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Lasciami entrare (2008)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 19 ago 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 13 mag 2023


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Lasciami entrare

(Låt den rätte komma in) Svezia 2008 horror 1h54’


Regia: Tomas Alfredson

Soggetto: John Ajvide Lindqvist

Sceneggiatura: John Ajvide Lindqvist

Fotografia: Hoyte van Hoytema

Montaggio: Tomas Alfredson, Daniel Jonsäter

Musiche: Johan Söderqvist

Scenografia: Eva Norén

Costumi: Maria Strid


Kåre Hedebrant: Oskar

Lina Leandersson: Eli

Per Ragnar: Håkan

Henrik Dahl: Erik

Karin Bergquist: Yvonne

Peter Carlberg: Lacke

Ika Nord: Virginia

Mikael Rahm: Jocke

Patrik Rydmark: Conny

Karl-Robert Lindgren: Gosta

Anders T. Peedu: Morgan

Mikael Erhardsson: Martin

Pale Olofsson: Larry

Johan Somnes: Andreas


TRAMA: ‎Oskar, un bambino di 12 anni vittima di bullismo, sogna vendetta. Si innamora di Eli, una ragazza particolare che non sopporta il sole e certi cibi e per entrare in una stanza ha bisogno di essere invitata. Eli dà a Oskar la forza di reagire, il quale quando si rende conto che la ragazzina ha bisogno di bere il sangue degli altri per vivere si trova di fronte a una scelta. Quanto può perdonare l'amore?


Voto 7,5

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Oskar è un bambino fragile e ansioso che vive nei sobborghi operai di Stoccolma e che viene regolarmente schiacciato dai compagni di classe. Il suo desiderio di trovare un compagno vero e leale si realizza quando nella casa a fianco arriva Eli, una sua coetanea piuttosto strana: pallida e seria, esce solo di notte e sembra non soffrire il freddo. Stranamente però l'arrivo di Eli coincide con una serie di morti misteriose: un uomo viene trovato appeso a un albero, un altro in un lago e una donna viene morsa sul collo... Intanto tra i due ragazzini è fiorita una vera amicizia e Oskar sembra aver trovato la forza di reagire alle angherie. Tuttavia inizia a capire quale sia la vera natura di Eli e intuisce che la sua amica dovrà presto abbandonarlo.

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Il regista di uno dei miei film preferiti (La talpa), Tomas Alfredson, esordisce con un horror di grande classe riguardante l’età adolescenziale, dove due ragazzini, Oskar e Eli, appunto, stabiliscono una vera amicizia che ha il forte sapore dell’affetto. Quasi un precoce innamoramento, che, data la particolarità della femminuccia, prende una deviazione inaspettata.

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Tratto dall'omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvist, qui anche autore della sceneggiatura, il film è ambientato nei primi anni 80 nel quartiere di Blackeberg a Stoccolma, durante un inverno particolarmente rigido. Se inizialmente ha la forma di un breve racconto di formazione, ben presto assume invece le vesti di un mélo che svela le titubanze e le scoperte dell’adolescenza ma in forma di horror raffinato, in cui il regista ha dato voce e corpo alla rabbia vendicativa di tanti bambini vittime di soprusi, come il bullismo, ma anche al lato animalesco, che troppo spesso viene represso e rifiutato. Però, attenzione: l’apprezzato Alfredson, nonostante la durezza dell’opera, ha sempre voluto precisare che la considera soprattutto una storia molto romantica, in cui, non a caso, nella colonna sonora ha privilegiato brani dolci e ha preferito lasciare la società sullo sfondo. Tanto che nella maggior parte del film, sullo schermo si vedono solo i due protagonisti.

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È difficile trovare molti paragoni ad un film di questo tipo, che spesso invece diventano facilmente horror stereotipati: qui si mescolano solitudine e pulsioni giovanili, violenza improvvisa fino ad un secondo prima nascosta e delicatezza degli sguardi innocenti, tenerezza e crudeltà. È proprio in questo difficile equilibrio che il regista riesce a compiere un piccolo miracolo di cinema senza mai far esplodere la recitazione, che è fortemente caratterizzata dalla interpretazione in sottrazione dei due bravissimi giovanissimi attori. Kåre Hedebrant e Lina Leandersson paiono goffi ed invece sono efficacissimi nel loro modo di rapportarsi, anche quando parlano poco, perché dopo le prime frequentazioni e man mano che Oskar comincia ad intuire la vera personalità di Eli, egli si avvicina ancor di più all’altra e ne razionalizza il comportamento. Mentre lei assume atteggiamenti da adulta, dimostrando che l’apparenza inganna la sua reale età.

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Il film è inquietante il giusto senza mai esagerare e lo dimostra la mano delicata del regista che ha scelto la strada di non insistere mai sui dettagli sanguinari, né fa uso di convenzioni horror come le impennate di volume (come fanno in tanti) e anzi preferisce tenere la scena più forte del film interamente fuoricampo, spingendosi fino a renderne ovattati i suoni. Per questo è un film vedibile senza spaventarsi, tenendosi (questo sì, è un altro enorme pregio) lontano mille miglia dai classici film di vampiri e tanto più dalla moda dei vari Twilight che tanto successo hanno riscosso tra i giovani. E chissà, forse per questo il film è rimasto riservato ai non moltissimi spettatori che lo conoscono e che lo apprezzano. Perché questo è davvero un gioiellino imperdibile. Che quando finisce pare stia per ricominciare, pur se chiuso in un baule.

Due anni dopo Matt Reeves (Cloverfield) ne ha rifatto un instant remake per gli USA, Bloody Story, ma non è la stessa cosa.

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Riconoscimenti

75 premi e 58 candidature in tutto il mondo tra cui

Tribeca Film Festival 2008

Miglior film


 
 
 

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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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