Il meglio deve ancora venire (2019)
- michemar

- 31 dic 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 6 set

Il meglio deve ancora venire
(Le meilleur reste à venir) Francia, Belgio 2019 commedia 1h57’
Regia: Alexandre de La Patellière, Matthieu Delaporte
Sceneggiatura: Matthieu Delaporte, Alexandre de La Patellière
Fotografia: Guillaume Schiffman
Montaggio: Célia Lafitedupont, Sarah Ternat
Musiche: Jérôme Rebotier
Scenografia: Marie Cheminal
Costumi: Anne Schotte
Fabrice Luchini: Arthur Dreyfus
Patrick Bruel: Cesar Monteshio
Zineb Triki: Randa Ameziane
Pascale Arbillot: Virginie
TRAMA: A seguito di un enorme malinteso, due amici decidono di riprendersi tutto il tempo che hanno perso e di godersi il meglio dei giorni che verranno.
Voto 7

Come si può scherzare con il lutto? Come si può sdrammatizzare il senso di perdita trasformandolo in burla e rifiutando di utilizzare le facili armi del tragico come avviene solitamente nel cinema e nell’arte in genere? Ci provano – riuscendo benissimo - Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte, che ci hanno fatto già divertire parecchio con il fortunatissimo Cena tra amici (recensione), commedia divertente che scavava implacabile come una radiografia all’interno di una famiglia borghese parigina infagottata nelle sue contraddittorie certezze e le tradizionali convenzioni borghesi. Nell’occasione hanno realizzato una commedia in bilico fra la celebrazione sfrenata della vita e l’accettazione della morte, in grado di coniugare leggerezza e spunti di riflessione profonda grazie a una sceneggiatura scritta con mestiere, ma anche alla bravura dei due attori protagonisti, Fabrice Luchini e Patrick Bruel (quest’ultimo, irresistibile mattatore anche nell’altro film).

Girando alla larga ma non troppo dall’apprezzato Truman - Un vero amico è per sempre (recensione), i suddetti autori, duo affiatato e pieno di risorse, soprattutto di natura dialettica, affrontano con la loro solita freschezza e solida esuberanza l’argomento della morte prematura, anzi molto prossima. Come nel più classico buddy movie, manovrano un altro duo, quello degli attori, che risultano in perfetta armonia, sia di recitazione che di amicizia. Un duo, come da prassi, molto differenti, tanto da ritenersi impossibile che si conoscano e che si frequentino da decenni, sin da quando sono stati ospiti adolescenti di un collegio. Arthur e César sono infatti due grandi amici di vecchia data, dai caratteri decisamente diversi. A seguito di un colossale malinteso, creatosi per lo più per la generosità del primo ma anche dalla sua debolezza emotiva, entrambi si convincono che l’altro abbia una grave malattia: decidono così di riprendersi il tempo perduto e godersi insieme i giorni che verranno, tra i ricordi del passato e nuove avventure.

Il film segue le vicende dei due: del rigido e pedante Arthur e del viveur Cesar, che amici per la pelle lo sono davvero, nonostante le evidenti differenze. Questo sincero legame li spinge a concedersi una serie di folli avventure, nel tentativo di realizzare il desiderio finale dell’altro. Il primo, serioso e colto, è un ricercatore separato che non riesce a togliersi l’anello matrimoniale dall’anulare perché segretamente cova da sempre il sogno di un ricongiungimento familiare, che non vuole ammettere ormai impossibile. L’altro è uno scavezzacollo impenitente, sempre senza il becco di un quattrino, perennemente a caccia di donne belle, sfrattato e pignorato, ma con il sorriso costante e pronto al divertimento, in qualsiasi condizione e occasione. Trovandosi nei guai giudiziari e finanziari, César da chi poteva rivolgersi? Ma da Arthur, ovviamente! E da una lastra al torace fatta al giocherellone ma attribuita, per un equivoco degno della commedia dell’arte, all’amico, succede che il malato vero e quello creduto sentono l’obbligo di consolarsi e incoraggiarsi a vicenda, fino ad organizzare un tour a perdifiato per godere delle ultime settimane di vita a disposizione. Una vera farsa dell’equivoco, degna di un vaudeville.

E sì che si ride di gusto e ci si rattrista contemporaneamente per altre sequenze, perché la trama, che subisce qualche calo di ritmo nella fase centrale, attraversa anche momenti di serietà e di sconforto, perfino di commozione e la bravura, ormai riconosciuta della coppia regista, sta giusto in questo equilibrio sottile e periglioso, in quanto facile da sconfinare. La parte migliore comunque è quella comica, in cui Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière sono dei veri maestri, così come avevano ampiamento dimostrato con l’esuberante Cena tra amici. I dialoghi frizzanti, le battute fulminanti e lo scambio di vedute frequenti tra i due amiconi sono il pezzo forte del film, proprio come succedeva nel loro precedente successo. Anzi, nelle scene interne della casa di Arthur, sembra di essere ritornati allo stesso soggiorno della famiglia riunita di quel film: divano quasi identico al centro di una sala piena di libri con varie uscite in altre stanze dell’ampio appartamento parigino. Pare quasi lo stesso set!

I due registi sceneggiatori sono davvero in gamba in questo campo e confezionano un altro film che intrattiene con grande piacere: la prima ampia parte vola veloce tra dialoghi divertentissimi e intelligenti e promesse mai mantenute. La coppia dietro la macchina da presa e quella davanti all’obiettivo sembrano aver vissuto aspettando la buona occasione e il risultato non si fa aspettare. Anche perché la commedia francese sa affrontare per tradizione con piacevole (o incosciente) leggerezza argomenti. È la loro specialità. Bravi anche nel costruire le sequenze importanti della trama: quando per esempio devono prendere un volo che terrorizza Arthur – con il tapis roulant che li allontana come un distacco solo apparente, mentre César lo ripercorre all’incontrario – o nel momento drammatico del discorso funebre, unica situazione realmente emozionante, anche se convenzionale. Il resto è una serie di gags e di contrattempi comici, molto bene orchestrati e ottimamente resi sullo schermo dai due attori, Fabrice Luchini e Patrick Bruel, in eccellente forma. Bravi davvero tutti e quattro, anche se, sia chiaro, non siamo ai livelli del molto più riuscito, perché veramente irresistibile, Cena tra amici (che ha il gran pregio di non perdere mai il ritmo).






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