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La dea dell’amore (1995)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 1 dic
  • Tempo di lettura: 2 min
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La dea dell’amore

(Mighty Aphrodite) USA 1995 commedia 1h35’

 

Regia: Woody Allen

Sceneggiatura: Woody Allen

Fotografia: Carlo Di Palma

Montaggio: Susan E. Morse

Scenografia: Santo Loquasto

Costumi: Jeffrey Kurland

 

Woody Allen: Lenny Weinrib

Mira Sorvino: Linda Ash / Judy Orgasm

Helena Bonham Carter: Amanda

Peter Weller: Jerry

F. Murray Abraham: Corifeo

Olympia Dukakis: Giocasta

Michael Rapaport: Kevin

Donald Symington: padre di Amanda

Claire Bloom: madre di Amanda

Steven Randazzo: Bud

Tony Sirico: Charlie Biggs

Jack Warden: Tiresia

David Ogden Stiers: Laio

Paul Giamatti: ricercatore

Danielle Ferland: Cassandra

Tony Darrow: allenatore di boxe

 

TRAMA: Quando scopre che il figlio adottivo è un genio, un giornalista sportivo di New York cerca la madre naturale del ragazzo: una star del porno e prostituta.

 

VOTO 6,5


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Lenny (Woody Allen), giornalista sportivo sposato con Amanda (Helena Bonham Carter), si lascia convincere da questa ad adottare un bambino. Il bimbo, con la sua intelligenza e vivacità, lo strega al tal punto da fargli nascere l’ossessione di scoprire quali siano i reali genitori. La ricerca ha risultati sconcertanti: la madre è tale Judy Orgasm (Mira Sorvino), il cui nome d’arte, come si nota, è tutto un programma. L’attonito Lenny intraprende così una strana e per lo più platonica relazione con la giovane attrice porno e prostituta a tempo perso, alla quale cerca di procurare un minimo di rispettabilità. Parallelamente deve tenere a bada una moglie irrequieta e uno strano coro greco con velleità canterine, che fa da contrappunto alle sue decisioni.


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Il grande e impareggiabile Woody comincia ad invecchiare ma non perde il vizio della commedia, a volte paradossale, con il suo protagonista che ha sempre bisogno di terapie psicologiche, stavolta sostituendo il lettino dello psicologo con un coro greco (!) guidato da F. Murray Abraham, che si sbizzarrisce raccontando barzellette, cantando canzoni di Cole Porter e prendendo in giro Lenny.


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Un film-azzardo in cui l’ineffabile regista dispiega l’umorismo di cui è sempre capace. La vera rivoluzione è però la mirabile Mira Sorvino, che si cuce addosso un personaggio incredibile, con tanto di stivali da dominatrice e una disarmante dialettica, fino ad arrivare a impensabili premi come l’Oscar ed il Golden Globe, mentre il regista fu candidato per la sceneggiatura spumeggiante.


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Battute irresistibili e tanta ironia sull’America degli Anni Novanta. Ottima anche la presenza di Helena Bonham Carter (la moglie fedifraga del protagonista) che prende una pausa dai film impegnati britannici in costume.


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Un film spesso dimenticato ma che offre, ancora una volta, la fervida immaginazione di quel genio chiamato Allen, un’opera da rivalutare e godere per la continua comicità e le consuete battute a raffica: le scene in cui cerca affannosamente di rendere presentabile la prostituta e trovargli un buon compagno sono esilaranti.


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Riconoscimenti

Oscar 1996

Miglior attrice non protagonista a Mira Sorvino

Candidatura migliore sceneggiatura originale a Woody Allen

Golden Globe 1996

Migliore attrice non protagonista a Mira Sorvino

BAFTA 1996

Candidatura miglior attrice non protagonista a Mira Sorvino

 


 
 
 

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