L’impero del sole (1987)
- michemar
- 14 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 2 giu 2023

L’impero del sole
(Empire of the Sun) USA 1987 dramma 2h33’
Regia: Steven Spielberg
Soggetto: J.G. Ballard (romanzo)
Sceneggiatura: Tom Stoppard
Fotografia: Allen Daviau
Montaggio: Michael Kahn
Musiche: John Williams
Scenografia: Norman Reynolds
Costumi: Bob Ringwood
Christian Bale: Jamie "Jim" Graham
John Malkovich: Basie
Miranda Richardson: sig.ra Victor
Joe Pantoliano: Frank Demarest
Nigel Havers: dr. Rawlins
Leslie Phillips: Maxton
Masatō Ibu: serg. Nagata
Rupert Frazer: John Graham
Emily Richard: Mary Graham
Peter Gale: sig. Victor
Ben Stiller: Dainty
TRAMA: L'undicenne Jim vive negli agi della colonia inglese di Shanghai. Il suo passatempo preferito è la costruzione di aerei giocattolo. Quando, nel 1941, i giapponesi invadono la città, nella confusione della fuga, Jim viene separato dai suoi genitori. Aggirandosi per le strade di Shanghai, il ragazzo finisce per essere arrestato dagli invasori e chiuso in un campo di concentramento con stranieri di ogni nazionalità. Qui Jim vive gli anni difficili del passaggio dall’infanzia all’adolescenza: suoi modelli sono lo scaltro Basie, ma anche il coraggioso dottor Rawlins.
Voto 7

Nell’anno dell’uscita di Full Metal Jacket (recensione), vero ruvido venefico polemico provocatorio film di guerra, Steven Spielberg – notoriamente amico e ammiratore di Stanley Kubrick – gira un film epico e dal vago sapore di racconto bellico per ragazzi, con le sue implicazioni morali, affettive, psicologiche. Un racconto di formazione che cerca di attenuare gli effetti devastanti della guerra e dei campi di concentramento sulla mente fragile di un ragazzino mediante le amicizie, i sogni e l’adattamento.

Il regista lo sviluppa mostrandoci ciò che succede a latere, durante e in conseguenza, seguendo cioè le orme di uno dei tanti milioni di soggetti che scappano ma che non capiscono, un ragazzo adolescente in particolare, che ci dimostra per l’ennesima volta la stoltezza dell’idea guerresca. E Spielberg lo fa ovviamente alla sua maniera, creando quell’atmosfera da fiaba che ama così tanto, con un ragazzino al centro della storia, Jim, che attraversa mille situazioni e tante avventure che guarda con i suoi occhi innocenti ciò che succede. I suoi occhi sono anche i nostri: dove il regista punta l’obiettivo siamo noi i testimoni degli avvenimenti e soffrendo anche con l’animo semplice del protagonista noi assistiamo e soffriamo. Ci sono come in tutte le fiabe momenti di allegria fugace, di sollevamento dello spirito, e ci sono momenti molto difficili dove l’11enne scende agli inferi della sofferenza.

Non è un film perfetto ma è un film che conquista, seguendo i passi di Jim, separato dai genitori nel caos della fuga e dopo richiuso in un campo di concentramento giapponese. Su e giù sull’altalena delle emozioni, seguiamo le sue avventure, le sue amicizie, ma soprattutto la precoce necessità di imparare la vita a proprie spese. L’adattamento alle varie situazioni sarà la sua ancora di salvezza, diventerà un gioco in cui vincere vorrà dire uscirne sani nel corpo e nello spirito. Sopravvivere.

E siccome si nasce già predisposti a qualche forma di arte, si intuisce subito che questo dotato ragazzino da grande avrebbe fatto molto bene l’attore. E che attore! Lui, a fianco di un collega camaleontico ed esperto come John Malkovic, è Christian Bale, protagonista tutt’oggi di mille avventure.

Riconoscimenti
1988 – Premio Oscar
Candidatura alla miglior scenografia
Candidatura alla migliore fotografia
Candidatura ai miglior costumi
Candidatura al miglior montaggio
Candidatura alla miglior colonna sonora
Candidatura al miglior sonoro
1988 – Golden Globe
Candidatura al miglior film drammatico
Candidatura alla migliore colonna sonora originale
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