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La custode di mia sorella (2009)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 11 ago
  • Tempo di lettura: 3 min
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La custode di mia sorella

(My Sister’s Keeper) USA 2009 dramma 1h49’

 

Regia: Nick Cassavetes

Soggetto: Jodi Picoult (romanzo)

Sceneggiatura: Jeremy Leven, Nick Cassavetes

Fotografia: Caleb Deschanel

Montaggio: Jim Flynn, Alan Heim

Musiche: Aaron Zigman

Scenografia: Jon Hutman

Costumi: Shay Cunliffe

 

Cameron Diaz: Sara Fitzgerald

Abigail Breslin: Anna Fitzgerald

Alec Baldwin: Campbell Alexander

Jason Patric: Brian Fitzgerald

Sofia Vassilieva: Kate Fitzgerald

Joan Cusack: giudice Joan De Salvo

Evan Ellingson: Jesse Fitzgerald

Heather Wahlquist: zia Kelly

Thomas Dekker: Taylor Ambrose

Elizabeth Daily: Suzanne

Nicole Marie Lenz: Gloria

Emily Deschanel: dr. Farquad

 

TRAMA: Anna è la seconda figlia di Sara e Brian Fitzgerald, concepita e messa al mondo con lo scopo di risolvere i problemi di salute della sorella maggiore malata di leucemia. A un certo punto della sua vita, la ragazzina sente l’esigenza di ridefinire la propria identità e chiede aiuto a un noto avvocato per ottenere l’emancipazione medica dai genitori.

 

VOTO 6,5


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Alla piccola Kate Fitzgerald viene diagnosticata una forma di leucemia promielocitica acuta. I genitori Brian e Sara tentano di curarla prendendo in considerazione anche l’ipotesi di donare loro stessi sangue e midollo osseo alla figlia, ma scoprono di non essere compatibili. Il medico, in maniera confidenziale, suggerisce loro di mettere al mondo un altro figlio, un bambino "su misura", concepito in vitro, per poter essere compatibile con Kate alle donazioni. Così, Brian e Sara mettono al mondo Anna che, sin da piccola, viene sottoposta ad interventi, prelievi ed esami invasivi al fine di aiutare Kate. Tuttavia, arrivata all’età di 11 anni, Anna inizia a sentirsi sfruttata e quando le viene chiesta la donazione di un rene decide di chiedere assistenza legale ad un avvocato per avere l’emancipazione medica. Mentre i genitori vengono chiamati in causa, le condizioni di Kate peggiorano e viene ricoverata in ospedale.



La morte è una parte naturale della vita come lo è la nascita, e questa è una considerazione degna del miglior Catalano della compagnia Arbore. Va anche detto che gli esseri umani hanno una certa avversione naturale ad affrontare la morte in modo aperto e onesto ed infatti è un concetto che risulta inadatto a una educazione istruttiva come succede con il sesso o la droga. Normalmente anche il cinema si adegua e troppo spesso vira verso un melodramma insopportabile quando l’argomento sconfina nel territorio del Tristo Mietitore.



Fa piacere, quindi, assistere ad un film che racconta il processo di accettazione della morte senza crogiolarsi nel sentimentalismo. Con questo film, il regista Nick Cassavetes mostra infatti un grado di moderazione lodevole e mantiene un impatto emotivo pur tenendo uno stile sobrio. Preme i tasti emotivi ma non fino al punto di esagerare. Si tratta, insomma, di una buona esperienza che lascia lo spettatore in uno stato d’animo contemplativo senza sentirsi usato da un regista desideroso di aumentare le vendite dei Kleenex.



Il punto centrale di questo film emozionante è la stupefacente dichiarazione dell’undicenne Anna (Abigail Breslin): che non vuole donare un rene a sua sorella maggiore, Kate (Sofia Vassileva), che sta morendo ed è disposta persino ad andare in tribunale per convalidare quella decisione. Anna è stata concepita come una bambina donatrice geneticamente compatibile in tutti i modi con la sorella in modo che potesse donare sangue, midollo osseo e organi per prolungarle la vita.



Già all’età di 11 anni Anna è stata sottoposta a piccole donazioni e le è stato estratto il midollo osseo due volte. La prospettiva di dare il suo rene a Kate è terrificante, dal momento che l’operazione non è priva di pericoli e potrebbe privarla della capacità di vivere una vita normale. Così, opponendosi a sua madre, Sara (Cameron Diaz), decide di volere l’emancipazione medica e si rivolge a un avvocato, Campbell Alexander (Alec Baldwin), per esaminare il suo caso. Vuole ancora vivere con la sua famiglia e ama ancora sua sorella, ma vuole il controllo del suo corpo. Suo fratello, Jesse (Evan Ellingson), il padre, Brian (Jason Patric) e Kate la capiscono e la sostengono, ma Sara è arrabbiata e ferita. Ma questo processo familiare non avrà un percorso facile e la disputa richiederà il suo tempo.



Nick Cassavetes non esagera, come detto, e conduce in porto un lavoro che si fa seguire con passione e attenzione, utilizzando al meglio il buon cast che interpreta bene i vari ruoli. Il finale è spinoso, forse anche triste, ma non è detto che, per commuovere e interessare, tutti i film abbiano un finale lieto. La vita non è sempre così.

Bravi gli attori, anche le due piccole attrici che hanno ricevuto alcuni riconoscimenti.



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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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