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Joker: Folie à Deux (2024)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 7 lug
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 9 ago

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Joker: Folie à Deux

USA, Canada 2024 dramma musicale 2h18’

 

Regia: Todd Phillips

Soggetto: Bob Kane, Bill Finger, Jerry Robinson, Paul Dini, Bruce Timm (personaggi della DC Comics)

Sceneggiatura: Todd Phillips, Scott Silver

Fotografia: Lawrence Sher

Montaggio: Jeff Groth

Musiche: Hildur Guðnadóttir

Scenografia: Mark Friedberg

Costumi: Arianne Phillips

 

Joaquin Phoenix: Arthur Fleck / Joker

Lady Gaga: Harleen “Lee” Quinzel / Harley Quinn

Brendan Gleeson: Jackie Sullivan

Catherine Keener: avv. Maryanne Stewart

Bill Smitrovich: giudice Herman Rothwax

Zazie Beetz: Sophie Dumond

Steve Coogan: Paddy Meyers

Harry Lawtey: Harvey Dent

Leigh Gill: Gary Puddles

Sharon Washington: Debra Kane

Ken Leung: dott. Victor Liu

Jacob Lofland: Ricky Meline

Alfred Rubin Thompson: Ernie Bullock

 

TRAMA: Il comico fallito Arthur Fleck incontra l’amore della sua vita, Harley Quinn, durante la sua permanenza all’Ospedale Psichiatrico Arkham, dopo l’assassinio in diretta televisiva dello showman Murray Franklin. In vicinanza del loro rilascio, la coppia si imbarca in una romantica e straniante disavventura.

 

VOTO 5


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I sequel. I pochi che mi seguono sanno bene come la penso in merito. Senza scomodare autentici meravigliosi seguiti di film di successo (Alien, i Batman di Nolan e pochi alcuni altri), il resto è un’accozzaglia di pellicole girate per sfruttare la buona onda da surfare dopo il primo step e sperare che i produttori siano d’accordo a continuare, dando lavoro al regista che si ripropone, gli attori protagonisti e le maestranze pronte ad imbarcarsi nella nuova avventura. Con gli stessi propositi di chi organizza i talkshow televisivi in cui tutti urlano e lo spettatore si incanta a guardarli, ammesso che capisca ciò che dicono. Il Joker di Todd Phillips fu una vera e bella sorpresa, maggiorata dall’esibizione performante di un Joaquin Phoenix in forma smagliante che seppe dare un’impronta personale al personaggio DC Comics. Che risultato sarebbe stato se fosse rimasto figlio unico di madre vedova? Ce lo ricordiamo ancora con piacere ed invece quel successo ha indotto il regista a soddisfare l’acquolina in bocca ed eccomi qui a parlare di un film che nulla ha aggiunto alla mia cultura, se non l’invettiva contro i sequel.



Si inizia con un cortometraggio animato intitolato Io e la mia ombra, in cui Joker viene importunato dalla sua ombra, che si comporta in modo violento e prende il suo posto per esibirsi in un numero musicale per uno show televisivo, che poi si fonde di nuovo con lui prima che arrivino tre agenti di polizia che lo aggrediscono. Il film vero e proprio ha quindi inizio con la tecnica della assolvenza (il cosiddetto fade-in) lungo il corridoio del manicomio/carcere in cui Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) è detenuto e curato in attesa di giudizio, dove si stabilirà, come cerca di ottenere la sua avvocata Maryanne Stewart (Catherine Keener), se il soggetto è affetto da disturbo dissociativo dell’identità e se quindi la sua personalità alternativa di Joker sia il vero responsabile dei crimini. E ciò lo porterebbe lontano dalla sedia elettrica quale autore dei delitti. Lì ha modo di conoscere una paziente, Harley Quinn (Lady Gaga) e tra i due esplode un amore viscerale, svolta che dà al film l’impronta di mélo musicale, perché i due spesso esprimono i propri stati d’animo e i sentimenti che provano con brani molto noti nella storia della musica.



Eccoci allora al titolo: Folie à deux, dove il numero chiarisce subito la relazione tra il protagonista e la sua fan, che – si badi bene, come si scoprirà in seguito - si è fatta rinchiudere giusto lì per incontrarlo e vivere una travolgente storia d’amore. Se fosse solo questo, il film rischierebbe di restare intrappolato nei confini di generi già noti come il prison movie, il musical, il legal movie e il melodramma. Ma succede molto altro. Anzi, un altro.



Esiste un elemento ulteriore e nascosto che si rivela progressivamente: l’ombra, tema centrale già introdotto dal cartone animato iniziale, è il doppio della personalità di Joker, come se, nelle intenzioni appunto dell’avvocata, sia un altro a compiere i crimini. Un altro, un secondo, un 2: questo doppio gioco si ritrova cioè nella relazione tra Arthur e Joker, dove il confine tra maschera e identità si dissolve, lasciando però unicamente Arthur solo e disperato. E ci sono scene, da solo o sotto accusa da parte dei carcerieri, in cui se ne rende conto, poverino. Non ultimo, il numero è anche la numerazione del sequel, in cui si vuol osservare il personaggio che si rielabora. Tra l’altro, con la sua risata spastica - caratteristica rimasta impressa dal primo film, ma qui sprecata anche inutilmente e fuori ritmo - innesca il folle gioco a due: quello fra il personaggio e la sua immagine. Fra il clown che non fa ridere e l’uomo che ride anche quando non vorrebbe e non dovrebbe, soprattutto perché non c’è nulla da ridere.



Specialmente con le continue richieste di barzellette che i secondini, a cominciare dal capo Kackie Sullivan (Brendan Gleeson), rivolgono a lui, che invece non ha più voglia, ma si ferma sempre per sentirne un’altra da altri detenuti. Nel frattempo, ci si accorge che l’ombra/Joker voglia farsi spazio, invadere il terreno dell’uomo e prenderne posto. “Non ci resta niente. Non abbiamo niente. Avevamo solo la fantasia”, gli dice.



La vera novità di questo film è lo spiazzante finale, in cui – a parte l’inammissibile autodifesa in tribunale, per giunta vestito e truccato come Joker – il personaggio si sdoppia per davvero e lì l’uomo intuisce che per evitare di andare “a friggere” sulla sedia elettrica, come gli preannuncia un detenuto, deve allontanare da sé il pericoloso coinquilino della mente. Lui torna Arthur, deludendo profondamente la donna che lo amava e che ora lo abbandona, non essendo più l’essere che ammirava. In quella veste più umana gli capita di cadere nella trappola organizzata ai suoi danni nel corridoio dell’istituto, mentre per le strade il popolo invasato lo acclama. Chissà ora chi è veramente il villain: ancora lui o la nuova arrivata Lee?



La mia prima visione mi ha deluso parecchio ed il giudizio sintetico del voto lo esprime ampiamente, ma ciò non esclude che un domani accetti di cambiare idea. Ma resta che trovo il film un oggetto inutile che ha rovinato il bel ricordo precedente. Inoltre, è necessario mettere nel preventivo di adeguarsi alle tante canzoni cantate, ovviamente, bene da lei, così così da lui, ma questo è normale. Brani sono scelti con cura a seconda del contenuto del testo (americano, ovvio, vedere Ne me quitte pas di Jacques Brel, per esempio, adeguato a “se tu mi lasci”) nell’ambito del contesto della trama in quel momento.



Le interpretazioni sono all’altezza delle attese, diciamo migliori del film, anche se in qualche tratto sopra le righe. Joaquin Phoenix è formidabile e, scavato ancor più nel fisico, oltre che nella mente prosciugata, sembra ancor più invasato, quasi un esorcizzato costretto dalla sofferenza psichica al digiuno. Le risate, a volte, sono fuori contesto, però. Lady Gaga ormai la guardiamo come una vera attrice, brava nello spogliarsi dalla diva che è, anche acqua e sapone, una donna che ha saputo fare della propria mediocrità fisica una bellezza che strega. La sorpresa è trovare una invecchiata (il tempo passa…) ed esperta attrice come Catherine Keener ed un Brendan Gleeson a fare la parte dello stronzo, anche se in fondo, a volte, pare voler bene a quell’essere sofferente che si trascina un doppio dentro e fuori. Un riaffaccio, Zazie Beetz ed una new entry, un cinico Steve Coogan, ma entrambi per pochi minuti.



La regia sa ciò che cerca e conosce bene l’attore e il background del personaggio, per cui, con il sicuro e notevole contributo dell’attore protagonista, Todd Phillips conduce in porto con sicurezza l’idea di partenza. E come nel caso precedente, “sporca” il film con un senso di disordine sociale che già c’era e che qui conferma come fotografia dei tempi attuali confusi ed eccessivi, che sono anche spettacolari nel negativo. Ma non trovo passione, e se c’è è di plastica. Ed io sono rimasto insensibile, a tratti annoiato.



Riconoscimenti (?)

Razzie Award 2024

Peggior coppia a Joaquin Phoenix e Lady Gaga

Peggior prequel, remake, rip-off o sequel

e 5 candidature



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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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