Traffic (2000)
- michemar

- 23 apr 2021
- Tempo di lettura: 3 min

Traffic
USA/Germania 2000 dramma 2h27'
Regia: Steven Soderbergh
Soggetto: Simon Moore (miniserie TV)
Sceneggiatura: Stephen Gaghan
Fotografia: Peter Andrews (Steven Soderbergh)
Montaggio: Stephen Mirrione
Musiche: Cliff Martinez
Scenografia: Philip Messina
Costumi: Louise Frogley
Benicio Del Toro: Javier Rodriguez
Michael Douglas: Robert Hudson Wakefield
Catherine Zeta-Jones: Helena Ayala
Tomás Milián: gen. Arturo Salazar
Jacob Vargas: Manolo Sanchez
Don Cheadle: Montel Gordon
Dennis Quaid: Arnie Metzger
Luis Guzmán: Ray Castro
Steven Bauer: Carl Ayala
Albert Finney: capo dello staff
James Brolin: gen. Ralph Landry
Topher Grace: Seth Abrahams
Amy Irving: Barbara Wakefield
Salma Hayek: Rosario
Viola Davis: assistente sociale
TRAMA: Javier, poliziotto messicano, lavora con il collega Manolo alla frontiera tra Stati Uniti e Messico. I due sono alle dipendenze di Salazar, il principale esponente della lotta al crimine dello stato messicano. Le tentazioni sono grandi e nonostante Javier provi a resistere si troverà coinvolto in una situazione insostenibile. La Corte Suprema dello stato dell'Ohio ha nominato il nuovo capo della sezione antidroga: si tratta di Robert Hudson Wakefield che nella vita privata deve affrontare la tossicodipendenza della figlia. A San Diego un narcotrafficante accetta di testimoniare contro l'infame cartello Obregon. E per lui saranno guai.
Voto 8

I personaggi sono tanti, ognuno con una vita differente, che vivono storie lontane ma che paiono parallele e che il destino porta invece a incrociarsi, perché c’è in ogni caso un legame che li unisce. Hanno qualcosa in comune, infatti, per un motivo o l’altro li accomunano gli stupefacenti. E che per la loro guerra personale vengano spinti dalle motivazioni più varie conta poco: la famiglia, gli affari, le indagini. E intorno il potere dei soldi, la ferita bruciante di una figlia tossicomane, poliziotti che si sporcano. Un film corale dove ogni personaggio ha una storia non facile.

Tre filoni da seguire, tre storie legate al traffico e alla diffusione della droga tra gli Stati Uniti e il Messico divisa in tre parti e in tre luoghi, i cui protagonisti principali incontrano casualmente gli altri. Inevitabile vedendo questo film andare col pensiero al moderno Sicario (recensione) di Villeneuve: a volte sembra di rivedere gli stessi panorami, le stesse persone, perché purtroppo l’ambiente è lo stesso e il “traffico” di cui si parla in entrambi è proprio quello. Stesso confine, stessa barriera. Se quello del regista canadese raggiunge livelli tra i più altri nella storia del cinema nel genere poliziesco, il talento di Steven Soderbergh lo porta ad una suggestiva suddivisione della narrazione in tre tonalità di colore.

Il giallo arancio del sole malato nell’ambiente sabbioso e arso di Tijuana quando seguiamo le vicende dei narcos e dei poliziotti, un giallo che preannuncia violenze e killers senza scrupoli. Il blu cupo dell’ambiente politico dell’Ohio e delle stanze del potere di Washington, blu che tinge il traffico al dettaglio e la reazione di un genitore potente che prova sulla propria pelle l’incapacità di gestire una figlia che gli sfugge ma che vuole salvare a tutti i costi. Il colore più rassicurante dell’America ufficiale, bella e pulita, quella di San Diego, di gradazione neutra e senza spigolose esaltazioni di tonalità. Tre colorazioni dominanti a seconda delle ambientazioni, talmente evidenti all’occhio che il passaggio da un luogo all’altro si avverte istantaneamente, come essere presi e scaraventati altrove.

Due poliziotti messicani, Javier e Manolo, con le facce di Benicio Del Toro e Jacob Vargas che meglio non si potrebbe pretendere; agenti della DEA, un giudice della Corte Suprema dell’Ohio che ha dichiarato guerra al traffic(o), toccato intimamente dalla vicenda della figlia, con la mascella serrata di Michael Douglas; un generale, Arturo Salazar, che classicamente non resta fuori dagli affari sporchi ed ha la durezza scura di Tomás Milián. Personaggi inquadrati con la macchina da presa a mano che il regista segue da vicino registrando una pellicola losca e affascinante.

Il cast, lo si intuisce leggendolo, è eccezionale, di numero e di nomi importanti e il film raggiunge il traguardo di ben quattro Oscar meritati: Benicio Del Toro (non protagonista), regia, sceneggiatura e montaggio. Film girato con grande maestria come sempre capita a Steven Soderbergh, regista eclettico che spazia tra i generi e l’impegno politico, ben recitato e impreziosito dalla eccezionale fotografia e da una trama complicata e intrigante. Tutti gli attori offrono una prestazione notevole, consapevoli della forza del film.






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