Scusate il ritardo (1983)
- michemar

- 13 ott 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 17 set

Scusate il ritardo
Italia 1983 commedia 1h52'
Regia: Massimo Troisi
Sceneggiatura: Massimo Troisi, Anna Pavignano
Fotografia: Romano Albani
Montaggio: Antonio Siciliano
Musiche: Antonio Sinagra
Scenografia: Bruno Garofalo
Costumi: Bona Nasalli-Rocca
Massimo Troisi: Vincenzo
Giuliana De Sio: Anna
Lello Arena: Tonino
Lina Polito: Patrizia
Franco Acampora: Alfredo
Olimpia Di Maio: Assunta, la mamma
Nicola Esposito: il professore
Trama: Vincenzo, giovane napoletano disoccupato e apatico, conosce Anna e ne rimane attratto. La relazione però dura poco: lei è insoddisfatta del loro rapporto e lo lascia. Vincenzo soffre, ma non per molto: lei torna rassegnata ad accettarlo così com'è.
Voto 7

La storia è imperniata su Vincenzo, un giovane napoletano disoccupato con scarsa voglia di trovarsi un lavoro e praticamente mantenuto dalla madre, dalla sorella sposata e dal fratello attore affermato. La sua vita si dipana tra i pianti dell'amico Tonino, che non riesce a darsi pace dopo essere stato lasciato dalla fidanzata, e la travagliata storia con la nevrotica Anna alla quale non riesce ad esternare tutti i sentimenti e le attenzioni che lei invece cerca; ma alla fine la ragazza, insoddisfatta di questo rapporto, lo lascia. Vincenzo allora piomba nello sconforto dal quale cercano invano, prima la famiglia e poi Tonino, ormai rinfrancato da un nuovo amore, di tirarlo fuori. Al termine del film è la stessa Anna che, rassegnata ad accettare il temperamento non certo vivace di Vincenzo, torna da lui.

Massimo Troisi era napoletano al 100%, ma allo stesso tempo non amava lo stereotipo che per pigrizia mentale abbiamo noi tutti di questo termine. La pizza, il sole, il mare, il mandolino probabilmente erano le etichette che non gradiva gli si appiccicassero addosso, tant’è che anche in questo film cerca di liberarsi dall’eterno cliché. Se nel suo ultimo lavoro da regista trovava inconciliabile il matrimonio tra un uomo e una donna in quanto così diversi, in questa seconda opera invece siamo ancora a discutere della incomunicabilità, raccontata sempre in maniera insolita, nella “sua” maniera, che potremmo persino definire moderna, con le sue smorfie, i silenzi, gli sguardi e soprattutto con le sue straordinarie pause.

Il titolo è una scelta ironica, come spesso accade nel cinema di Troisi. Il ritardo ha almeno tre livelli di significato, tutti coerenti con la poetica malinconica e disincantata dell’autore. Quello creativo, un riferimento diretto al tempo trascorso dal suo film precedente, Ricomincio da tre. Dopo il successo clamoroso di quell’opera prima, pubblico e critica attendevano un seguito immediato e lui, invece, si prende il suo tempo. Poi c’è quello sentimentale: il protagonista è emotivamente in ritardo, incapace di agire, di amare con decisione, di rispondere alle aspettative affettive di chi lo circonda. Riflette la sua indolenza esistenziale, il suo essere sempre un passo indietro rispetto alla vita e agli altri. Ed infine quello relazionale, la mancata sincronia del rapporto di coppia: Anna è pronta ad amare, Vincenzo no. I tempi dell’amore non coincidono, e il ritardo diventa metafora della distanza emotiva, dell’incapacità di essere presenti nel momento giusto. In definitiva, Troisi usa il titolo come una chiave di lettura dell’intero film, un’opera dimessa, intima, dove il tempo non è scandito da eventi ma da esitazioni.

Quando i due sono a letto e Vincenzo accende la radio perché ci sono le partite, lei si gira dall’altra parte. “Che c’è?” chiede lui, “C’è che il Napoli sta perdendo col Cesena” urla l’ei. E lui imbarazzato: “Tento è o’ primo tempo. Non ti preoccupa’, può esse pure che pareggia…”.
Aveva ragione Benigni, quel lamento, che era il suo modo di parlare, era musica.
1983 – David di Donatello
Miglior attore non protagonista Lello Arena
Candidatura miglior attrice non protagonista Lina Polito





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