Il ponte delle spie (2015)
- michemar

- 25 mar 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 19 mag 2023

Il ponte delle spie
(Bridge of Spies) USA/Germania/India 2015 dramma biografico 2h22'
Regia: Steven Spielberg
Sceneggiatura: Matt Charman, Joel & Ethan Coen
Fotografia: Janusz Kaminski
Montaggio: Michael Kahn
Musiche: Thomas Newman
Scenografia: Adam Stockhausen
Costumi: Kasia Walicka-Maimone
Tom Hanks: James Donovan
Mark Rylance: Rudolf Abel
Amy Ryan: Mary McKenna Donovan
Alan Alda: Thomas Watters
Austin Stowell: Francis Gary Powers
Scott Shepherd: ag. Hoffman
Jesse Plemons: Murphy
Domenick Lombardozzi: ag. Blasco
Sebastian Koch: Wolfgang Vogel
Eve Hewson: Carol Donovan
Will Rogers: Frederic Pryor
Dakin Matthews: giudice Mortimer W. Byers
Michael Gaston: Williams
TRAMA: Brooklyn, 1957. Rudolf Abel, pittore di ritratti e di paesaggi, viene arrestato con l'accusa di essere una spia sovietica. La democrazia impone che venga processato, nonostante il regime di guerra fredda ne faccia un nemico certo e terribile. Dovrà essere un processo breve, per ribadire i principi costituzionali americani, e la scelta dell'avvocato cade su James Donovan. Nel frattempo, un aereo spia americano viene abbattuto dai sovietici e il tenente Francis Gary Powers viene fatto prigioniero in Russia: si profila la possibilità di uno scambio e la CIA incarica Donovan stesso di gestire il delicatissimo negoziato.
Voto 7,5

La bellissima spy-story di Steven Spielberg inizia con una sequenza emblematica: un uomo che si guarda allo specchio mentre dipinge il suo autoritratto. Una triplice immagine di una persona che si rivela poco dopo come una spia sovietica del KGB nella pancia dell’America, una rappresentazione delle molteplici sembianze che possono apparirci del più comune uomo che ci passa accanto o che vive nell’appartamento vicino. Lui è Rudolf Abel, un’apparente tranquillissima persona quasi invisibile agli occhi degli altri che coltiva la passione della pittura ma che lascia con discrezione piccoli messaggi cartacei in posti impensabili, affinché vengano raccolti e letti.

Sono gli anni della Guerra Fredda, è il tempo dello spionaggio a tutto campo tra i due fronti, è il momento della paura generalizzata e della paranoia. La paura principale, come mostra il regista nella vita quotidiana e perfino familiare e scolastica, è un attacco nucleare. Questo è la cornice del quadro che il regista ci illustra, proprio quando la silente spia russa viene arrestata e siccome negli USA è sacrosanto il diritto sancito dalla Costituzione di essere difesi in un giusto processo, viene chiamato d’ufficio a garantire i diritti del russo un avvocato assicurativo, James Donovan, tra la perplessità dell’opinione pubblica americana. “Ognuno di noi è importante”, dice appunto l’avvocato Donovan, “Il manuale delle regole, lo chiamiamo Costituzione ed è ciò che ci rende americani.” È orgoglioso quell’uomo che deve rispettare la legge massima e sa che deve farlo nei migliori dei modi, avvicinandosi a quello straniero con circospezione ma con riguardo. E ancora “Tutti meritano una difesa, e non importa quello che dice la gente”.

Questo è il punto di partenza di una storia appassionante, mentre la Berlino del dopoguerra è divisa in due metà dalle superpotenze che si odiano, si temono e si spiano costantemente. In mezzo ci sono due personaggi affascinanti: un piccolo uomo russo (un fantastico Mark Rylance, un interprete che finalmente con questo film si è visto riconoscere il valore di attore che meritava da tempo e che io personalmente aspettavo da molto, avendolo sempre stimato) e un rigoroso e stimato avvocato newyorkese (personaggio perfetto per il bravissimo Tom Hanks). Ovviamente la storia non sarà così semplice perché quest’ultimo avrà in contemporaneo un incarico difficilissimo da portare a termine: lo scambio di due prigionieri, il russo contro un pilota d’aerei americano, il famoso Gary Powers, caduto e catturato in Russia.

La ricostruzione storica, ambientale, psicologica, di ambiente è praticamente perfetta, come anche la meravigliosa fotografia di Janusz Kaminski. Steven Spielberg, come suo costume, ricostruisce la vicenda in modo appassionante, contando in primis sulle memorie scritte dallo stesso avvocato, e allestendo un film che mescola con sapienza il dramma delle varie situazioni, un po’ di patriottismo e retorica nazionale immancabile nei film spielberghiani, e un certo tocco di leggerezza dovuta a piccole situazioni create per allentare la tensione del film. Quest’ultimo elemento è dovuto anche alla presenza dei fratelli Coen nella scrittura della sceneggiatura realizzata a sei mani assieme a Matt Charman, che si era interessato alla storia e aveva contattato il figlio dell’avvocato Donovan.

È ancora una volta il cinema civile di Steven Spielberg che ci colpisce, è ancora una volta una collaborazione tra lui e quell’attore capace di adattarsi a qualsiasi ruolo, Tom Hanks, che non tradisce mai le attese. Ma è la grande occasione per Mark Rylance, che, peccato per noi spettatori, il grande cinema ha portato alla ribalta un po’ tardi ma meritamente, tanto che tra le sei candidature agli Oscar 2016 è proprio questo attore che vince la statuetta dorata.
Sicuramente uno dei migliori film di Steven Spielberg.

2016 - Premio Oscar
Miglior attore non protagonista a Mark Rylance
Candidatura per il miglior film
Candidatura per la migliore sceneggiatura originale
Candidatura per la migliore scenografia
Candidatura per la migliore colonna sonora
Candidatura per il miglior sonoro
2016 - Golden Globe
Candidatura per il miglior attore non protagonista a Mark Rylance






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