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La stanza delle meraviglie (2017)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 29 mar 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 24 ago

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La stanza delle meraviglie

(Wonderstruck) USA 2017 dramma 1h56’


Regia: Todd Haynes

Soggetto: Brian Selznick (romanzo illustrato)

Sceneggiatura: Brian Selznick

Fotografia: Edward Lachman

Montaggio: Affonso Gonçalves

Musiche: Carter Burwell

Scenografia: Mark Friedberg

Costumi: Sandy Powell


Oakes Fegley: Ben

Millicent Simmonds: Rose Kincaid

Jaden Michael: Jamie

Julianne Moore: Lillian Mayhew / Rose adulta

Michelle Williams: Elaine Wilson

Raul Torres: padre di Jamie

Cory Michael Smith: Walter

Tom Noonan: Walter adulto

James Urbaniak: dott. Kincaid

Amy Hargreaves: zia Jenny

Damian Young: Otto

John Boyd: Danny

Sawyer Nunes: Robbie

Morgan Turner: Janet


TRAMA: Ben e Rose sono due bambini sordi vissuti a cinquant'anni di distanza. Ben abita con la famiglia nel Minnesota del 1977 mentre Rose abita nel New Jersey del 1927. Legati da una misteriosa connessione, entrambi vedono in New York la possibilità di ridare senso alle loro esistenze. Mentre Ben, dopo la scoperta di un appunto della mamma morta, desidera arrivarvi per rintracciare il padre mai conosciuto, Rose vorrebbe invece raggiungere la città per vedere il suo idolo, l'attrice Lillian Mayhew.


Voto 6,5


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Sorprende non poco che Todd Haynes, affermatosi maggiormente con due bellissimi film molto romantici come Lontano dal paradiso e Carol, si dedichi ad una storia che sa di fantastico come una bella fiaba d’avventura, anche se di quei successi mantiene alcuni aspetti tecnici. Prima di tutto la bella fotografia carica di colori pastello (per mezzo film) e poi le musiche del fidato Carter Burwell.


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Sembra davvero una favola, con protagonisti due ragazzini, Ben e Rose, il primo diventato sordo a causa di un fulmine che colpisce la linea telefonica mentre è alla cornetta, mentre la seconda lo è dalla nascita. Essi vivono in due momenti storici differenti: il maschietto inizia la sua avventura (che di questa è venata l’intero film) nel 1977 e la femminuccia ben 50 anni prima. Due epoche diverse in cui entrambi sognano una vita diversa, pressoché uguale invece lo scopo che li spinge a scappare di casa. Ben non ha mai conosciuto il padre (astronomo?) partito per New York e mai più tornato e, spinto dalla necessità di conoscerlo e dal ritrovamento di un appunto della madre quando questa improvvisamente muore, fugge via dalla cittadina del Minnesota in cui abita e si mette alla ricerca dell’uomo che dovrebbe trovarsi ancora in quella metropoli. Rose, che vive nel New Jersey con un padre severissimo che per fortuna non sente per via del suo handicap, invece è alla disperata ricerca della madre che nella stessa città, nel frattempo, è diventata una famosa attrice di teatro. Bisogni derivati dal vuoto che sentono.


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Due rette che si dipartono da punti diversi ma che sono destinate ad incrociarsi ma partendo da due realtà domestiche, quotidiane ed ordinarie, percorreranno un tragitto quasi magico, con avventure da romanzo giovanile. Alternando le due storie, che corrono però con la differenza di mezzo secolo, una in bianco e nero (quella della bimba) e una a colori (quella più moderna), seguiamo contemporaneamente le peripezie che affrontano senza alcun timore e con lo spirito di piccoli esploratori molto coraggiosi, ai limiti del fantasy. Alternando anche i suoni e i silenzi che entrambi devono affrontare, muniti solo dei pezzi di carta che rappresentano la minima guida alla loro ricerca e di un blocchetto per appunti su cui scrivere e leggere i dialoghi che devono affrontare con chi si presta ad aiutarli o a chiedere perché sono soli, cosa cercano, dove vogliono andare.


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Il destino li attende ma, ovviamente, quando finalmente si incontreranno, avranno la differenza di età che li divide e ciò avviene in una libreria, che è, in quel momento, l’ombelico del loro mondo, della loro vita, l’epicentro e tappa di congiunzione della loro fatica. Nel frattempo avranno visitato a distanza di decenni il Museo Americano di Storia Naturale della metropoli americana, avranno visto e toccato gli stessi reperti esposti, avranno percorso forse le medesime strade affollate, sempre inarrestabili e fiduciosi che arriveranno al loro traguardo. Solo alla fine si scoprirà il legame impensabile che li unisce, come le belle fiabe che fanno spalancare la bocca dei bimbi che ascoltano.


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Il lavoro di Todd Haynes centra l’obiettivo affrontando le fasi temporali mediante un montaggio parallelo che risulta essenziale ai fini della narrazione del film, costruendo paralleli e simmetrie guidati dalla meraviglia e dalla speranza. E ponendosi e ponendoci ad altezza dei piccoli adolescenti. Sino alla chiave per risolvere il mistero legato a Ben e Rose. Nonostante l'incapacità di entrambi di comunicare e di sentire, che renderà il loro rispettivi viaggi tanto emozionanti quanto pericolosi.

Oltre alla presenza di Julianne Moore, che non è la prima volta che recita con il regista, va segnalata la bravura dei due piccoli interpreti, tutti e due con una buona carriera prima e dopo: Oakes Fegley, che è Ben, e Millicent Simmonds (che è veramente sorda nella realtà dall’età di 1 anno), divenuta poi ancora più nota per i due film di A Quiet Place.

Da non trascurare che il graphic novel del soggetto è di Brian Selznick, lo stesso autore del ben più noto Hugo Cabret.


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Quanti di noi, nell’adolescenza, hanno avuto un segreto catalogo che potremmo chiamare, come il film, “stanza delle meraviglie”? Quella del film è dove il tempo è fissato in un mappamondo, un cielo stellato e il diorama di un branco di lupi feroci, incubo infantile e luogo di attrazione per i nostri due eroi. Il diorama di Rose / Lillian lo scopriremo nel finale ed è bellissimo.

“Siamo tutti nel fango, ma alcuni di noi guardano verso le stelle.”



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Il Cinema secondo me,

michemar

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