Notte italiana (1987)
- michemar

- 2 mar 2024
- Tempo di lettura: 3 min

Notte italiana
Italia 1987 dramma 1h32’
Regia: Carlo Mazzacurati
Sceneggiatura: Franco Bernini, Carlo Mazzacurati
Fotografia: Agostino Castiglioni
Montaggio: Mirco Garrone
Musiche: Fiorenzo Carpi
Scenografia: Giancarlo Basili, Leonardo Scarpa
Costumi: Maria Rita Barbera
Marco Messeri: Otello Morsiani
Giulia Boschi: Daria
Remo Remotti: Italo
Tino Carraro: Melandri
Memè Perlini: Checco
Mario Adorf: Tornova
Silvana De Santis: padrona della locanda
Antonio Petrocelli: Paschero
Gemelli Ruggeri: geometri
Filippo Cilloni: Enzo
Roberto Citran: Gabor
TRAMA: Un avvocato padovano si reca nelle zone del delta del Po per alcune stime destinate ad espropri. Ma rimarrà suo malgrado coinvolto in un giro di faccende poco pulite che affondano le radici nel passato.
Voto 7

Alla vigilia degli Anni ’90, con il cinema italiano che girava attorno alle fortune della commedia leggera “un tanto al chilo” e soddisfaceva le facili esigenze del pubblico delle “città da bere”, arrivò una ventata di aria fresca che faceva ben sperare per il futuro artistico. Tra i vari nuovi autori, esordiva il buon Carlo Mazzacurati, un padovano che dedicò la quasi totalità dell’attenzione a quell’universo del nordest che ben conosceva, con tante belle opere di storie minime fatte di personaggi di varia natura ma tutti piccoli e alla ricerca del modo di cavarsela nella vita quotidiana. Questo suo esordio non passò inosservato anche se è rimasto nella nicchia dei veri appassionati di cinema.

Siamo nella zona dell’amato delta del Po, nella fattispecie dove si estraeva il metano con il pericolo, volutamente trascurato dai faccendieri, di far sprofondare la terra. Qui l’avvocato Morsiani viene inviato per stimare un terreno e con l’occasione intraprende una storia d’amore con Daria. Tutto sembra andare bene, ma, nel corso del suo lavoro, viene a conoscenza di tanti fatti, alcuni dei quali contro la legge: speculazioni edilizie ed estrazioni illecite. Emerge anche la morte di un ispettore minerario che aveva scoperto l’esistenza di alcuni pozzi clandestini. In questa morte sembra essere implicato anche il padre della ragazza. L’avvocato, dato l’evolversi della scomoda situazione, intuisce che si trova in pericolo e capisce che è tempo di fuggire.

Come detto nell’introduzione, tra le tante commedie con Pozzetto, Celentano e comici di vario genere, ecco quindi spuntare nel firmamento cinematografico una luce diversa, che non era un abbaglio. Le coincidenze astrali fanno incrociare gli esordi del regista che ha qualcosa da raccontare, di insolito, di differente visuale quotidiana e la fortuna di essere notato da una casa di produzione coraggiosa e innovativa, la Sacher Film di Moretti e Barbagallo, ma anche di scegliere un attore sempre nelle seconde linee che coglie la giusta occasione per diventare protagonista, Marco Messeri. Il risultato eccolo qui, una storia che si colora di thriller e anche di noir, una storia che come le altre del compianto regista fotografa con lucidità l’atmosfera della sua terra come pochi hanno saputo fare. Il Polesine, pieno di personaggi caratteristici, di ombre e di luci, lontani dai fari delle città, dal sapore terragno e contadino, di campagna pulita che si apre agli sfruttamenti, fa da sfondo mentre si muovono strani figuri.
Il film fu molto apprezzato e raggiunse qualche premio forse anche insperato, apparve qualche anno dopo in TV e poi sparì nel buio dei ricordi: un delitto artistico. Avendolo molto ammirato e avendone un ricordo indelebile, è una bella sorpresa ritrovarlo molto saltuariamente nella programmazione televisiva (a tutt’oggi l’edizione da home video è introvabile ma per fortuna ci ha pensato la Cineteca di Bologna a restaurarlo), ed ogni volta diventa l’occasione d’oro per riapprezzarlo. Ciò che ho sempre ammirato in Mazzacurati è stato che, nonostante abbia raccontato sempre storie ben localizzate nel suo Veneto, con le peculiarità di quella terra, i suoi personaggi tipici, il loro umorismo a volte nero, le sue trame si possono considerare universali, possono cioè accadere ovunque e sono pienamente nella casistica dell’italiano medio(cre). L’affarista, l’ingenuo, l’idealista, l’imbroglione, il razzista, il colpevole, l’innocente imbrogliato: lui li sapeva mescolare in storie di tutti i giorni e li condiva con un po’ di cattiveria locale.

Il finale è una notte piovosa e rabbiosa, piena di delusione, di coraggio e di paura, in mezzo a gente locale che, in fondo, fa ciò che ti puoi aspettare: ognuno difende con i denti, e non solo, il suo territorio, i suoi confini. L’estraneo, che vuol cambiare lo status quo, è meglio che torni a casa. Bellissimo film con un Marco Messeri sorprendente, finalmente protagonista dopo sette film che lo vedevano nelle retrovie e che qui, finalmente, esprime il suo potenziale timido e nervoso, con il suo accento toscano che lo caratterizzerà sempre.
Giulia Boschi è Daria e la sua apparizione dolce e serena pareva promettere un bel futuro, che invece si realizzerà solo con qualche altra partecipazione. Il resto del cast è lussuoso per un regista esordiente e tra questi importanti attori notevole è la prova di Mario Adorf.

Riconoscimenti
Ciak d’oro - 1988
Migliore opera prima
Migliore colonna sonora a Fiorenzo Carpi
Migliore sonoro in presa diretta a Franco Borni
Globo d’oro – 1988
Miglior attore rivelazione a Marco Messeri














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