McFarland, USA (2015)
- michemar

- 28 ago
- Tempo di lettura: 3 min

McFarland, USA
USA 2015 dramma 2h9’
Regia: Niki Caro
Sceneggiatura: Christopher Cleveland, Bettina Gilois, Grant Thompson
Fotografia: Adam Arkapaw
Montaggio: David Coulson
Musiche: Antonio Pinto
Scenografia: Richard Hoover
Costumi: Sophie De Rakoff
Kevin Costner: Jim White
Carlos Pratts: Thomas Valles
Maria Bello: Cheryl White
Valente Rodriguez: preside Camillo
Diana Maria Riva: Señora Diaz
Michael Aguerro: Damacio Diaz
Rafael Martínez: David Diaz
Vanessa Martinez: Maria Marisol
Hector Duran: Johnny Sameniego
Danny Mora: Sammy Rosaldo
Martha Higareda: Lupe
Morgan Saylor: Julie White
TRAMA: Il coach White e gli studenti di McFarland hanno molto da imparare gli uni dagli altri. Così, quando l’uomo inizia a rendersi conto delle straordinarie capacità dei ragazzi nella corsa, le cose cominciano a cambiare in meglio per tutti. Poiché non bastano solo le doti fisiche, gli studenti hanno bisogno di apprendere il potere che esercitano su di loro le relazioni familiari, l’impegno costante e il senso del dovere. Con grinta e determinazione, i giovani corridori grazie a White si trasformeranno in campioni mentre il coach e la sua famiglia troveranno finalmente un posto da chiamare casa.
VOTO 6

Il film diretto dalla neozelandese Niki Caro si ispira, come modello, a quello tipico dei film sportivi per adolescenti con una scelta narrativa che privilegia i personaggi rispetto all’azione sportiva. Prodotto dalla Disney (e ciò indica molto) è basato su una storia vera e racconta con sensibilità e autenticità la nascita di una squadra di corsa campestre in una cittadina californiana a prevalenza latina.
Ambientato nel 1987, si segue le vicende dell’allenatore Jim White (Kevin Costner), trasferitosi con la famiglia nella cittadina eponima dopo una serie di licenziamenti. In un contesto scolastico che lo accoglie con riluttanza, White intravede il potenziale atletico di alcuni studenti, in particolare del giovane Thomas (Carlos Pratts), e decide di formare una squadra di corsa campestre. Ma la sfida più ardua non sarà vincere le gare ma convincere i ragazzi, le loro famiglie e l’intera comunità a credere in sé stessi.
Il film evita con intelligenza la trappola narrativa del bianco saggio che li vuole aiutare, anzi, al contrario, dimostra come è proprio quella comunità che trasforma lui. Il rapporto tra allenatore e studenti si sviluppa in modo reciproco, restituendo un racconto che celebra l’orgoglio culturale e il senso di appartenenza, per fortuna senza risultare paternalistica.
La regia di Niki Caro imprime al film una prospettiva anche sociale, in cui l’attenzione non si concentra solo sugli atleti e sulle competizioni, che occupano poca parte del tempo, ma si estende alle famiglie, alle madri e ai padri, trasformando le loro preoccupazioni in elementi narrativi sinceri. Insomma, il cuore del film non è la vittoria, ma il significato della famiglia e della solidarietà. Un po’ retorico? Forse, ma in fondo è un film per e con gli adolescenti.
Kevin Costner, alla sua seconda interpretazione in un dramma sulle relazioni razziali nel giro di un mese (dopo Black or White), offre una performance misurata ed efficace. Accanto a lui, un cast di volti poco noti, tranne Maria Bello, che contribuisce alla credibilità del racconto, sebbene alcuni attori appaiano visibilmente troppo maturi per i ruoli di adolescenti. Al fine il film risulta simpaticamente un’opera che emoziona senza retorica, che mira principalmente all’approccio umano e sincero. Le gare sono solo un pretesto per raccontare una storia di crescita, comunità e speranza.






















Commenti