Inside Man (2006)
- michemar

- 17 set 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 1 ott

Inside Man
USA 2006 thriller 2h9’
Regia: Spike Lee
Sceneggiatura: Russell Gewirtz
Fotografia: Matthew Libatique
Montaggio: Barry Alexander Brown
Musiche: Terence Blanchard
Scenografia: Wynn Thomas
Costumi: Donna Berwick
Denzel Washington: det. Keith Frazier
Clive Owen: Dalton Russell
Jodie Foster: Madeline White
Christopher Plummer: Arthur Case
Willem Dafoe: cap. John Darius
Chiwetel Ejiofor: det. Bill Mitchell
Kim Director: Stevie / Valerie Keepsake
Carlos Andrés Gómez: Steve / Kenneth Damerjian
James Ransone: Steve-O / Darius Peltz
Bernie Rachelle: Chaim
Ken Leung: Wing
Peter Kybart: sindaco
Peter Gerety: cap. Coghlin
TRAMA: Quattro uomini e una donna travestiti da imbianchini fanno irruzione nella sede centrale della Manhattan Trust prendendo in ostaggio una cinquantina di persone che vengono obbligate a indossare delle tute e delle maschere. Intanto la polizia circonda la banca mentre il detective Keith Frazier è incaricato di negoziare con il capo dei malviventi che ha studiato il piano nei minimi particolari.
Voto 8

“Il mio nome è Dalton Russell. Fate attenzione a quello che dico perché scelgo le mie parole con cura e non mi ripeto mai. Vi ho detto il mio nome, e questo è il Chi. Il Dove lo potremmo anche descrivere come la cella di una prigione, ma c'è una bella differenza fra trovarsi chiusi dentro una cella e trovarsi in prigione. Il Cosa è facile: ho realizzato un piano in questi giorni allo scopo di eseguire la rapina perfetta ad una banca. Che è anche il Quando. Riguardo al Perché: a parte le ovvie motivazioni economiche, è estremamente semplice: perché lo so fare. Ci resta solo il Come da svelare. Ed è qui – il grande Bardo direbbe – che c'è l'intoppo.” Così dice Dalton Russell (un glaciale Clive Owen) l’ideatore della rapina in banca, la Manhattan Trust, di New York, con un messaggio che dimostra l’estrema sicurezza con cui sta operando e che ha anche l’intenzione di lasciare poco spazio alla speranza dei poliziotti appostatisi fuori di poter intervenire. Succede infatti che una banda di quattro uomini e una donna, mascherati e travestiti da imbianchini sono entrati nell’istituto di credito e, dopo aver bloccato le entrate, hanno preso in ostaggio tutti i presenti, personale e clienti. Un piano che pare sin dall’inizio così perfetto che non ha buchi, studiato nei minimi particolari e che pare solo una semplice rapina. Anche Spike Lee ha una sceneggiatura, quella di Russell Gewirtz, che sembra proprio precisa come l’azione che osserviamo: un orologio che non sbaglia i secondi, i cui ticchettii portano il passo studiato del diabolico piano.

Come da schema classico del caper movie, intervengono nella trama, oltre agli essenziali rapinatori, numerose auto della polizia con tanto di furgone che funziona da centrale operativa e l’immancabile detective Keith Frazier (Denzel Washington, attore di riferimento del cinema del regista), che prende in mano la situazione e che si rivelerà personaggio importante per lo sviluppo dei fatti. Ed invece non è la solita e semplice rapina che tutti pensano perché nelle cassette di sicurezza c’è un contenuto che deve rimanere segreto e che non deve andare assolutamente nelle mani di estranei. Quell’oggetto è forse il vero obiettivo dei criminali? Oppure non ne sono al corrente ma in ogni caso causa l’agitazione del presidente della banca Arthur Case (Christopher Plummer)?

In realtà si tratta di documenti scottanti e molti diamanti, più un anello di Cartier, oggetti a cui il presidente tiene come la vita stessa e non solo sua: per questo motivo ingaggia una negoziatrice di ferro dal viso volitivo e dagli occhi taglienti, Madeline White (Jodie Foster), a cui spiega forse non tutto, ma abbastanza per farla intervenire. Questi particolari e l’andamento febbrile delle vicende dimostrano immediatamente che questo film non è il solito thriller, non è la trama classica che abbiamo visto tante volte. Spike Lee ha molti colori nella sua tavolozza e il quadro che ama solitamente dipingere è caratterizzato sempre da altre tonalità, che questa volta si rifanno non solo alla questione razziale ma anche all’11 settembre – che resta nel cinema come nella società americana una ferita aperta – a cui aggiunge il fattore di uno dei peggiori crimini storici: la Shoah.

Qui non si tratta della normale rapina in banca come poteva sembrare, qui sono in gioco diversi problemi che normalmente non vengono toccati dal sottogenere e che non riguarda solo una gang di ladri ed è per questo che il film prende una strada narrativa tutta particolare. Il ritmo non conosce soste, i dialoghi sono frenetici, i personaggi sono descritti caratterialmente con dovizia. E se Dalton Russell è la mente del piano, Arthur Case il fulcro della reazione. Personaggio freddo e calcolatore, ha il portamento di un generale di ferro che sa sedurre e ingannare, dando la possibilità a Christopher Plummer di sfornare l’ennesima interpretazione a lui congeniale, sempre a cavallo tra poter essere un nazista o un ebreo in cerca di esiziale vendetta. Intorno, chiusi in banca e vestiti come i rapinatori, vari personaggi minori che di volta in volta sembrano (è il dilemma con cui Lee ci fa soggiogare) importanti: un impiegato indiano che viene sospettato e malmenato perché sembra un arabo; un poliziotto di quartiere che ha rischiato di essere accoppato da un ragazzino, ma non uno qualsiasi, un ragazzino nero (ecco gli argomenti del regista); lo stesso Keith Frazier sospettato di corruzione… L’obiettivo della macchina passa da un personaggio all’altro e la trama si allarga. E intanto la Madeline White, gelida quanto il suo mandante e senza scrupoli, opera per raggiungere lo scopo per cui è stata ingaggiata, mentre le operazioni di polizia temporeggiano.

Tutto sembra continuamente rimesso in gioco, ogni sequenza smentisce le precedenti attraverso lo scompaginamento del livello temporale e narrativo, fino a quando tutti i pezzi vengono incasellati al loro logico posto. Quando finalmente il puzzle si compone e diventa leggibile la verità che viene a galla è davvero sorprendente. Un film studiato, scritto e girato come il perfetto piano della rapina, con cui Spike Lee ha raggiunto uno dei suoi apici, in cui si è perfino cimentato con alcune citazioni che non possono sfuggire: un garzone che consegna le pizze (con lo stesso attore di Quel pomeriggio di un giorno da cani), il cartone delle pizze con la scritta ‘Sal’s’ di Fa’ la cosa giusta, frasi di Serpico e Il padrino.
La regia di Spike Lee è straordinaria, per un film memorabile di altissima tensione, e attori di un cast eccellente che non deludono le attese. Forse su tutti Denzel Washington e Jodie Foster: uno alto e grosso che riempie lo schermo, l’altra minuta che lo domina.





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