La grande fuga (1963)
- michemar

- 18 feb 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 19 mag 2023

La grande fuga
(The Great Escape) 1963 avventura/guerra 2h52’
Regia: John Sturges
Soggetto: Paul Brickhill (romanzo)
Sceneggiatura: W.R. Burnett, James Clavell
Fotografia: Daniel L. Fapp
Montaggio: Ferris Webster
Musiche: Elmer Bernstein
Scenografia: Fernando Carrere
Costumi: Bert Henrikson
Steve McQueen: Virgil Hilts
James Garner: Robert Hendley
Richard Attenborough: Roger Bartlett
James Donald: Ramsey
Charles Bronson: Danny Velinski
Donald Pleasence: Colin Blythe
James Coburn: Louis Sedgwick
Hannes Messemer: colonnello Von Luger
David McCallum: Eric Ashley-Pitt
Gordon Jackson: Sandy MacDonald
John Leyton: William Dickes
Angus Lennie: Archibald Ives
Nigel Stock: Dennis Cavendish
Robert Graf: Werner
Jud Taylor: Goff
Karl-Otto Alberty: Steinac
George Mikell: Dietrich
TRAMA: Da un campo di prigionia tedesco scappano ottanta prigionieri alleati, tutti insieme, attraverso gallerie pazientemente scavate. La maggior parte viene ripresa, ma qualcuno riesce ad arrivare al confine svizzero.
Voto 8

Durante la Seconda Guerra Mondiale, alcuni prigionieri alleati che hanno tentato più volte di fuggire ognuno per proprio conto, vengono trasferiti in un campo tedesco caratterizzato da una sorveglianza particolare. Così gli specialisti dell'evasione si conoscono e organizzano una fuga di massa attraverso alcuni tunnel sotterranei. Malgrado parecchi di loro vengano riacciuffati o uccisi, c'è anche qualcuno che riesce a farcela e a passare oltre le linee nemiche.

Con un titolo che preannuncia già la sua grandezza, è un magnifico film che ha tutto: azione, avventura, commedia, dramma. Il film è essenzialmente diviso in due parti, con la prima parte che racconta in dettaglio la pianificazione della fuga intelligente e la seconda che segue i protagonisti durante la fuga reale. Queste due parti differiscono nel loro tono e ritmo di narrazione del tutto opposti. La prima parte più lenta e quasi giocosa in cui lo spettatore viene trascinato nella storia è seguita da una seconda parte più drammatica, in cui vediamo, uno per uno, svanire il sogno dei nostri fuggitivi.
Il grande John Sturges gestisce la narrazione lenta ed estremamente dettagliata in modo eccezionale e non fa sentire al pubblico il peso delle ore che passano. Inoltre, ci delizia con tonnellate di sequenze claustrofobiche che hanno come protagonista gli stretti tunnel scavati dai prigionieri. Tra le fughe, la più famosa è quella spettacolare e scenografica in moto di Steve McQueen, che ha scolpito la sua figura e le sue acrobazie – sempre con quel sorriso irridente – nella storia del cinema di sempre. Degna di nota, poi, è la spettacolare ed epica colonna sonora di Elmer Bernstein, che mescola meravigliosamente umorismo, eccitazione e dramma. Un capolavoro.

E il cast? Superbo, con attori in grandissima forma e con personaggi costruiti ad arte, anche se si ha spesso l’impressione che non siano in un vero campo di concentramento, dove non si vedono grandi sofferenze o lavori forzati. Anzi, il lavoro duro, durissimo e claustrofobico se lo ingegnano per creare quella via di fuga (grande) che i tedeschi neanche immaginano. Tra momenti di tensione, altri di divertimento dato il comportamento goliardico dei tanti personaggi ed altri ancora di azione travolgente, il film è rimasto insuperabile: nessun altro simile è stato capace di reggere il confronto con questa opera di John Sturges, il quale, dopo il successo di I magnifici sette, si era trascinato dietro alcuni degli attori, creando con maestria un’ambientazione tra cinema carcerario e guerra.
Ma Steve McQueen che scappa e vola in moto come fosse in sella ad un cavallo è immortale!














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