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Prospettive di un delitto (2008)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 19 ago
  • Tempo di lettura: 2 min
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Prospettive di un delitto

(Vantage Point) USA, Messico 2008 thriller 1h30’

 

Regia: Pete Travis

Sceneggiatura: Barry L. Levy

Fotografia: Amir Mokri

Montaggio: Stuart Baird, Sebastian Aguirre

Musiche: Atli Örvarsson

Scenografia: Brigitte Broch

Costumi: Luca Mosca

 

Dennis Quaid: Thomas Barnes

Matthew Fox: Kent Taylor

Forest Whitaker: Howard Lewis

William Hurt: presidente Ashton

Édgar Ramírez: Javier

Eduardo Noriega: Enrique

Sigourney Weaver: Rex Brooks

Zoe Saldana: Angie Jones

Saïd Taghmaoui: Suarez

Ayelet Zurer: Veronica

Bruce McGill: Phil McCullough

 

TRAMA: Il tentativo dell’omicidio del presidente degli Stati Uniti, giunto in Spagna per una riunione, raccontato secondo prospettive diverse.

 

VOTO 6


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A Salamanca, in Spagna, è in corso un summit sulla guerra al terrorismo a cui è prevista la partecipazione del Presidente degli Stati Uniti d’America Ashton (William Hurt). Scortato dagli agenti segreti Thomas Barnes (Dennis Quaid) e Kent Taylor (Matthew Fox), poco prima di iniziare il suo discorso, nella piazza gremita di gente, il Capo di Stato americano viene colpito da un colpo di fucile: è il caos e subito dopo un’esplosione miete molte vittime tra la folla in preda al panico.



Da questo momento in poi il film torna indietro, per ripercorrere gli avvenimenti da diversi punti di vista, attraverso gli occhi di Thomas Barnes, di un poliziotto sotto copertura, di un turista videoamatore, del Presidente stesso, nonché degli attentatori. Otto punti di vista per mettere assieme i pezzi di un complicato puzzle, dove la verità è una sola, unica e sconvolgente!



Discreto film d’azione, con molto movimento e qualche fase intuibile, come per esempio, nonostante la sorpresa finale, l’esaltazione dei soliti eroi americani che riescono sempre ad arrivare allo scopo.



Alquanto retorico e patriottico, comunque l’argomento trattato è purtroppo sempre attuale (vedi i non rari attentati ad un candidato alla Presidenza degli USA o di altre nazioni) ma come al solito tutto serve a far spettacolo e intrattenimento.


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Il regista esordiente Pete Travis e lo sceneggiatore Barry L. Levy meritano un minimo di credito per aver sviluppato un film in cui il metodo non cronologico ha senso. Difatti, questo non è un usato come espediente, è solo pertinente al modo in cui si svolge la trama. Tuttavia, l’approccio risulta ripetitivo dopo un po', smorzando il potenziale della suspense. Ma il notevole cast contribuisce alla apprezzabile fruizione.

 


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michemar

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