo ritengo proprio quasi impossibile.
Ed invece…
Aggiornamento Premi Oscar 2022:
Miglior film
Miglior attore non protagonista a Troy Kotsur
Migliore sceneggiatura non originale a Sian Heder






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