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Operazione Valchiria (2008)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min
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Operazione Valchiria

(Valkyrie) USA, Germania, Italia, Spagna, Francia, Giappone, UK 2008 storico 2h1’

 

Regia: Bryan Singer

Sceneggiatura: Christopher McQuarrie, Nathan Alexander

Fotografia: Newton Thomas Sigel

Montaggio: John Ottman

Musiche: John Ottman

Scenografia: Lilly Kilvert, Patrick Lumb

Costumi: Joanna Johnston

 

Tom Cruise: colonnello Claus Schenk von Stauffenberg

Kenneth Branagh: generale Henning von Tresckow

Bill Nighy: generale Friedrich Olbricht

Tom Wilkinson: generale Friedrich Fromm

Carice van Houten: Nina von Stauffenberg

Terence Stamp: generale Ludwig Beck

Eddie Izzard: generale Erich Fellgiebel

Kevin McNally: Carl Friedrich Goerdeler

Christian Berkel: colonnello Albrecht Mertz von Quirnheim

Jamie Parker: tenente Werner von Haeften

David Schofield: feldmaresciallo Erwin von Witzleben

Thomas Kretschmann: maggiore Otto Ernst Remer

David Bamber: Adolf Hitler

Tom Hollander: colonnello Heinz Brandt

Halina Reijn: Margarethe von Oven

Waldemar Kobus: capo della polizia Wolf-Heinrich von Helldorf

Matthias Freihof: Reichsführer-SS Heinrich Himmler

Gerhard Haase-Hindenberg: Reichsmarschall Hermann Göring

Harvey Friedman: ministro della propaganda Joseph Goebbels

Manfred-Anton Algrang: architetto Albert Speer

Kenneth Cranham: feldmaresciallo Wilhelm Keitel

 

TRAMA: Nella Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre la situazione volgeva a favore degli Alleati, un gruppo di alti ufficiali e politici tedeschi complotta disperatamente per rovesciare il regime prima che la nazione venga schiacciata in una sconfitta quasi inevitabile. A tal fine, il colonnello Claus von Stauffenberg, un ufficiale dell’esercito convinto di dover salvare la Germania da Adolf Hitler, viene reclutato per ideare un vero piano.

 

VOTO 6,5


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Quando ti avvicini ad un film come questo, la domanda è inevitabile: può davvero esserci tensione in una storia di cui conosciamo già la fine? Sappiamo tutti che Hitler non è morto per un attentato e chi mastica un minimo di storia ricorda bene il fallimento del complotto del 20 luglio 1944. Eppure Bryan Singer riesce a costruire un thriller bellico che, a tratti, ti fa dimenticare l’inevitabile e ti trascina dentro l’attimo, come se tutto potesse ancora andare diversamente.


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Il film copre circa un anno e mezzo, dall’inizio del 1943 al giorno dell’attentato. Pur romanzando alcuni passaggi, resta fedele ai fatti principali e apre una finestra sul mondo della resistenza interna all’esercito tedesco: ufficiali di alto rango che, dall’interno del regime, cercavano un modo per fermare Hitler. Al centro c’è il colonnello Claus von Stauffenberg, interpretato da Tom Cruise, un ufficiale ferito in Africa che viene reclutato da Henning von Tresckow (Kenneth Branagh) e Friedrich Olbricht (Bill Nighy). Per lui non è un dilemma morale: è convinto che eliminare il Führer sia l’unico modo per salvare la Germania da se stessa.


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Stauffenberg entra così in contatto con gli altri membri della cospirazione, tra cui Ludwig Beck (Terence Stamp) e Carl Goerdeler (Kevin McNally), e quando Tresckow viene mandato al fronte, tocca proprio a lui prendere in mano l’intera operazione. Il piano è complesso: non basta far esplodere una bomba vicino a Hitler (David Bamber), bisogna anche impedire alle SS di riprendere il controllo. La chiave è “Operazione Valchiria”, un protocollo d’emergenza per mobilitare l’esercito di riserva che, se manipolato, potrebbe trasformarsi nella copertura perfetta per un colpo di stato. L’unico ostacolo è il generale Fromm, che comanda le riserve e non vuole compromettersi se non vede un vantaggio personale.


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Bryan Singer costruisce diversi momenti di tensione pura: la scena in cui Stauffenberg convince Hitler a firmare la versione modificata dell’operazione, la sequenza dell’attentato, e la frenetica “battaglia per Berlino”, combattuta più con ordini e telefoni che con armi. È un pezzo di storia spesso trascurato dal cinema, e il film lo restituisce con un’attenzione notevole ai dettagli. Curiosamente, non viene mai citato Rommel, che fu coinvolto indirettamente e costretto al suicidio: probabilmente una scelta dettata dal minutaggio, ma che avrebbe ampliato il quadro.


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Rispetto ad altri film simili, è più lineare e meno devastante, ma resta coinvolgente. David Bamber, pur somigliando fisicamente a Hitler, non raggiunge l’intensità di Bruno Ganz, ma funziona nelle poche scene in cui appare. Tom Cruise, invece, sorprende: complice la benda sull’occhio e un ruolo molto definito, riesce a sparire nel personaggio più del solito. Il cast di supporto - Kenneth Branagh, Bill Nighy, Tom Wilkinson - è una garanzia e Carice van Houten porta un tocco di grazia nel ruolo della moglie di Stauffenberg.


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La ricostruzione storica è uno dei punti forti: molte location sono reali, altre sono state ricreate con cura maniacale. Il risultato è un film che ti porta davvero nella Germania del 1944, senza artifici visibili. Non è un thriller da “mani sudate”, ma è solido, rigoroso e capace di tenerti dentro la storia fino all’ultimo, anche se sai già come andrà a finire.

 


 
 
 

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