Manhattan (1979)
- michemar

- 27 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 12 ott

Manhattan
USA 1979 commedia 1h36’
Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen, Marshall Brickman
Fotografia: Gordon Willis
Montaggio: Susan E. Morse
Scenografia: Mel Bourne
Costumi: Albert Wolsky
Woody Allen: Isaac Davis
Diane Keaton: Mary Wilke
Michael Murphy: Yale
Mariel Hemingway: Tracy
Meryl Streep: Jill Davis
Anne Byrne Hoffman: Emily
Karen Ludwig: Connie
Michael O’Donoghue: Dennis
TRAMA: Isaac Davis ha smesso di scrivere per la tv e progetta un libro dal titolo “La sionista castrante”. Ha alle spalle due matrimoni falliti, vive con la diciassettenne Tracy, ma ha paura del ridicolo per questa sua relazione. Teme anche che la sua seconda moglie abbia messo in piazza i suoi difetti in un libro che sta per uscire. Isaac cerca di allontanare da sé la sua devotissima amante, ha una breve storia con quella di un suo amico, ma poi tenta di recuperare a sé Tracy, che nel frattempo ha deciso di partire per l’Europa.
Voto 9

Per un cineasta che nel momento di questa modesta e breve riflessione ha scritto 83 sceneggiature e diretto 57 film, è difficile stabilire se la sua nona opera sia proprio la migliore. Così presto, voglio dire. Ma forse lo è. Manhattan, il luogo sacro per tanti e sublimazione della vita newyorkese per lui. Consacrata non solo dall’ambientazione e dal semplice e significativo titolo, ma forse dall’immagine più iconica della sua vita e dei suoi scritti: quel ponte fotografato da Gordon Willis e rimasto nella memoria collettiva. Con quella panchina sotto il Queensboro Bridge, noto anche come il 59th Street Bridge: Woody Allen e Diane Keaton seduti su una panchina in Sutton Place Park, con il ponte sullo sfondo, È la fotografia del cinema.

È il più bello di Woody, quindi? Di certo lo possiamo considerare uno dei suoi film più completi, appartenente alla categoria degli ibridi tra commedia e dramma, come piace sempre a lui. È ricco di battute umoristiche ma affronta anche temi più oscuri e realistici. Non è grave e pessimista come Crimini e misfatti o Mariti e mogli, né leggero come Il dormiglione o Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* *ma non avete mai osato chiedere. L’unico paragonabile e che viene facilmente accostabile è Io e Annie, ma, sebbene ci siano tante somiglianze e a volte si possono perfino confondere alcune scene, è sicuramente meno leggero e arioso.

Su un particolare si può essere tutti d’accordo: il film è un omaggio alla sua amata New York, con un montaggio di apertura che mostra Manhattan sulle note di “Rhapsody in Blue” di Gershwin. Le immagini in bianco e nero conferiscono una qualità senza tempo, mostrando la vita nella grande città. Lui inserisce scene che mostrano quello skyline unico al mondo e la vita quotidiana per ricordare quanto siano piccoli i problemi dei personaggi rispetto alla vastità della città.

La storia segue Isaac, un nevrotico scrittore televisivo divorziato due volte, che esce con la diciassettenne Tracy (Mariel Hemingway). Si sente a disagio con la relazione, ritenendola senza futuro. Il suo migliore amico, Yale (Michael Murphy, uno dei suoi attori fedeli in quegli anni), ha una relazione con Mary (Diane Keaton), la quale alla fine incontra Isaac. Nonostante iniziali incompatibilità, Isaac e Mary sviluppano un’amicizia che si trasforma in qualcosa di più, ma l’uomo è riluttante a proseguire fino a quando Yale non decide di essere fedele a sua moglie e rompe con Mary.

Allen esplora la relazione tra Isaac e Mary dall’inizio alla fine, offrendo una visione più ambiziosa rispetto alle tradizionali commedie romantiche. Il film è pieno di battute intelligenti e umorismo (ah che goduria il suo umorismo yiddish!), ma anche di sostanza, combinando commedia e dramma in modo unico. Le interpretazioni degli attori sono formidabili, con Woody Allen, Diane Keaton e Mariel Hemingway che offrono performance memorabili.

La fotografia in bianco e nero di Gordon Willis è un punto di forza del film, conferendo un’atmosfera assolutamente unica. La pellicola raggiunge vette altissime ed è un esempio straordinario di fusione tra intrattenimento e arte, con Woody Allen al massimo della forma, che combina abilmente romanticismo, dramma e commedia su uno sfondo visivamente affascinante.

Tutto l’amore per la sua città, Woody la esprime nell’incipit con la voce fuori campo, che presenta New York dal suo punto di vista ma si corregge continuamente, mai soddisfatto delle parole che cerca di trovare e dopo tanti tentativi, riassume tutti i pensieri in una semplice frase: “New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata.”

Riconoscimenti
Premio Oscar 1980
Candidatura migliore attrice non protagonista a Mariel Hemingway
Candidatura miglior sceneggiatura originale
Golden Globe 1980
Candidatura miglior film drammatico
BAFTA 1980
Miglior film
Migliore sceneggiatura
Candidatura miglior regia
Candidatura miglior attore protagonista a Woody Allen
Candidatura miglior attrice protagonista a Diane Keaton
Candidatura miglior attrice non protagonista a Mariel Hemingway
Candidatura miglior attrice non protagonista a Meryl Streep
Candidatura miglior fotografia
Candidatura miglior montaggio
Candidatura miglior sonoro






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