Kill Bill: Volume 1 (2003)
- michemar

- 28 nov
- Tempo di lettura: 3 min

Kill Bill: Volume 1
(Kill Bill: Vol. 1) USA 2003 azione/thriller 1h51’
Regia: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Fotografia: Robert Richardson
Montaggio: Sally Menke
Musiche: RZA
Scenografia: David Wasco, Yōhei Taneda
Costumi: Catherine Marie Thomas, Kumiko Ogawa
Uma Thurman: La Sposa / Black Mamba
Lucy Liu: O-Ren Ishii / Mocassino acquatico
Vivica A. Fox: Vernita Green / Testa di rame
Daryl Hannah: Elle Driver / Serpente montano della California
David Carradine: Bill
Michael Madsen: Budd / Sidewinder
Julie Dreyfus: Sofie Fatale
Chiaki Kuriyama: Gogo Yubari
Sonny Chiba: Hattori Hanzō
Gordon Liu: Johnny Mo
Michael Parks: Earl McGraw
Michael Bowen: Buck
James Parks: Edgar McGraw
Ambrosia Kelley: Nikki Bell
TRAMA: La gang di Bill, un boss della mala, fa irruzione nella chiesa dove si sta celebrando il matrimonio della spietata killer Black Mamba, che aspetta un bambino ed è decisa a ritirarsi dalla professione. Il bilancio dell’agguato è di quattro vittime, con la sposa - colpita alla testa da una pallottola - agonizzante ai piedi dell’altare. Uscita dal coma dopo quattro anni, Black Mamba diventa semplicemente “la Sposa” ed è disposta a tutto pur di vendicarsi. Indossata la mitica tuta gialla di Bruce Lee e armata di katana, si mette alla ricerca di Bill e dei suoi sicari, tre donne e un uomo che si fanno chiamare “Deadly Viper Assassination Squad”.
VOTO 7

Chi legge da tempo i miei modesti scritti sui film, sa bene quanto questo tipo di cinema sia lontano dalle mie passioni; quindi, mi limito solo a qualche riflessione che sia sufficiente ad inquadrare il fortunatissimo lavoro del regista di Knoxville, Tennessee.

Quentin Tarantino, in questa prima parte, che si conclude e interrompe bruscamente la narrazione (ahahahi, cosa si fa per raddoppiare gli incassi!), mette in mostra tutte le sue ossessioni, senza pudore. Kung-fu, samurai, spaghetti western, donne guerriere e sangue a fiotti: ogni feticcio trova spazio in un film che è insieme indecente e irresistibile. Non importa se qualcuno lo accuserà di saccheggiare la cultura pop degli anni Settanta, che lui, tra l’altro, ama: il risultato è un’opera che diverte, sorprende e colpisce per la sua bellezza sporca e pericolosa. Lui riesce a trasformare il profano in sacro, riportando al cinema il brivido del peccato, quella sensazione di qualcosa di sporco e proibito che diventa delizioso.

La protagonista, Uma Thurman, è una forza di potenza. La sua Sposa, tradita e massacrata al proprio matrimonio, si risveglia dopo quattro anni di coma con un solo obiettivo: vendetta. Bill (David Carradine) e la sua squadra di assassine hanno distrutto la sua vita e ora lei è pronta a distruggere la loro. Tarantino costruisce ogni scena con uno stile diverso, passando da duelli domestici ai viaggi in Giappone, dove la Sposa incontra Hattori Hanzo, maestro di spade interpretato da Sonny Chiba. La sequenza anime che racconta l’ascesa criminale di O-Ren Ishii è un colpo di genio visivo, ma è solo il preludio alla battaglia epica alla Casa delle Foglie Blu, un massacro coreografato con precisione maniacale.

Il film non è solo un esercizio di violenza. Tarantino inserisce momenti di realtà cruda, come quando la Sposa affronta Vernita Green (Vivica A. Fox) davanti alla figlia: la vendetta ha conseguenze e il film non lo dimentica. È questo peso drammatico che impedisce al film di scivolare nel puro gioco citazionista. La lotta finale tra la Sposa e O-Ren, girata nella neve, ha una grazia rituale che contrasta con il sangue versato: il rosso sul bianco è un classico. Lucy Liu sorprende con intensità, mentre Chiaki Kuriyama e Julie Dreyfus aggiungono colore e follia. Ma è Uma Thurman a dominare: una dea guerriera che porta onore e umanità dentro un mondo di ultraviolenza.

Quentin Tarantino, dopo anni di silenzio, sceglie di tornare con un film che è un bacio appassionato al cinema di arti marziali. Abbandona i dialoghi brillanti per dimostrare di saper orchestrare pura azione, e lo fa con arroganza e talento. La colonna sonora, che spazia da Nancy Sinatra a RZA, amplifica il ritmo e la follia. È un film che vive di eccessi, ma che riesce a essere quasi all’altezza della smisurata fiducia che il suo regista ripone in sé stesso. È Tarantino e lo conosciamo tutti: il film è puro exploitation Anni '70, questo è il suo cinema, poco il mio. Tanto che non mi sbilancio più di tanto sul voto del mio giudizio, che - son sicuro - scontenta gli innumerevoli fans adoranti.
(ma in fondo, non ne ho scritto poi tanto male, anzi)


Riconoscimenti
Golden Globe 2004
Candidatura per la migliore attrice in un film drammatico a Uma Thurman
BAFTA 2004
Candidatura miglior attrice protagonista a Uma Thurman
Candidatura miglior colonna sonora
Candidatura miglior montaggio
Candidatura miglior sonoro
Candidatura miglior effetti speciali





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