Mississippi Burning - Le radici dell'odio (1988)
- michemar

- 7 lug 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 18 set

Mississippi Burning - Le radici dell'odio
(Mississippi Burning) USA 1988 thriller 2h8’
Regia: Alan Parker
Sceneggiatura: Chris Gerolmo
Fotografia: Peter Biziou
Montaggio: Gerry Hambling
Musiche: Trevor Jones
Scenografia: Philip Harrison, Geoffrey Kirkland
Costumi: Aude Bronson-Howard
Gene Hackman: agente Rupert Anderson
Willem Dafoe: agente speciale Alan Ward
Frances McDormand: sig.ra Pell
Brad Dourif: vicesceriffo Clinton Pell
R. Lee Ermey: sindaco Tilman
Gailard Sartain: sceriffo Ray Stuckey
Stephen Tobolowsky: Clayton Townley
Michael Rooker: Frank Bailey
Pruitt Taylor Vince: Lester Cowens
Badja Djola: agente Monk
Kevin Dunn: agente Bird
Frankie Faison: Eulogist
Tom Mason: giudice
TRAMA: Estate del 1964 in un piccolo centro dello stato del Mississippi. Due agenti dell'FBI indagano sulla misteriosa scomparsa di tre attivisti del movimento per i diritti civili: due ebrei bianchi e un nero. Il detective Anderson è un duro ex sceriffo di quelle parti che conosce fin troppo bene vizi e pregiudizi del profondo Sud. Invece Alan Ward vorrebbe seguire alla lettera il regolamento del Bureau.
Voto 7,5

Nel 1964, nel Mississippi, tre giovani attivisti per i diritti civili viaggiano nervosamente lungo una strada vuota, quando alcune auto iniziano a seguirli da vicino. Si sentono erroneamente sollevati nel momento in cui sentono le sirene della polizia che iniziano a lampeggiare e quindi i tre si accostano. Lì succede il grave fatto: vengono rapidamente giustiziati da quelle persone che sono membri del dipartimento dello sceriffo ma anche appartenenti alla sezione locale del famigerato KKK. A seguito di ciò, due agenti dell'FBI vengono inviati in quel pezzo del sud degli Stati Uniti per indagare sulla loro scomparsa. I due uomini non potrebbero essere più diversi, uno più anziano, originario di quei luoghi che preferisce metodi spicci fuori dai canoni, mentre l'altro è un giovane yankee idealista che si attiene sempre alle regole che disciplinano i comportamenti dettati dal Bureau.

Ben presto, però, entrambi i loro metodi falliscono prima di funzionare e causano non poco scalpore nella piccola città e persino pericolo per la loro incolumità. Diventa necessario così l’intervento di un piccolo esercito di agenti federali, inviati sul posto per aiutare nelle indagini, mentre l'agente più anziano si interessa della moglie di uno dei membro del clan che è anche il vicesceriffo. Ma il suo non è un interessamento di simpatia ma invece un mezzo da utilizzare come la chiave per avere più informazioni utili e far saltare il coperchio del caso.

Alan Parker fa un lavoro preciso e meticoloso, presentando sia l’ambiente che la cittadina in ogni suo aspetto, i cui dettagli ci fanno avere un’idea vivida del luogo e dei suoi abitanti. Ma soprattutto sa fotografare l’alta tensione e il terribile clima di pessima convivenza delle due etnie. La tensione razziale e la politica si mescolano e con o senza miccia sono due potenziali detonatori che possono far saltare in aria l’esplosivo che respira in ogni momento e in ogni angolo. Tutte le minime occasioni sono adatte a far peggiorare la situazione, a maggior ragione da quando questi due intrusi, mal digeriti dalla comunità bianca, hanno iniziato a ficcare il naso in faccende che ritengono affari solo propri. Atteggiamento, oltretutto, ritenuto da loro giustificato.

L’aria che fa respirare l’eccellente regista è pesante e ogni scena che si sussegue pare quella decisiva a far reagire i sospettosi abitanti bianchi, pronti persino ad eliminare i rappresentanti della legge, dato che anche quelli locali sono in combutta o sono essi stessi parti in causa, e che soprattutto non vogliono che alcuno risolva il caso.


La forza principale del film, oltre alla storia contenuta, realmente avvenuta, è in cast che si rivela vincente. In primis, assolutamente il grande Gene Hackman nel ruolo dell’agente Rupert Anderson: rude, sorridente come un cobra, intelligente e buon conoscitore dell’ambiente e della mentalità di quella gente. Poi il bravissimo suo collega Willem Dafoe, che è l’agente integerrimo e meravigliato di ciò che vede, con gli occhi spalancati per esprimere tutta la sua perplessità. Tra i tanti comprimari, tutti di primo livello, emerge la solita Frances McDormand, eccellente nel saper esprimere la personalità sacrificata di donna per bene in una società che non sopporta e in cui vive malissimo.

È un film che sconcerta per la violenza che risiede nella mentalità della gente, per la consapevolezza che questa è solo una delle tante storie che sono veramente accadute e che l’America non riesce mai a superare. Splendidi i contributi del cast tecnico: la fotografia, la scenografia e la sceneggiatura tanto efficace.

Riconoscimenti
1989 - Premio Oscar
Migliore fotografia
Candidatura miglior film
Candidatura migliore regia
Candidatura miglior attore protagonista a Gene Hackman
Candidatura miglior attrice non protagonista a Frances McDormand
Candidatura miglior montaggio
Candidatura miglior sonoro
1989 - Golden Globe
Candidatura miglior film drammatico
Candidatura migliore regia
Candidatura miglior attore in un film drammatico a Gene Hackman
Candidatura migliore sceneggiatura
1990 - Premio BAFTA
Migliore fotografia a Peter Biziou
Miglior montaggio a Gerry Hambling
Miglior sonoro





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