Il cammino per Santiago (2010)
- michemar

- 6 feb 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 13 set

Il cammino per Santiago
(The Way) Spagna, USA 2010 dramma 2h3’
Regia: Emilio Estevez Soggetto: Jack Hitt (romanzo) Sceneggiatura: Emilio Estevez Fotografia: Juan Miguel Azpiroz Montaggio: Richard Chew, Raúl Dávalos Musiche: Tyler Bates Scenografia: Víctor Molero Costumi: Tatiana Hernández
Martin Sheen: Tom Avery Deborah Kara Unger: Sarah Yorick van Wageningen: Joost James Nesbitt: Jack Tchéky Karyo: cap. Henri Ángela Molina: Angelica Carlos Leal: Jean
Emilio Estevez: Daniel Avery
TRAMA: Tom è un medico americano di successo, che passa la sua terza età tra lo studio dove lavora e il campo da golf, dove si distrae con i colleghi. Qui un giorno viene raggiunto dalla notizia che suo figlio Daniel, quarantenne, è rimasto ucciso da un temporale sui Pirenei. Giunto in Europa per recuperare le spoglie del figlio, Tom scopre che Daniel aveva intrapreso il Cammino di Santiago de Compostela, un sentiero di 800 chilometri tra Francia e Spagna. Con la scatola delle ceneri nello zaino, Tom decide di camminare al posto di Daniel e di portare a termine il suo viaggio. Lungo la via, l'incontro con tre inattesi compagni di strada lo strapperà alla solitudine.
Voto 7

Emilio Estevez, dopo qualche lungometraggio di rodaggio, è al suo secondo film importante, dopo il bellissimo Bobby.
Ormai uomo si è messo a girare film seri e impegnati, stavolta addirittura di ispirazione religiosa. La sua educazione difatti è cattolica: basta pensare al suo cognome, che poi è quello vero della famiglia; difatti il vero cognome del padre, il celebre Martin Sheen, l’indimenticabile capitano Willard di Apocalypse Now, è Estevez ma prese il suo nome d’arte in onore dell’arcivescovo e teologo cattolico Fulton J. Sheen. L’altro aspetto di Emilio è l’impegno politico per i Democratici, sempre ispirato dal padre Martin. Da qui scaturisce il suo impegnato e corale Bobby.


Quest’ultima opera è un po’ la metafora della nostra vita, dove si affronta un lungo cammino con tante tappe impegnative, a volte preferendo vivere e camminare da soli, a volte con i compagni che il destino ci affianca. Quando ci si accorge che senza l’aiuto del vicino o di uno sconosciuto che ti può aiutare nelle impervie salite e discese delle vicende umane non ce la puoi fare, ti apri e ti confidi ringraziando il destino o il Dio che governa il mondo del conforto e dell’incoraggiamento ricevuto. E così succede nel lungo ed estenuante cammino che i protagonisti affrontano nel pellegrinaggio verso Santiago di Compostela, dove ognuno di loro conta di arrivare per motivi personali su cui talvolta mentono e talvolta confidano. Sono soggetti diversi e lontani di mentalità, ma lo scopo del pellegrinaggio li unisce e li affiata anche se la lunga traversata porta a qualche litigio e incomprensione. Tom Avery sente il dovere morale di affrontare il viaggio per far arrivare le ceneri di suo figlio, morto proprio nel tentativo di arrivare alla basilica di San Giacomo di Compostella qualche giorno prima.

Inutile dire che l’interpretazione del vecchio Martin Sheen è eccellente e commovente ed è accompagnata da buoni caratteristi ognuno dei quali disegna un personaggio diverso per provenienza e cultura. Un po’ come succede nella vita.
"Una cosa è certa riguardo al cammino di San Giacomo. Nessuno ha mai intrapreso un viaggio simile per caso. Nessuno."
Il primo film in assoluto ad essere entrato all’interno della Cattedrale di Santiago.





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