La ragazza del treno (2016)
- michemar

- 19 dic 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 8 giu 2023

La ragazza del treno
(The Girl on the Train) USA 2016 thriller 1h52’
Regia: Tate Taylor
Soggetto: Paula Hawkins (romanzo)
Sceneggiatura: Erin Cressida Wilson
Fotografia: Charlotte Bruus Christensen
Montaggio: Andrew Buckland, Michael McCusker
Musiche: Danny Elfman
Scenografia: Kevin Thompson, Deborah Jensen
Costumi: Michelle Matland, Ann Roth
Emily Blunt: Rachel Watson
Haley Bennett: Megan Hipwell
Rebecca Ferguson: Anna Boyd
Justin Theroux: Tom Watson
Luke Evans: Scott Hipwell
Allison Janney: serg. Riley
Édgar Ramírez: dott. Kamal Abdic
Lisa Kudrow: Martha
Laura Prepon: Cathy
TRAMA: Rachel è una donna in grave crisi: divorziata, ancora innamorata del marito nonostante questi abbia una nuova famiglia, trova rifugio solo nell'alcol. Durante i suoi viaggi in treno per andare al lavoro osserva dal finestrino una coppia di giovani e comincia a immedesimarsi nella ragazza, Megan, bella e piena di vita. Quando scopre che questa ha una relazione con un altro uomo, rivive il proprio trauma una seconda volta e perde il controllo. Quando si sveglia e scopre che Megan è scomparsa non riesce a ricordare se è stata testimone oppure protagonista della sua sparizione.
Voto 6,5

Occasione quasi mancata per quello che si poteva ricavare appieno dal primo vero romanzo della giornalista Paula Hawkins: Tate Taylor, già affermatosi con il simpatico The Help, si dimostra purtroppo tenero e poco incisivo anche se con un buon materiale tra le mani. La ragazza sul treno, titolo originale senz’altro più appropriato dato il contenuto del racconto, è un thriller prima di tutto psicologico, anzi direi patologico, che nel finale si tinge di tragedia e quindi assume le sembianze di un vero e proprio thriller.

È un giallo tutto al femminile, dove appunto i maschi fanno quasi da contorno e vede al centro della storia Rachel, una giovane donna rimasta sola che combatte con la vita e con l’alcol. Lei è sempre sul treno che la porta al lavoro (?) avanti e dietro, sempre vicino a quel finestrino da cui riesce e vuol vedere tutti i giorni una casa non lontana dai binari. È la casa del suo ex che ormai vive con un’altra e quei due passaggi quotidiani sono diventati l’unico scopo della sua vita monotona e ripetitiva. Ma questo fino ad un certo momento, fino a quando cioè l’equilibrio si spezza e dal grigiore di quella vita emergono segreti e tradimenti, giù giù fino ad un omicidio, di cui lei, così fuori equilibrio mentale, sarà la prima sospettata.

È lì che si gioca la riuscita o meno del film: gli stati d’animo, le reazioni riflettute o immediate, la sfida di voler andare a fondo per proprio conto. Lei è forse colpevole inconsapevole? o è vittima? o è involontaria complice? I primi piani che Taylor dedica al viso gonfio e trascurato di Emily Blunt (che svolta dopo il Sicario di Villeneuve!) sono un libro aperto sulla sua vita, ci parlano delle sofferenze compresse nella mente, del thermos il cui contenuto non è acqua, della volontà troppo debole per poter cambiare vita, dei fallimenti finora realizzati.

Visto quanto materiale per un film forte? Invece Taylor si dimostra timido e non affonda mai il colpo duro, ci fa scivolare lentamente verso un buon finale sobbalzante ma tutto sommato non è ciò che poteva e doveva essere.
I giudizi sul film sono stati abbastanza critici ma io, senza esagerare, lo salvo: la sufficienza piena secondo me la merita, perché altrimenti non si arriva alla sequenza finale con tanta apprensione per Rachel. Perché alla fine si scopre di aver tifato per lei sin dal primo momento.






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