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Il nome della rosa (1986)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 18 dic 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 14 ott

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Il nome della rosa

(Der Name der Rose) Italia, Germania, Francia 1986 thriller 2h10'


Regia: Jean-Jacques Annaud

Soggetto: Umberto Eco

Sceneggiatura: Andrew Birkin, Gérard Brach, Howard Franklin, Alain Godard

Fotografia: Tonino Delli Colli

Montaggio: Jane Seitz

Musiche: James Horner

Scenografia: Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo

Costumi: Gabriella Pescucci


Sean Connery: Guglielmo da Baskerville

Christian Slater: Adso da Melk

F. Murray Abraham: Bernardo Gui

Fëdor Fëdorovič Šaljapin: Jorge da Burgos

Michael Lonsdale: l'abate Abbone

Elya Baskin: Severino, l'erborista

Volker Prechtel: Malachia, il bibliotecario

Valentina Vargas: fanciulla senza nome

William Hickey: Ubertino da Casale

Michael Habeck: Berengario

Urs Althaus: Venanzio

Ron Perlman: Salvatore

Leopoldo Trieste: Michele da Cesena


TRAMA: Nell'autunno del 1327 giunge in un maestoso monastero italiano il francescano Guglielmo di Baskerville con il novizio Adso per un incontro tra domenicani, francescani e delegati papali. Morti misteriose si succedono e le indagini di Guglielmo vengono ostacolate. Il delegato papale procede con metodo inquisitorio: eresia e omicidio per lui si identificano, ma la soluzione sta da un'altra parte.


Voto 7


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Nell’Italia del 1327, l'epoca oscura del Medioevo sta gradualmente volgendo al termine. Il risultato sono dispute religiose e lotte di potere. Dopo un aspro dibattito tra l'Ordine Francescano e il Vaticano, il sacerdote francescano inglese Guglielmo da Baskerville si reca sulle Alpi Liguri con il giovanissimo novizio Adson. Lì dovrebbe interpretare il ruolo di mediatore in una riunione delle fazioni opposte in una remota abbazia benedettina. Tuttavia, la prima conferenza è oscurata dalla misteriosa morte di un frate benedettino. Mentre Guglielmo, famoso per il suo ingegno, traccia mentalmente il corso del caso, tutta una serie di sinistri casi di omicidio si verificano nel monastero. Un traduttore viene trovato in un calderone pieno di sangue di maiale, il corpo di un assistente della biblioteca viene trovato in una vasca da bagno piena. Per i monaci spaventati, non c'è dubbio che gli eventi siano i primi segni dell'apocalisse. Guglielmo, d'altra parte, sospetta che non sia l'ira di Dio dietro i bizzarri omicidi, ma una mente diabolicamente malata e interessato perpetratore di delitti curiosi.


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Inevitabile, a questo punto, che gli eventi chiamino l'Inquisizione papale sulla scena. Il Grande Inquisitore Bernardo Gui – (il bravissimo F. Murray Abraham, appena reduce del fantastico Amadeus) - acerrimo nemico dell’opposto pensatore progressista Guglielmo, vede il diavolo all'opera nell'abbazia. Identifica rapidamente diversi colpevoli, tra cui una bella ragazza selvaggia di cui il giovane Adson si è nel frattempo innamorato. Mentre Gui vuole bandire il male attraverso la tortura e i roghi delle streghe, Guglielmo e Adson continuano a ricercare instancabilmente e si avvicinano all'oscuro segreto del monastero a poco a poco.


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È un romanzo conosciuto in tutto il mondo ma è anche un film non perfetto, prendendo comunque un posto nel cuore di molti così come è stato per il bellissimo e affascinante libro di Umberto Eco. Jean-Jacques Annaud è ben conosciuto per la ridondanza delle sue scene ma anche per la passione che ci mette, gli intenti spesso naturalistici. Qui sicuramente raggiunge il suo apice, creando molto bene un’atmosfera degna di un film a cavallo tra il thriller, il gotico e il racconto storico e, perché no, il romanzo di formazione allorquando vediamo che il giovane discepolo Adso, con le sembianze del giovane Christian Slater, cerca di imparare e crescere sotto l’ala protettiva di un gigantesco Guglielmo da Baskerville.


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In tanti conosciamo bene il romanzo e il film ma ogni volta che lo si guarda se ne rimane sempre affascinati. Merito sia dello scrittore, quindi del misterioso sviluppo del soggetto, in parte anche del regista. Quello che veramente seduce è comunque l’atmosfera che regna, in cui imperatore assoluto è Sean Connery con un ruolo a lui congeniale, che sa affrontare nel migliore dei modi: personaggio coraggioso davanti alle velate minacce dei suoi superiori, dalla logica deduttiva implacabile, perfino disubbidiente, nonostante i principi che deve rispettare, nei momenti in cui serve esserlo. Lo sguardo curioso e brillante di Adso è un’altra caratteristica del film, ma Guglielmo conquista la scena di prepotenza.


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Inevitabile però una riflessione: il tentativo di riportare sullo schermo il fascino letterario di una storia che fa venire in mente Sherlock Holmes (l'arguzia e il metodo di Guglielmo non sono proprie dell’investigatore londinese? e poi, Adso non ci ricorda pur se sotto spoglie giovanili il mitico dottor Watson?) non riesce appieno e ringraziamo sempre l’interpretazione intensa di Connery e il suo carisma che tengono in piedi tutto il film. Perché, come gli succede frequentemente, Jean-Jacques Annaud sembra che stia girando ogni volta il capolavoro dell’anno ma si ferma sempre qualche passo prima.

Buonissimo, anche per il cast tecnico di primissimo livello, ma non eccelso.


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Riconoscimenti

1987 - Premio César

Miglior film straniero

1987 - David di Donatello

Migliore fotografia

Migliori costumi

Miglior produzione

Migliore scenografia

David René Clair a Jean-Jacques Annaud

Candidatura miglior montaggio

1987 - Nastro d'argento

Migliore fotografia

Migliori costumi

Migliore scenografia

Candidatura miglior attore straniero a Sean Connery

Candidatura miglior produttore




 
 
 

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