Out of Sight (1998)
- michemar

- 7 set
- Tempo di lettura: 3 min

Out of Sight
USA 1998 commedia thriller 2h3’
Regia: Steven Soderbergh
Soggetto: Elmore Leonard (romanzo)
Sceneggiatura: Scott Frank
Fotografia: Elliot Davis
Montaggio: Anne V. Coates
Musiche: David Holmes
Scenografia: Gary Frutkoff
Costumi: Betsy Heimann
George Clooney: Jack Foley
Jennifer Lopez: Karen Sisco
Ving Rhames: Buddy Bragg
Steve Zahn: Glenn Michaels
Don Cheadle: Maurice “Snoopy” Miller
Albert Brooks: Richard Ripley
Dennis Farina: Marshall Sisco
Luis Guzmán: Chino
Isaiah Washington: Kenneth
Keith Loneker: White Boy Bob
Catherine Keener: Adele
Paul Calderón: Raymond Cruz
Viola Davis: Moselle
Nancy Allen: Midge
Michael Keaton: Ray Nicolette
Samuel L. Jackson: Hejira Henry
TRAMA: Il quarantenne Jack, detenuto in un penitenziario della Florida, ha alle spalle due decenni di rapine alle banche senza mai fare uso delle armi nel corso della sua carriera, ma spesso si è fatto prendere con le mani nel sacco. Attualmente sta scontando una pena di trent’anni ma di restare in prigione non ci pensa proprio. Mentre sta per evadere si imbatte in Karen, poliziotta con una passione per gli scavezzacolli e la prende in ostaggio.
VOTO 6,5

Quel polivalente artista chiamato Steven Soderbergh a volte ama girare anche film di genere ma rivedendoli alla sua maniera, come in questo caso in cui, praticamente, ridefinisce il genere stesso, mettendoci sempre qualcosa che si rifà alla sua idea di cinema e alla sua notevole inventiva. E succede che, con questa pellicola, trae un thriller sofisticato sapendo coniugare intelligenza, sensualità e ritmo narrativo. Tratto dall’omonimo romanzo di Elmore Leonard, il film si fa notare grazie a una sceneggiatura affilata di Scott Frank e a una coppia protagonista magnetica. Un accoppiamento nuovo che risulta riuscito, anche perché due belle facce.

George Clooney interpreta Jack Foley, ladro di banche dal sorriso irresistibile (alla sua maniera da piacione, insomma) e dalla mente brillante, capace di compiere oltre 200 colpi senza mai usare una pistola. Dopo un’evasione rocambolesca orchestrata con l’amico Buddy (Ving Rhames), punta a un bottino da cinque milioni di dollari in diamanti grezzi nascosti nella villa di un ex compagno di prigione. Ma sulla sua strada c’è Karen Sisco, agente federale interpretata da Jennifer Lopez, che durante la fuga lui ha preso in ostaggio. Tra i due nasce un’attrazione immediata, fatta di sguardi, tensione e dialoghi taglienti.

Si potrebbe iniziare a guardare il film con sufficienza ma nel corso della visione ci si accorge che si viene interessati e attratti, anche per merito della sceneggiatura, che è un gioiellino di equilibrio tra crime e romanticismo. Memorabile la scena nel bagagliaio, dove Jack e Karen parlano di cinema mentre si sfiorano, o quella nel bar, dove finalmente si confrontano apertamente sul desiderio che li unisce. Il film gioca con il tempo e con i flashback (eccellente il montaggio), ma senza mai perdere il filo: ogni scena è costruita con cura, ogni battuta ha il suo peso. Dialoghi brillanti che non guastano l’atmosfera da thriller: tra diamanti e seduzione.

Oltre a Clooney e Lopez, entrambi in ottima forma, il film vanta un cast di supporto eccellente, affollato di nomi importanti con attori scelti bene, soprattutto nella cerchia preferita del regista: Don Cheadle è spietato e imprevedibile, Albert Brooks sorprende nei panni di un milionario losco, Steve Zahn diverte come ladro stonato, e Ving Rhames dà spessore al ruolo dell’amico leale. E poi ancora Catherine Keener, Viola Davis, Denis Farina, Nancy Allen, Michael Keaton, e perfino Samuel L. Jackson. Ci sono, insomma, beniamini per tutti. E tutti diretti dall’ottimo Steven Soderbergh (sorprende sempre, questo cineasta) che orchestra il tutto con maestria, fondendo il racconto criminale con una storia d’amore mai banale, aiutato dal cast in forte evidenza.

Noir moderno che non rinuncia al fascino classico, regia elegante, la fotografia che crea atmosfere sensuali e ambigue, colonna sonora che accompagna con discrezione ogni svolta. L’unico piccolo neo è l’abuso del freeze-frame, tecnica visiva che stavolta Soderbergh utilizza forse con troppa frequenza. Finale pirotecnico!

In un panorama dominato genericamente da effetti speciali, inseguimenti e trame scontate, il film sorprende inatteso perché è una ventata d’aria fresca: intelligente, sexy, ironico e, volendo, anche profondo. Un film che dimostra come il cinema di genere possa ancora emozionare, divertire e far riflettere. Tant’è che, anche se è un thriller, genere solitamente trascurato nei premi importanti, le ricompense non sono mancate e tra 13 premi e 15 candidature…

Riconoscimenti
Oscar 1999
Candidatura miglior sceneggiatura non originale
Candidatura miglior montaggio






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