La ciociara (1960)
- michemar

- 10 set 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 1 giu 2024

La ciociara
Italia/Francia 1960 dramma 1h41’
Regia: Vittorio De Sica
Soggetto: Alberto Moravia (romanzo)
Sceneggiatura: Cesare Zavattini (Vittorio De Sica)
Fotografia: Gábor Pogány
Montaggio: Adriana Novelli
Musiche: Armando Trovajoli
Scenografia: Gastone Medin
Costumi: Elio Costanzi
Sophia Loren: Cesira
Jean-Paul Belmondo: Michele
Eleonora Brown: Rosetta
Carlo Ninchi: Filippo
Raf Vallone: Giovanni
Emma Baron: Maria
Andrea Checchi: il federale
Pupella Maggio: una contadina
Bruna Cealti: una sfollata
Antonella Della Porta: la madre impazzita
Franco Balducci: il tedesco nel pagliaio
Luciano Pigozzi: scimmione
Vincenzo Musolino: il piccolo
Ettore Mattia: il passeggero sul treno
Renato Salvatori: Florindo il camionista
Mario Frera: Peppuccio
TRAMA: Cesira gestisce un negozio di alimentari a Roma, ma quando gli alleati bombardano la capitale si rifugia, insieme con la figlia adolescente, nel suo paese d'origine, in Ciociaria. Quando il pericolo sembra scongiurato le due donne tornano a Roma; lungo il cammino alcuni soldati marocchini le violentano
Voto 8,5

Nel 1960 evidentemente gli astri celesti avevano architettato una specie di nuovo miracolo nel cinema italiano, anno che vedeva opere importanti come (solo per citarne alcune) La dolce vita, L’avventura, Kapò, Rocco e i suoi fratelli, che riguardavamo sia l’epoca corrente che quella della guerra non terminata da molto. Il neorealismo era tramontato ma faceva sentire ancora l’influenza dei grandi autori. Vittorio De Sica veniva da un periodo che non era il suo migliore e fu sua fortuna che Carlo Ponti, sposato solo da pochi anni con Sofia Loren, aveva preso in considerazione la produzione di un film tratto da un romanzo di Alberto Moravia e pensava di affidarne la regia a George Cukor con Anna Magnani come protagonista. Attrice che disdegnò l’idea di apparire come una donna anziana e madre di un’attrice non più giovanissima (poi, chissà quale rivalità sul set!). Sofia aveva, all’uscita di questo film, solo 26 anni ma il prorompente fisico era già pronto anche per il grande salto, tanto che, una volta interpellato per la regia, De Sica decise di capovolgere la prospettiva e la giudicò adatta per interpretare Cesira, pur se giovane, madre di una tredicenne chiamata Rosetta.

Lei è una negoziante rimasta vedova durante la guerra che lascia Roma con la figlia (Eleonora Brown), ragazzina religiosamente devota, per sfuggire ai bombardamenti alleati. Tornata nel suo villaggio di origine rurale della Ciociaria, si ritrova a sviluppare una relazione con il simpatizzante comunista Michele (Jean-Paul Belmondo), mentre Mussolini cade e le speranze della povera gente cadono, come in tutta l'Italia, sulla liberazione da parte degli alleati. Quando questa sembra assicurata e l'occupazione tedesca è terminata, le due donne (così viene intitolato il film in campo internazionale) tornano a Roma, ma mentre si rifugiano in una chiesa, vengono aggredite e violentate dalle truppe marocchine che fanno parte dell'esercito francese, i cosiddetti goumiers. Emblematico il fatto che la violenza avvenga proprio in un luogo sacro, che è ritenuto un posto sicuro e per di più ai danni di una ragazza devota: un doppio colpo che stravolge le attese e la mente delle due donne. Tanto che l'aggressione traumatizza Rosetta, che si indurisce, abbandona le sue convinzioni religiose, prende le distanze dalla madre, in seguito inizia ad uscire a ballare con un ragazzo più grande e si vende per un paio di calze. Solo la scoperta che Michele – che Rosetta idolatrava – è stato ucciso dai soldati tedeschi la riporta alla sua infanzia rubata.

Michele è un altro personaggio importante della trama anche se non viene molto approfondito nella personalità ma De Sica gli affida un ruolo influente sia politicamente che per le relazioni con madre e figlia, entrambe attratte da lui per motivazioni differenti. È un intellettuale che sviluppa le sue idee a cavallo tra le aspirazioni borghesi e le sue radici rurali, tanto da spingerlo a comiziare durante un pranzo che “bisogna ricominciare per ricostruire qualcosa di nuovo”. Lui è un piccolo eroe locale, che, spinto dalle sue convinzioni e dallo spirito antifascista, aiuta un paio di soldati americani ma resta sul terreno con la disperazione di chi gli voleva bene. Ma si sa, è la guerra e tutto succede continuamente, nel bene e nel male.

Il film è una lenta discesa nell'oscurità: la prima metà del film, nonostante gli orrori della guerra e il conflitto politico che imperversa in tutta l'Italia, mantiene un'atmosfera leggera. Il passaggio da un clima in cui la gente si sentiva lontano dalla tragedia a quello della disperazione avviene quando le due protagoniste meno se lo aspettavano, e noi quasi senza che ce ne accorgiamo, e quindi l'assalto brutale, difficile da guardare anche oggi, pur conoscendo bene il film, sembra sempre scioccante. Ed è raro vedere un film che ammette il fatto che non sono stati solo i nazisti a commettere atrocità in tempo di guerra, mentre il fatto che gli stupratori siano truppe alleate aggiunge un tocco di razzismo a cui allora non si faceva caso. Oggi, di certo, sarebbe stato un punto di discussione, ma allora eravamo molto lontani da queste considerazioni.

La performance di Sofia Loren è a dir poco notevole: emotiva, ma mai melodrammatica, ed è difficile immaginare che avesse solo 25 anni quando è stato girato il film. Assolutamente convincente come donna matura. Inizialmente avrebbe dovuto interpretare la figlia, ma menomale Vittorio De Sica e Carlo Ponti erano disposti a rischiare cambiando i ruoli e rendendo la figlia molto più giovane. Il film avrebbe potuto non avere molto senso se Rosetta avesse avuto vent'anni, quando potremmo ragionevolmente aspettarci che fosse già sessualmente consapevole, e sicuramente la dinamica madre-figlia sarebbe stata meno convincente.

Per questo impegnativo ruolo drammatico la ventiseienne Sofia Loren, che negli anni ‘50 si era affermata nel genere della commedia, fu consacrata a stella del cinema mondiale con la vittoria dei maggiori premi italiani ed internazionali.
Riconoscimenti
1962 - Premio Oscar
Miglior attrice protagonista a Sophia Loren
1962 - Golden Globe
Miglior film straniero
1962 - Premio BAFTA
Miglior attrice straniera a Sophia Loren
1961 - Festival di Cannes
Miglior interpretazione femminile a Sophia Loren
1961 - David di Donatello
Miglior attrice protagonista a Sophia Loren






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