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36 Quai des Orfèvres (2004)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 17 ott 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 27 gen 2024


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36 Quai des Orfèvres

Francia 2004 poliziesco/noir 1h51’


Regia: Olivier Marchal

Sceneggiatura: Olivier Marchal, Franck Mancuso, Julien Rappeneau, Dominique Loiseau

Fotografia: Denis Rouden

Montaggio: Hugues Darmois

Musiche: Erwann Kermorvant, Axelle Renoir

Scenografia: Ambre Fernandez

Costumi: Nathalie du Roscoat


Daniel Auteuil: Léo Vrinks

Gérard Depardieu: Dénis Klein

André Dussollier: Robert Mancini

Valeria Golino: Camille Vrinks

Roschdy Zem: Hugo Silien

Daniel Duval: Eddy Valence

Francis Renaud: Titi Brasseur

Anne Consigny: Hélène Klein

Ivan Franek: Bruno Winterstein


TRAMA: Da alcuni mesi alcuni malviventi seminano il terrore a Parigi. Chi riuscirà a sgominare la temibile banda diventerà capo della Polizia Giudiziaria (che ha sede appunto al numero 36 di Quai des Orfèvres). La guerra tra Léo Vrinks, capo della squadra anticrimine e Denis Klein, che dirige la squadra investigativa, è così aperta.


Voto 7

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Il titolo fa riferimento alla questura di Parigi, la stessa di Maigret, ma l’atmosfera qui è un’altra, siamo anzi agli antipodi. Spesso i noir polizieschi hanno spesso il sapore della leggenda, dei poliziotti eroici, altre volte meno, perché invischiati nel fango del sottobosco. Se poi a raccontare la sporcizia sul fondo del barile è un ex poliziotto, il regista Olivier Marchal appunto, fa ancora più impressione. Lui la storia di partenza, che ha creato il soggetto del film, la conosce bene perché era in servizio quando è successa, nel 1985, allorquando il capitano della BRI (Brigata d'intervento rapido) morì in un conflitto a fuoco con una banda di rapinatori a causa dell'improvvido intervento degli uomini di un’altra squadra specialistica, della BRB (Brigata di repressione del banditismo). Facile immaginarsi la rivalità che esisteva tra le due organizzazioni e che aria tirava dopo il grave episodio.

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Si intuisce immediatamente che il film non riguarda i leggendari atti di eroismo dei poliziotti, no, è tutto sporco e sporcato dalla durissima realtà, fatta di rivalità e vendette, di frasi sussurrate, di occhiatacce e sguardi carichi di minacce, di pellacce dure e rancori sopiti. Poca fantasia, tutta realtà. Due attori beniamini del pubblico, due personaggi durissimi: Daniel Auteuil è il capo della squadra anticrimine, Gérard Depardieu lo è dellla squadra investigativa. Il primo tra loro che riuscirà ad acciuffare una gang di spietati banditi avrà il posto di direttore generale della Police Judiciaire, sostituendo André Dussollier. Nessuno dei due si tira indietro, entrambi son pronti a tutto, ma uno, il Dénis Klein di Depardieu, andrebbe anche oltre il lecito. E allora il regista ci fa porre una domanda molto scomoda: qual è il confine tra lecito e illecito, per uno sbirro? Per fotografare queste scomode situazioni, Olivier Marchal non si perde in alcun esercizio di stile e bada alla sostanza, guarda e si ispira al cinema di Michael Mann, ripete una mitica sfida a due e lo adatta al più nero dei polar francesi.

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Allora, ciò che conta solo le facce dei due protagonisti, che si trasformano da quelle che ricordiamo per commedie e simili a espressioni da gangster senza anima. Sono come due animali dominanti che vagano per il bosco fitto ben consapevoli che un giorno si troveranno sullo stesso sentiero, e lo scontro sarà decisivo e finale. Due belve che non possono stare nello stesso posto e la battaglia sarà a tutto campo. Marchal, che si ripeterà magnificamente in L’ultima missione, è un autore che sa benissimo come distribuire i momenti di tensione e il suo senso dell’azione risalta a primo sguardo.

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Film forte, fortissimo, con un finale in crescendo e inevitabile, perché i conti alla fine si saldano. Sempre. Bravi tutti, in questo polar vibrante.


Riconoscimenti

2005 – Premio César

Candidatura miglior film

Candidatura miglior attore protagonista Daniel Auteuil

Candidatura miglior attore non protagonista André Dussollier

Candidatura miglior attrice non protagonista Mylène Demongeot

Candidatura miglior regia


 
 
 

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