La nostra storia (2020)
- michemar

- 18 ago 2024
- Tempo di lettura: 2 min

La nostra storia
(El olvido que seremos) Colombia 2020 dramma/biografico/storico 2h16’
Regia: Fernando Trueba
Soggetto: Héctor Abad Faciolince (autobiografia)
Sceneggiatura: David Trueba
Fotografia: Sergio Iván Castaño
Montaggio: Marta Velasco
Musiche: Zbigniew Preisner
Scenografia: Diego López
Costumi: Ana María Urrea
Javier Cámara: Héctor Abad Gómez
Sebastián Giraldo: Alfonso Bernal
Aida Morales: Gilma
Whit Stillman: dr. Richard Saunders
Patricia Tamayo: Cecilia Faciolince
Juan Pablo Urrego: Héctor ragazzo
Nicolás Reyes Cano: Héctor bambino
Maria Tereza Barreto: Mariluz
Laura Londoño: Clara
Elizabeth Minotta: Vicky
Kami Zea: Marta
Luz Myriam Guarin: Josefa
Luciana Echeverry: Sol Nina
Camila Zarate: Sol
Laura Rodriguez: Barbara
Gustavo Angarita: Aguirre
TRAMA: Hèctor Abad Gomez è un importante medico che lavora a Medellin. Padre di famiglia che non si preoccupa solo del benessere dei propri figli ma anche di quello dei bambini appartenenti alle classi più svantaggiate, crede in un’educazione basata sulla tolleranza e sull’amore. Il destino, tuttavia, si accanisce sulla sua famiglia quando un cancro si porta via una delle sue amate figlie. Spinto dalla tristezza e dalla rabbia, Hector comincia a occuparsi di cause sociali e politiche, diventando uno dei maggiori attivisti della sua epoca. Ciò non sarà però ben visto dai poteri forti.
Voto 7

La figura dei papà ci accompagna tutta la vita: i suoi princìpi e i suoi insegnamenti, l’eredità morale. Questo film, che ne è un fulgido esempio, è l’adattamento del romanzo ‘L’oblio che saremo’ (come il titolo originale) in cui lo scrittore Héctor Abad Faciolince ripercorre la vita del padre Hèctor, un eminente medico e attivista per i diritti umani che visse nella violenta Medellin degli anni Settanta, in una Colombia che concedeva poco agli oppositori e agli attivisti sociali e politici. Anzi, erano perseguitati dal governo e dalla sua polizia.
Il regista spagnolo Fernando Trueba, con i colori caldi e ingialliti dei ricordi, come fosse un vecchio album di famiglia, intreccia la vita pubblica dell’uomo, che si impegna per i diritti civili, con quella privata, padre di una famiglia composta da una nidiata di figli tra cui più il piccolo, Héctor (che è lo sguardo narrante del film), che adora il papà spiritoso e libertario, impegnato nella lotta contro la cosiddetta narcopolitica, l’alleanza tra forze governative di destra e cartelli della droga.
La strage fra i ‘70 e gli ‘80 dei militanti delle FARC, di giornalisti e di membri del Partito liberale colombiano, a cui aderisce il dottor Gomez, fanno da sfondo al film che inizia a Torino, dove il giovane Héctor studia letteratura e che allo stesso tempo è arrabbiato con il padre per l’eccessivo impegno politico che gli fa trascurare la famiglia.
Nonostante il tragico finale, impossibile non andare con il pensiero – con le dovute differenze artistiche - all’indimenticabile Roma di Cuarón.
Commovente e coinvolgente, con un indimenticabile Javier Cámara, che quando trova i ruoli ideali come questo è impareggiabile.
Tanti i premi: 10 vittorie e 14 candidature, soprattutto nel mondo latino-americano.


























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