Oltre la notte (2017)
- michemar

- 16 mag 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 2 giu 2023

Oltre la notte
(Aus dem Nichts) Germania/Francia/Italia 2017 dramma 1h46’
Regia: Fatih Akin
Sceneggiatura: Fatih Akin, Hark Bohm
Fotografia: Rainer Klausmann
Montaggio: Andrew Bird
Musiche: Josh Homme
Scenografia: Tamo Kunz
Costumi: Katrin Aschendorf
Diane Kruger: Katja Sekerci
Denis Moschitto: avv. Danilo Fava
Numan Acar: Nuri Sekerci
Samia Chancrin: Birgit
Johannes Krisch: avv. Haberbeck
Ulrich Tukur: Jürgen Möller
Ulrich Brandhoff: André Möller
Hanna Hilsdorf: Edda Möller
Henning Peker: comm. Gerrit Reetz
Hartmut Loth: Richter Grabow
Rafael Santana: Rocco Sekerci
TRAMA: Senza che se lo aspettasse, Katja vede la sua vita andare in frantumi: il marito e il figlio muoiono in seguito all'esplosione di una bomba nella comunità turco-tedesca di Amburgo. La polizia arresta due sospetti, una giovane coppia neonazista. Katja ha sete di giustizia e per lei non c'è altra soluzione che meditare vendetta per la sua famiglia.
Voto 6,5

Conoscendo il regista Fatih Akin e il contenuto dei suoi film più noti e premiati, non nascondo che mi ha profondamente meravigliato un film come questo, ben lontano dai suoi soliti schemi. Si era fatto apprezzare, soprattutto in sede di festival, per La sposa turca, aveva spiazzato tutti con il divertente Soul Kitchen ma aveva abbassato la qualità con Il padre: rieccolo qui con una storia che tocca ben altri temi. Il marito di origine curda e il figlioletto di una donna tedesca restano uccisi da una bomba in un attentato ad Amburgo, nel quartiere turco. A quanto pare gli autori del gesto sono stati una coppia di nazisti e a questo punto, inaspettatamente lei decide la vendetta.

In effetti è uno schema che non ci saremmo mai aspettati da Akin, che fino ad oggi aveva saputo descrivere con storie tra il drammatico e la commedia la situazione dei tantissimi turchi in Germania, come lui. E invece sceglie un racconto sì molto drammatico ma anche di vendetta (ma non è un revenge-movie) e divide il film in tre parti parecchio distanti tra loro: la descrizione e la vita felice della famiglia della protagonista, la lunga e travagliata fase della giustizia (che non la soddisfa affatto) e quella del mare della Grecia dove lei si reca per portare a termine il suo piano di rivalsa.

A mio parere questo non è proprio il campo adatto per il bravo regista e chi tiene tutto il film nella mano e lo regge fino in fondo è la fortissima e partecipata interpretazione di Diane Kruger, che riuscì a vincere così il premio come miglior attrice a Cannes 2017. Che poi il film abbia vinto perfino il Golden Globe nel 2018 come miglior film straniero è un mistero. Non che il film sia brutto, intendiamoci, ma di certo non è quello che ci si aspettava da un regista stimato come Fatih Akin, che ha la colpa maggiore di aver fatto durare una eternità la parte centrale, quella giudiziaria, quando ormai si intuisce che non è quella la conclusione della trama. In compenso lo si apprezza per la determinazione con cui la protagonista affronta il suo calvario e la durezza del terrorismo politico che colpisce la sua famiglia.

Il film trova le motivazioni che lo stesso regista spiega alla stampa: “Sono stato ispirato dagli omicidi neonazisti degli anni Duemila. Il gruppo neonazista National Socialist Underground ha messo a segno una serie di omicidi a sfondo xenofobo tra il 2000 e il 2007 in tutta la Germania. Per me, di origine turca, tutto ciò era sconvolgente. Mio fratello, ad esempio, era molto vicino a qualcuno che è stato assassinato ad Amburgo. La cosa più scandalosa però era data dalle indagini della polizia, che focalizzava la propria attenzione sulle vittime avanzando accuse di traffico di droga o legami con il mondo del gioco d'azzardo clandestino. Le pressioni della polizia erano tali che anche la stampa e la comunità hanno cominciato ad avere sospetti simili. Per il personaggio di Katja mi sono concentrato sul concetto di vendetta. Esiste davvero la vendetta? E chi metterebbe in atto? Che vuol dire vendicarsi? Katja è una donna dalla propria morale e da una concezione personale del termine giustizia. In un certo qual modo, incarna qualcosa di assopito che esiste in ognuno di noi e che tale dovrebbe rimanere sempre. Non ero interessato alla prospettiva degli assassini, per me era chiaro con chi dovevo simpatizzare e su chi dovevo concentrarmi. Ecco perché Oltre la notte è diventato per me un film molto personale: sebbene sia bionda e con gli occhi azzurri, Katja è il mio alter ego.”







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