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Mission: Impossible III (2006)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 21 nov
  • Tempo di lettura: 2 min
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Mission: Impossible III

USA, Germania, Cina, Italia 2006 spionaggio 2h6’

 

Regia: J.J. Abrams

Soggetto: serie TV di Bruce Geller

Sceneggiatura: Alex Kurtzman, Roberto Orci, J.J. Abrams

Fotografia: Daniel Mindel

Montaggio: Maryann Brandon, Mary Jo Markey

Musiche: Michael Giacchino

Scenografia: Scott Chambliss

Costumi: Colleen Atwood

 

Tom Cruise: Ethan Hunt

Philip Seymour Hoffman: Owen Davian

Ving Rhames: Luther Stickell

Billy Crudup: John Musgrave

Michelle Monaghan: Julia Meade

Jonathan Rhys Meyers: Declan Gormley

Keri Russell: Lindsey Farris

Maggie Q: Zhen Lei

Simon Pegg: Benji Dunn

Eddie Marsan: Brownway

Laurence Fishburne: Theodore Brassel

 

TRAMA: L’agente IMF Ethan Hunt deve scontrarsi con un sadico trafficante di armi che minaccia la sua vita e quella della sua fidanzata.

 

VOTO 6,5


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Ethan Hunt, ormai pronto a sposare Julia (Michelle Monaghan) e deciso a ritirarsi dalle missioni operative per dedicarsi all’addestramento di nuovi agenti, viene richiamato in azione per una missione delicata: recuperare l’agente Lindsay (Keri Russell), una sua promettente allieva, catturata a Berlino. Da questo momento si innesca una catena di eventi che lo costringerà a mettere in gioco tutto ciò che ha di più caro, affrontando Owen Davian (Philip Seymour Hoffman), un trafficante d’armi spietato e pericoloso, legato a corruzioni interne della stessa IMF. 


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Tom Cruise torna nei panni dell’acrobatico e instancabile Ethan Hunt, confermando il suo ruolo di eroe centrale della saga. Ma a rubare la scena è Philip Seymour Hoffman: il suo Owen Davian è un villain glaciale e brutale, lontano dagli stereotipi del genere, capace di imprimere al film una tensione autentica e disturbante. È proprio grazie a lui che la pellicola riesce a distinguersi almeno in parte dalla routine degli action convenzionali. 


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Alla regia, J.J. Abrams firma il suo debutto cinematografico dopo il successo televisivo. La sua mano si nota nella costruzione di sequenze spettacolari e nell’uso di location internazionali - Berlino, Roma, Shanghai - che ampliano il respiro narrativo. L’incipit, un teaser folgorante e carico di suspense, cattura subito l’attenzione, ma la tensione si disperde lungo il percorso, con una narrazione che fatica a mantenere il ritmo e un senso di déjà-vu che affiora nei momenti più convenzionali. 


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Abrams tenta di rendere Ethan più umano, inserendo un arco emotivo legato alla relazione con Julia. Tuttavia, la storia d’amore tra i due personaggi rimane superficiale e poco sviluppata: le scene condivise non bastano a costruire una vera chimica, e il pubblico fatica a sentirsi coinvolto. La dimensione sentimentale, che avrebbe potuto aggiungere profondità, si riduce a un contorno poco incisivo. 


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Il resto del cast contribuisce a dare varietà: Ving Rhames torna come fedele alleato, Maggie Q e Jonathan Rhys Meyers portano freschezza al team, mentre Simon Pegg introduce una nota ironica che richiama l’universo di James Bond. Nonostante ciò, il cuore del film resta diviso tra l’azione spettacolare e il tentativo, non del tutto riuscito, di costruire un Ethan Hunt più vulnerabile. 


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In definitiva, è un film d’azione abbastanza solido, capace di intrattenere e di regalare momenti di pura adrenalina, ma privo del fascino necessario per emergere davvero. È più riuscito del primo capitolo, meno incisivo del secondo, e si colloca come tassello intermedio nella saga: un blockbuster estivo che diverte, ma che non riesce a lasciare un segno indelebile.

 


 
 
 

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