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Quella sporca dozzina (1967)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 15 dic 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 3 giu 2023


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Quella sporca dozzina

(The Dirty Dozen) UK/USA 1967 guerra 2h30’


Regia: Robert Aldrich

Soggetto: E.M. Nathanson (romanzo)

Sceneggiatura: Nunnally Johnson, Lukas Heller

Fotografia: Edward Scaife

Montaggio: Michael Luciano

Musiche: Frank De Vol

Scenografia: William Hutchinson


Lee Marvin: magg. John Reisman

Ernest Borgnine: gen. Worden

Charles Bronson: Joseph Wladislaw

Jim Brown: Robert Jefferson

John Cassavetes: Victor Franko

Richard Jaeckel: serg. Bowren

George Kennedy: magg. Max Armbruster

Trini Lopez: Pedro Jiminez

Ralph Meeker: cap. Stuart Kinder

Robert Ryan: col. Everett Dasher Breed

Telly Savalas: Archer Maggott

Donald Sutherland: Vernon Pinkley

Clint Walker: Samson Posey

Robert Webber: gen. Denton


TRAMA: Lo sbarco in Normandia è ormai imminente. Lo Stato Maggiore alleato affida al maggiore John Reisman, aiutato dal sergente Ballon, il compito di far saltare un castello in Francia, dove si riuniscono abitualmente i più alti ufficiali del comando tedesco. La località è un centro operativo nevralgico e una casa di piacere per passare i momenti liberi dalle fatiche della guerra. La missione presenta però rischi altissimi che non possono essere affidati a soldati comuni, per quanto abili e coraggiosi.


Voto 7,5

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La guerra (oltre ad essere la cosa più stupida che l’uomo può fare e la fa sempre) è anche una cosa sporca, ma così sporca che spesso – avrà pensato Robert Aldrich – per raccontarla bisogna sporcarsi (che etimologicamente viene da porco) e non solo le mani come si suol dire. E se poi, per vincere una battaglia importante o per portare a termine un’operazione difficile, che difficilmente anche i più bravi soldati possono portare a termine, ecco che necessitano uomini perduti, persi per la società umana: uomini sporchi, una dozzina, va’!

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Siamo a Londra, nel 1944. Alla vigilia dello sbarco in Normandia, il maggiore John Reisman viene convocato da un gruppo di ufficiali, guidati dal generale Warden, che gli propongono un delicato incarico: guidare dodici detenuti condannati a morte o a lunghe pene detentive all'assalto di un castello in Francia, dove dovranno assassinare un gruppo di ufficiali tedeschi. Reisman è riluttante per quella che ritiene una missione suicida ma è obbligato ad obbedire. Recatosi al carcere militare di Marston Tyne, il sergente Bowren gli presenta (ed è già commedia) i dodici detenuti che dovrà convincere a partecipare alla missione, promettendogli in cambio la revoca della pena: tra questi ci sono il taciturno ex ufficiale Joseph Wladislaw, l'afroamericano Robert Jefferson, il "gigante buono" Samson Posey, il maniaco religioso e misogino Archer Maggot, il musicista Pedro Jiminez, l'ottuso Vernon Pinkley e Victor Franko, un irriverente gangster di Chicago con cui il maggiore entra subito in contrasto. Solo per citarne alcuni, ma gli altri sono più o meno della stessa pasta. Ciò, ça va sans dire, non vuol dire riuscire nell’impresa, perché, come sanno tutti i capi di qualsiasi organizzazione, dalla militare a quella lavorativa, per avere successo il gruppo non va lontano se non c’è (ecco una definizione prima di tutto militaresca) lo spirito di corpo, cioè fare squadra, essere compatti, essere un organismo unico, aiutare e aiutarsi. Pena il fallimento in partenza.

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Lo percepiscono tutti che sono dodici persone destinati ad essere carne da macello, ma quei detenuti non hanno nulla da perdere e neanche chi ha deciso di inviarli: sono come eroi (?) antichi con il ghigno da assassino e stupratore e l’espressione dura di chi supera il timore iniziale. Robert Aldrich pensa bene di organizzare un film sì di guerra ma con i toni del dramma, ma senza esagerare, come fosse un gioco di ruoli in perfetto equilibrio tra war movie e commedia, con diverse scene di esplosioni e alcune pazzamente divertenti, al limite della follia caratteriale. Guerra, commedia, azione: spettacolo.

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Film che ha fatto scuola – come quasi sempre con questo regista -, che ha avuto sequel e soprattutto imitazioni che durano nel tempo (sino a Tarantino, il quale ha preso diversi spunti), che ha lasciato scolpiti le facce di gente come John Cassavetes (ancora sconosciuto, ma cineasta dagli interessi autoriali in seguito), Telly Savalas folle patologico, le rughe di Charles Bronson, e così via. Ma anche personaggi militari importanti come Lee Marvin, Ernest Borgnine, Robert Ryan. I primi è gente che si muove prima nell’accampamento dell’addestramento irridendo ciò che li aspetta, poi entra in azione con il cervello che non pensa più e il corpo teso verso lo scopo finale.

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Film irriverente e senza messaggi morali che parla di cameratismo e di come anche gli uomini più improbabili possano, se messi nelle giuste circostanze, agire coraggiosamente per fare del castello, obiettivo principale della loro azione, un enorme scatolone pieno di fuochi d’artificio.

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Sport facile trovare dettagli poco precisi nelle scelte tecniche di guerra e militari: la visione attendibile dell'esercito e delle procedure militari è sfuggente, la gestione della sequenza dell’assalto è a volte assurda, l’impostazione della progressione della trama può sembrare artificiosa. Tanto è criticabile. Tuttavia il risultato finale è la prova della grande abilità di Robert Aldrich come regista che questi problemi non interferiscono con il godimento generale del film da parte dello spettatore. Pellicola che scorre bene, mantenendo le cose in movimento e trascinando il pubblico nella sua rapida corrente. Il film potrebbe non essere un capolavoro, ma la storia recente ha dimostrato che è un film importante, molto importante, e il passaggio dei tanti anni non lo ha datato, né ne ha diminuito la godibilità.

Regista capofila, film capostipite del genere.

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Riconoscimenti

1968 – Premio Oscar

Migliori effetti sonori

Candidatura per il miglior attore non protagonista a John Cassavetes

Candidatura per il miglior montaggio

Candidatura per il miglior sonoro

1968 – Golden Globe

Candidatura per il miglior attore non protagonista a John Cassavetes



 
 
 

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