Kill Bill: Volume 2 (2004)
- michemar

- 28 nov
- Tempo di lettura: 3 min

Kill Bill: Volume 2
(Kill Bill: Vol. 2) USA 2004 azione/thriller 2h14’
Regia: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Fotografia: Robert Richardson
Montaggio: Sally Menke
Musiche: Robert Rodriguez
Scenografia: David Wasco, Jiuping Cao
Costumi: Kumiko Ogawa, Catherine Marie Thomas
Uma Thurman: Beatrix Kiddo / La Sposa / Black Mamba
David Carradine: Bill / Incantatore di serpenti
Michael Madsen: Budd / Sidewinder
Daryl Hannah: Elle Driver / Serpente montano della California
Gordon Liu: Pai Mei
Michael Parks: Esteban Vihaio
Perla Haney-Jardine: B.B. Kiddo
Chris Nelson: Tommy Plympton
Bo Svenson: reverendo Harmony
Jeannie Epper: signora Harmony
Steve Polyi: Tim
Claire Smithies: Clarita
Clark Middleton: Ernie
Laura Cayouette: Rocket
Samuel L. Jackson: Rufus
Larry Bishop: Larry Gomez
Sid Haig: Jay
Helen Kim: Karen
Caitlin Keats: Janeen
TRAMA: La Sposa continua a compiere la sua vendetta: dopo aver ucciso le prime due ex compagne della lista, Vernita Green e O-Ren Ishii, si mette sulle tracce di Elle Driver e di Budd, lasciando per ultimo Bill. Ma la situazione si complica quando la Sposa viene a sapere che sua figlia, che lei pensava morta, è sopravvissuta al massacro della chiesa.
VOTO 7

Come scrivevo nell’articolo relativo alla prima parte di questo film spezzato in due, chi legge da tempo i miei modesti scritti sui film, sa bene quanto questo tipo di cinema sia lontano dalle mie passioni; quindi, mi limito solo a qualche riflessione che sia sufficiente ad inquadrare il fortunatissimo lavoro del regista di Knoxville, Tennessee.

Nella didascalia iniziale si possono già leggere gli intenti della potente protagonista: “Ho ucciso tante persone per arrivare fin qui. Ma ne devo uccidere ancora una. L’ultima. Quella da cui sto andando ora: la sola rimasta in vita. E quando sarò arrivata a destinazione, io ucciderò Bill!” quindi nessuna persona può essere in grado di fermarla. Vediamo cosa succede, quindi, nel secondo volume, a dirla con la scelta dell’autore.

Quentin Tarantino non si limita a proseguire la storia lì iniziata: con il secondo capitolo la porta a compimento, trasformando la vendetta della Sposa in un viaggio che mescola azione brutale e dialoghi taglienti. Uma Thurman non viene crocifissa, ma il suo corpo e la sua anima vengono messi alla prova in un percorso che è tanto fisico quanto emotivo. Il film è un gauntlet, un guanto di sfida di violenza e parole, un mix che riesce a far sorridere, tremare e riflettere nello stesso tempo.

Se il primo volume era un’esplosione di arti marziali e sangue, qui Tarantino rallenta il passo e ci regala un mosaico più ampio. Torniamo alla cappella del massacro per vedere cosa è successo prima della tragedia, e finalmente Bill prende forma sullo schermo: David Carradine, che nel primo film era solo una voce, diventa presenza magnetica e sensuale, capace di dominare ogni scena. La sua relazione con la Sposa non è solo odio, ma un legame complesso che rende la vendetta ancora più carica di tensione.

Il film è un mixtape cinematografico: Tarantino campiona kung-fu, samurai, spaghetti western, melodramma hollywoodiano anni ‘40 e li filtra attraverso la sua immaginazione. Il risultato è ossigeno puro per chi ama il cinema di questo tipo, un’opera che non si accontenta di intrattenere ma vuole essere un’esperienza totale. Rispetto al primo capitolo, il secondo scava nelle emozioni, nei rapporti, nelle ferite che non si rimarginano. È qui che la saga trova il suo cuore.

Molti hanno criticato - non solo io, nel mio piccolissimo - la divisione del film in due parti come un trucco commerciale. Ma vista nel suo insieme, la storia della Sposa diventa un’epopea di quattro ore che forse non avrebbe avuto lo stesso impatto se compressa in un unico film, anche per l’attesa che creava il precedente. Tarantino, come un DJ, mescola generi e linguaggi per creare qualcosa di unico: un cinema che respira, che si prende i suoi tempi, che alterna esplosioni di violenza a momenti di pura parola.

Alla fine, non è solo la conclusione di una vendetta. È la dimostrazione che Tarantino sa trasformare il pulp in arte poetica per lo schermo, che può passare dal sangue alla filosofia pop senza perdere ritmo. È un film che chiude il cerchio e che, insieme al primo, diventa un trionfo di libertà creativa. Quella sua, ovviamente, che sta benissimo a chi ama il genere pulp action. Perché se il primo era adrenalina pura, questo è respiro e profondità. Tarantino non si limita a uccidere: ci fa capire perché la Sposa deve farlo, e ci trascina in un viaggio che è tanto vendetta quanto redenzione.

Riconoscimenti
Golden Globe 2005
Candidatura per la migliore attrice in un film drammatico a Uma Thurman
Candidatura per il miglior attore non protagonista a David Carradine





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