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Run (2020)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 17 ott 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 30 nov

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Run

USA, Canada 2020 thriller 1h30’


Regia: Aneesh Chaganty

Sceneggiatura: Aneesh Chaganty, Sev Ohanian

Fotografia: Hillary Spera

Montaggio: Nicholas D. Johnson, Will Merrick

Musiche: Torin Borrowdale

Scenografia: Jean-Andre Carriere

Costumi: Heather Neale


Sarah Paulson: Diane Sherman

Kiera Allen: Chloe Sherman

Pat Healy: Tom, il postino

Sara Sohn: Kammy, infermiera


TRAMA: Un'adolescente confinata in casa a causa di una disabilità, inizia a sospettare che sua madre le stia nascondendo un terribile segreto.


Voto 6


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Si dice che non si possa mai sfuggire all'amore di una madre. Per Chloe ciò è anche un po’ troppo, diciamo più che vero e può rappresentare non un conforto ma una minaccia. Nel rapporto che ha con la madre Diane c'è qualcosa di insano e persino sinistro. Diane l'ha cresciuta in totale isolamento, controllando ogni sua mossa e celando molte cose. Ma per Chloe è arrivato il momento di scoprire quali segreti vi siano dietro e di scappare se la situazione divenisse pericolosa. Però c’è una premessa da puntualizzare: la giovane è affetta da diverse disabilità per cui la madre deve accudirla in modo particolare e le dedica praticamente tutta la vita, ma la ragazza ha cominciato da tempo a notare qualcosa di strano.



Si ha la netta impressione che Diane ritenga sua figlia in costante pericolo e, soprattutto, bisognosa di continuo e assillante supporto e controllo. Il suo comportamento è morboso, inquietante, la sua grande invadenza è allarmante, il che spinge Chloe a mettere in discussione il rapporto che ha con lei. Quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro al mondo, casa sua, si tramuta ben presto in una prigione: lei si sente quasi un ostaggio della madre e quando i sospetti cominciano a prendere forma e consistenza lei cerca di effettuare qualche indagine tra le mura domestiche e scopre particolari strani.



Forse bisognerebbe partire da lontano, da quando, cioè, finalmente Diane ha realizzato il suo sogno, quello di essere madre e dopo un parto complicato quel sogno diventa realtà ma la difficile gravidanza, appunto, ha lasciato il segno con diverse patologie che affliggono la figlia: asma, diabete e paralisi agli arti inferiori, che si presentano come difficoltà nel raggiungere una vita indipendente. Per questo è su una sedia a rotelle, prende parecchie medicine e dipende moltissimo dalla madre. Nello stesso tempo, dato il suo carattere volitivo, queste malattie non le hanno impedito di fissare il suo obiettivo di andare al college. Mentre attende una risposta dalle diverse università a cui ha fatto domanda, lo strano comportamento di sua madre fa sospettare che qualcosa non vada e che lei voglia impedirgli di uscire di casa. Anzi, più indaga, più prove trova che le stia nascondendo un oscuro segreto.



I dubbi che assalgono la ragazza sono gli stessi che vengono in mente allo spettatore: come mai le pillole che la madre le somministra sono spesso di colore diverso? Perché non arrivano le lettere di risposta dai college a cui ha scritto? Perché non le è mai permesso di mettere il naso fuori di casa? Forse l’unica via di uscita dalla situazione sempre più maniacale sarebbe la fuga. Run, scappa! Un incubo che fa venire in mente, in maniera lampante, a medesima condizione della troppo affettuosa infermiera che non vuole che lo scrittore faccia morire Misery. Chloe è in pratica una prigioniera e pare impossibile venirne fuori, necessita trovare una soluzione. Che diventa quindi una serie di tentativi vani o svaniti per un pelo, anche perché la mamma arriva sempre un attimo prima di dare successo ai vari sforzi.



Certo, non è una novità questo stato di cose in un thriller, non è insolito l’amore malato in un film ansiogeno, ma Sarah Paulsen è un’attrice specializzata in ruoli misteriosi e la bravura della sconosciuta esordiente Kiera Allen (tra l’altro, realmente paraplegica) si rivela efficace e produttiva per un film di tensione crescente e di disagio del personaggio e per chi guarda. Se la cava discretamente anche il regista statunitense di origini indiane Aneesh Chaganty, non nuovo al thriller, sua passione, che ha scritto il film con il sodale sceneggiatore Sev Ohanian, anch’egli americano ma di derivazione armeno/germanica. Giovani cineasti che cercano nuove vie al cinema dai risvolti psicologici, tramite narrazioni di atmosfere opprimenti e paranoiche, in cui ci si aspetta solo finali inaspettati. In questo caso, per esempio, si scopre che, in fondo, madre e figlia si accorgono di non conoscersi bene come pensavano. Beh, lo scopriamo anche noi.



 
 
 

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