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La casa delle stelle (2019)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 17 set 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 15 set

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La casa delle stelle

(El cuento de las comadrejas) Argentina, Spagna 2019 commedia 2h9


Regia: Juan José Campanella

Sceneggiatura: Juan José Campanella, Darren Kloomok

Fotografia: Félix Monti

Montaggio: Juan José Campanella

Musiche: Emilio Kauderer

Scenografia: Nelson Noel Luty

Costumi: Cecilia Monti


Graciela Borges: Mara Ordaz

Oscar Martínez: Norberto Imbert

Luis Brandoni: Pedro De Córdova

Marcos Mundstock: Martín Saravia

Clara Lago: Bárbara Otamendi

Nicolás Francella: Francisco Gourmand


TRAMA: Quattro vecchi amici, un regista, uno scrittore di film, un'attrice e suo marito condividono una casa in campagna. La loro convivenza è minacciata da una coppia che cerca di convincerli a vendere per sviluppare un progetto immobiliare.


Voto 6,5


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La bellissima star dell'età dell'oro del cinema Mara Ordaz e il marito ex attore Pedro De Córdova che ha sempre vissuto nella sua ombra vivono insieme all’ex sceneggiatore Martín Saravia e all’ex regista dei suoi film Norberto Imbert in una vecchia villa immersa in un grande parco, dimenticati da tutti. Una coppia di giovani, apparentemente entusiasti e ammiratori dei quattro, cerca in ogni modo e con ogni mezzo a persuadere l'attrice a vendere tutta la proprietà. Le reali intenzioni dei due sono quelle di prendere possesso della proprietà e di convincerli a trasferirsi in una casa di riposo accogliente. I quattro, però, prima stupiti poi perplessi, non sono così stupidi come i giovani credono.


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Una commedia sì, ma dalle tinte gialle che vira addirittura alla black comedy quando meno te lo aspetti, commedia che si ispira dichiaratamente, anche a detta del suo autore (che conosciamo per via del bellissimo Il segreto dei suoi occhi) ad un altro film argentino, Los muchachos de antes no usaban arsénico di José A. Martínez Suárez, dove, anche lì, un'attrice in pensione vive con suo marito, il suo ex medico e il suo ex amministratore in una villa remota e i tre uomini - molto legati tra loro - si oppongono all'attrice quando lei vuole vendere la casa e arriva una giovane donna per cercare di convincerli. Film del 1976 che, come dice lo stesso regista, “è il più geniale degli ultimi tempi, ma che ha avuto la sfortuna di essere uscito la settimana del colpo di stato del marzo 1976”. Ma l’operazione del premio Oscar 2010 (per il film suddetto) Juan José Campanella non si è fermata ad un semplice remake in quanto ha pensato bene di adattarla ai giorni nostri con alcune modifiche che hanno influito sui legami tra i quattro protagonisti.


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La storia (il titolo originale vuole dire la casa delle donnole, animali che si aggirano continuamente nei dintorni e vicino alla villa, obiettivi del fucile di Norberto) ci introduce a un gruppo molto particolare di anziani, guidati da Mara Ordaz, un'ex star del cinema che ricorda notevolmente la divissima Norma Desmond di Gloria Swanson in Viale del tramonto: non nella scarsa lucidità mentale ma identica nel rimpiangere i momenti indimenticabili della carriera, della bellezza, nel ritenersi la migliore in assoluto. Il regista, poi, accentua la citazione con la scala che domina il salone d’ingresso che l’ex attrice scende elegantissima, ingioiellata e con un copricapo a turbante, con estrema classe, dopo di che impugna la dorata statuetta (una imitazione dell’Oscar) posta su un piedistallo per accogliere gli ospiti e ringrazia il pubblico fantasma che immagina ancora adorante davanti a sé. Con lei vive suo marito ormai in sedia a rotelle, un attore che non è mai andato oltre il liceo, che ha vissuto la carriera noto solo come il partner della consorte e che oggi ha bisogno di sentirsi ancora importante e soprattutto amato dalla donna; poi c’è il regista che l'ha aiutata nell’affermazione artistica definitiva, il più furbo e intelligente del gruppo, sufficientemente ironico per sopravvivere di ricordi, il più astuto a muoversi nei momenti dove serve cattiveria, sguardo vivace a cui non sfugge nulla; ed infine ecco lo sceneggiatore che ha scritto per la diva i suoi ruoli migliori, dialoghi che lei vanta di aver migliorato con la giusta interpretazione, duello ricambiato dall’uomo che le rinfaccia di non aver mai saputo (come succede a tutti gli attori) piangere, ridere e morire sulla scena.


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Questi personaggi, legati al mondo del cinema e del set, affrontano due giovani che sembrano ammirarli, soprattutto nei riguardi dell’attrice, che trattano quasi con riverenza, come la star che era una volta, ma in maniera troppo esagerata e finta, atteggiamento che lei non coglie, troppo presa dagli elogi e lusingata. Diciamo accecata da tali effusioni. Perché presto si scopre che sotto tutto quell'affetto e ammirazione c'è un motivo misterioso ed uno scopo ben preciso, che complicano le cose a questo strano e colorito gruppo di anziani, che - a loro volta - hanno più di un segreto da nascondere e che non sono esattamente tipi di persone con cui si può scherzare senza che ci sia qualche conseguenza. Tanto che al momento opportuno, appena accortisi del tranello in cui stanno cadendo, architettano un piano diabolico con un finale più che sorprendente. Sono cinici e vendicativi e non hanno più nulla da perdere, ma soprattutto non vogliono abbandonare il posto dove stanno trascorrendo i loro ultimi anni. Pianificare la vendetta per uno sceneggiatore ed un regista esperti è semplicissimo e l’importante è recitare al meglio i loro quattro ruoli, a maggior ragione per la presenza e l’esperienza della coppia di interpreti. Tutto facile per i quattro della casa delle donnole!


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I colpi di coda del film sono sbalorditivi e il finale dà una scossa ad un’opera che, a dire il vero, rischia di trascinarsi stancamente in due ore che cominciano ad essere troppe, anche per i lunghi e tanti dialoghi tra i padroni di casa, vivacizzati comunque da una verve notevole ed una buona dose di intelligenza e ironia. Indubbiamente, il finale dà una spinta non indifferente al giudizio globale del film. Oltretutto da apprezzare per la presenza di quattro attori veramente simpatici e bravi, tutti di lunga carriera ed esperienza, tra cui è sempre piacevole trovare Oscar Martínez, che interpreta il regista, attore (da apprezzare la sua voce originale!) che dà sempre un tocco personale a tutti i personaggi del suo portfolio (è lui il protagonista de Il cittadino illustre e tanti altri film anche europei). Un grande. Senza trascurare, ovviamente, quell’impertinente di Luis Brandoni, la regina della casa, l’austera Graciela Borges, che bella lo è stata sul serio, e un simpaticone come Marcos Mundstock. Tutti, ovviamente, ben diretti dal valente regista Juan José Campanella.

Film apprezzabile, di arsenico e vecchi merletti.

Per realizzare un buon progetto, ci vuole un buon regista. Dentro e fuori dal set.

Un film un po’ al limite del fantasy, del gotico, perfino da RSA…



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michemar

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