L'uomo di neve (2017)
- michemar

- 15 ott 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 18 ott

L'uomo di neve
(The Snowman) UK, USA, Svezia, Cina 2017 thriller 1h59’
Regia: Tomas Alfredson
Soggetto: Jo Nesbø (romanzo)
Sceneggiatura: Hossein Amini, Peter Straughan, Søren Sveistrup
Fotografia: Dion Beebe
Montaggio: Thelma Schoonmaker, Claire Simpson
Musiche: Marco Beltrami
Scenografia: Maria Djurkovic
Costumi: Julian Day
Michael Fassbender: det. Harry Hole
Rebecca Ferguson: Katrine Bratt
Charlotte Gainsbourg: Rakel Fauke
Val Kilmer: Gert Rafto
J.K. Simmons: Arve Støp
David Dencik: Idar Vetlesen
Ronan Vibert: Gunnar Hagen
Toby Jones: Svenson
Chloë Sevigny: Sylvia Ottersen
James D'Arcy: Filip Becker
Jamie Clayton: Edda
Jakob Oftebro: Magnus Skarre
TRAMA: Harry Hole è un detective, con la dipendenza dell'alcol, che indaga su un assassino che firma i suoi omicidi disegnando pupazzi di neve nel momento del delitto. Durante le indagini troverà sulla propria strada Katrine Bratt, una giovane poliziotta decisa a vendicarsi dell'industriale Arve Støp, con cui ha un conto in sospeso. Sullo sfondo la vicenda si intreccia con un caso di molti anni prima, mai del tutto risolto.
Voto 6

Nella glaciale e innevata Norvegia di inizio inverno, Harry Hole, il detective a capo di una squadra anticrimine della stazione locale, deve indagare sulla scomparsa di una donna avvenuta durante la prima nevicata della stagione. Il suo intuito avverte una strana sensazione, sospettando che la sparizione possa essere collegata ad alcuni delitti del passato e che il colpevole sia quindi non occasionale ma un inafferrabile serial killer che ha già colpito altre volte. La sua maggiore paura è che di conseguenza stia pensando di entrare ancora in azione. Con l'aiuto della brillante recluta Katrine Bratt inizia allora a studiare altri casi simili (il killer lascia sempre un oggetto della vittima su un pupazzo di neve) avvenuti decenni prima con la speranza di trovare collegamenti utili a prevenire le successive mosse dell'assassino. Una cosa in comune pare leghi i vari casi: gli omicidi seriali riguardano madri fedifraghe. Indagando e studiando con attenzione la situazione attuale e i vecchi omicidi avanza a grandi passi l’ipotesi che il male è pronto ad agire prima della successiva nevicata ed è molto più vicino a lui di quanto si sarebbe mai immaginato.

Interessante è come l’autore del romanzo presenta il protagonista, descrivendolo così: “Non si tratta di un personaggio per nulla simpatico. Laconico, diffidente e introverso, non è di certo simpatico come alcuni suoi illustri predecessori letterali, da un punto di vista personale ha molte ombre alle spalle ma è un poliziotto molto intrepido, scrupoloso e completo. Alcolizzato, inaffidabile e disorganizzato, ha un'innata capacità nel cacciarsi nei guai ma ha anche un forte sesto senso e una creatività che lo aiutano sul campo. Non si ferma davanti a nulla e ha come obiettivo quello di assicurare sempre i colpevoli alla giustizia. Crede nel modello democratico scandinavo e nella legge ma allo stesso tempo non si sente a casa nel suo Paese. Si preoccupa per chi gli sta vicino ma non vuole che nessuno si leghi a lui. Ama le donne, soprattutto una, ma cerca di abituarsi alla solitudine. Non ama molto l'azione, preferisce riflettere ma si ritrova spesso in situazioni pericolose e difficili. Lo si può definire un antieroe, un personaggio impossibile. Per tale ragione, tuttavia, è impossibile non farselo piacere. L'uomo di neve, poi, ha un elemento che tutti gli altri romanzi di Hole non hanno: l'horror”.

Snømannen è il soggetto da cui è stato tratto questo film ed è un romanzo giallo dello scrittore norvegese Jo Nesbø, pubblicato in Norvegia nel 2007, il settimo della serie Harry Hole, che prende il nome dal suo stesso protagonista. Michael Fassbender si muove a suo agio nell’ambientazione creata dal regista ma qualcosa non è andata, da punto di vista artistico, bene come si potesse sperare. Inizialmente l'adattamento cinematografico doveva essere diretto da Martin Scorsese, per cui avremmo avuto senza dubbio un altro risultato finale, ed invece la regia venne infine affidata allo svedese Tomas Alfredson, mentre l’americano rimase legato al progetto come produttore esecutivo, tanto che il montaggio dei primi minuti è firmato addirittura dalla sua fidata, e già premiata con l’Oscar, Thelma Schoonmaker.

La delusione del giudizio finale viene anche dal fatto che da Tomas Alfredson, già eccellente autore di due film “freddi” come l’altrettanto innevato (e bellissimo) Lasciami entrare e il meraviglioso (ma freddo solo per il clima creato ad arte da John le Carré) La talpa, ci si attendeva qualcosa di buono visti i precedenti, ma evidentemente non tutto è filato liscio sin dalla gestazione del film, prima risultato lunghissimo e poi rilavorato nella fase di un montaggio corretto più volte: un thriller nel thriller, verrebbe da dire. A dir la verità, le critiche severe della stampa specializzata le ho trovate eccessive e il film non mi è dispiaciuto. Certo, si ha la netta impressione che in mano ad un regista più adatto al thriller sarebbe stato un altro prodotto, ma sostanzialmente mi ha saputo strappare la sufficienza anche se non piena.

Buone entrambe le interpretazioni di Michael Fassbender e della bella Rebecca Ferguson, mentre la presenza sempre enigmatica della brava Charlotte Gainsbourg si rivela adatta alla trama, nell’ambito di un ottimo cast di nomi illustri.






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