Moonrise Kingdom - Una fuga d’amore (2012)
- michemar

- 25 ago
- Tempo di lettura: 3 min

Moonrise Kingdom - Una fuga d’amore
(Moonrise Kingdom) USA 2012 commedia 1h34’
Regia: Wes Anderson
Sceneggiatura: Wes Anderson, Roman Coppola
Fotografia: Robert Yeoman
Montaggio: Andrew Weisblum
Musiche: Alexandre Desplat
Scenografia: Adam Stockhausen
Costumi: Kasia Walicka-Maimone
Jared Gilman: Sam Shakusky
Kara Hayward: Suzy Bishop
Bruce Willis: cap. Sharp
Edward Norton: Randy Ward
Bill Murray: Walt Bishop
Frances McDormand: Laura Bishop
Tilda Swinton: servizi sociali
Jason Schwartzman: Ben
Harvey Keitel: comandante Pierce
Bob Balaban: voce narrante (Angelo Nicotra, nel doppiaggio)
TRAMA: Negli anni Sessanta, su un’isola al largo delle coste del New England, i dodicenni Sam e Suzy fanno un patto e decidono di fuggire insieme dopo essersi conosciuti e innamorati. Da quel momento, prima che una violenta tempesta si abbatta sulla zona, tutti gli abitanti del posto, compresi i genitori di Suzy e le autorità, cominciano a cercarli, dividendosi in due diverse fazioni che, parteggiando per l’uno o per l’altra.
VOTO 7

Premessa: non sono un appassionato di Wes Anderson (eufemismo), essendo piuttosto un fan sfegatato dell’altro Anderson (P.T.A.), ma ciò non vuol dire che non si possono apprezzare entrambi. Il mio problema è che questo tipo di cinema mi attira poco, pur giudicando il Wes in questione un gran regista ed un eccellente autore di commedie senz’altro sui generis e divertenti.
La prima cosa che mi viene in mente è che, nel panorama cinematografico contemporaneo, pochi registi riescono a mantenere una firma stilistica tanto riconoscibile quanto quella di questo regista e ciò si ripete in questo film. Eppure, stavolta, il cineasta texano compie un piccolo miracolo e, conservando la sua estetica inconfondibile, la rende più accessibile, più umana, meno surreale (ma lo è ancora). Il risultato che ne scaturisce è un racconto delicato e sorprendentemente empatico che si insinua nella memoria dello spettatore come un sogno d’infanzia.
Siamo nel 1965, su un’isola immaginaria al largo del New England. Qui, tra boschi, campeggi scout e case dai nomi evocativi come Summer’s End, si consuma la fuga romantica di Sam (Jared Gilman) e Suzy (Kara Hayward), due dodicenni (problematici?) che decidono di scappare insieme. Lui è un orfano emarginato, lei una ribelle silenziosa con un binocolo sempre al collo. Non hanno licenze, né permessi, e sono tanto piccoli, ma hanno qualcosa di più raro: la convinzione assoluta di aver trovato l’amore. Wes Anderson e il co-sceneggiatore Roman Coppola riescono a raccontare questa storia attraverso gli occhi dei bambini con una sensibilità che sfiora la tenerezza. Il film non è mai morboso, mai invadente. L’intimità tra Sam e Suzy è fatta di sguardi, di silenzi, di piccoli gesti che evocano l’amicizia prima ancora dell’amore. Un inno all’innocenza perduta.
Ovviamente, come ci si può aspettare, visivamente il film è puro Anderson: simmetrie perfette, palette pastello, carrellate che attraversano pareti come fossero pagine di un libro illustrato. La fotografia è calda, avvolgente, color seppia come il colore della memoria. Bob Balaban, nei panni di un narratore locale, aggiunge un tocco ironico che strizza l’occhio al documentario promozionale, ma senza mai spezzare l’incanto. Jared Gilman e Kara Hayward, al loro debutto cinematografico, sono una rivelazione. Nessuna goffaggine da esordienti, nessuna forzatura: i due diventano Sam e Suzy con una naturalezza disarmante. La loro chimica è palpabile, e nelle scene in cui sono soli sullo schermo, il mondo adulto scompare. Anzi, è proprio il mondo degli adulti - interpretato da un cast stellare che include Bill Murray, Frances McDormand, Edward Norton, Bruce Willis, Tilda Swinton e Harvey Keitel - a risultare immaturo, grottesco, quasi caricaturale.
Pur trattando temi profondi, non è un dramma. È piuttosto una commedia lieve che fa sorridere più con l’intuizione che con la battuta. Qui l’unica magia è quella dell’infanzia, della fuga, dell’avventura. E così il film ci parla di amore, ma anche di solitudine, di ribellione, di crescita. Un idillio cinematografico che dura appena un’ora e mezza, una commedia malinconica e mai cupa.
Una fiaba adorabile.

Riconoscimenti
Oscar 2013
Candidatura alla migliore sceneggiatura originale


























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