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L'ultima missione (2008)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 28 apr 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 25 ago

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L'ultima missione

(MR 73) Francia 2008 noir poliziesco 2h5'


Regia: Olivier Marchal

Sceneggiatura: Olivier Marchal

Fotografia: Denis Rouden

Montaggio: Raphaele Urtin

Musiche: Bruno Coulais

Scenografia: Ambre Fernandez

Costumi: Marie-Laure Lasson


Daniel Auteuil: Louis Schneider

Olivia Bonamy: Justine Maxence

Catherine Marchal: Marie Angéli

Francis Renaud: Kowalski

Gérald Laroche: Georges Matéo

Guy Lecluyse: Jumbo

Philippe Nahon: Charles Subra


TRAMA: Schneider è un poliziotto francese vicino allo zero esistenziale avviato verso la fine di una carriera alla quale non ha più molto da offrire. Nel mezzo di questo declino la vita sembra fornirgli un'occasione di riscatto: la protezione di una donna, Justine, la cui famiglia fu annientata da un serial killer 25 anni prima e che ora è tornato in libertà e purtroppo in azione.


Voto 7


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Il polar nella sua veste più nera possibile. L’artefice è Olivier Marchal, un ex-poliziotto che conosce bene l’ambiente, tanto da completare con questo magnifico film la trilogia iniziata con Gangster e proseguita con 36 Quai des Orfèvres con lo stesso attore – uno straordinario Daniel Auteuil – nei panni di un poliziotto emarginato dall’ambiente e alla più completa deriva esistenziale. La vita di Louis Schneider è ormai un cumulo di macerie, di detriti personali e familiari, di isolamento dal corpo di polizia a cui ha dedicato una vita ma che adesso, come dice la sua collega Marie Angeli (Catherine Marchal), "è solo un uomo a pezzi che noi stiamo seppellendo vivo".


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Noir crepuscolare, cupissimo, piovigginoso e tetro, dove le gocce d’acqua non possono cancellare la sporcizia di questo mondo. È una tragedia del nostro tempo che si barcamena tra abomini di serial killer e manovre losche all’interno delle segrete stanze della polizia: un mondo corrotto e ricattabile pieno di scheletri nell’armadio. L’ultima missione di quell’anti-eroe che è Schneider sarà quindi quella di azzerare tutto, la sua vita e il completo sistema marcio che produce quegli effetti e l’autodistruzione. Stiamo attenti, però: a Marchal non interessa la trama di un film poliziesco, il suo obiettivo è parlare dell’uomo e del mondo, dei fantasmi che ci portiamo dentro.


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Il finale è travolgente, emotivamente e artisticamente, dove il regista riesce perfettamente a mescolare attimi di tragedia conclusiva e flashback della vita felice che ormai fanno parte della memoria. Olivier Marchal ci ha messo sicuramente molto di sé, troppa disperazione personale ma nel film giganteggia un enorme Daniel Auteuil raramente visto così efficacemente coinvolto.



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