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Ricomincio da tre (1981)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 3 set
  • Tempo di lettura: 4 min
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Ricomincio da tre

Italia 1981 commedia 1h50’

 

Regia: Massimo Troisi

Sceneggiatura: Massimo Troisi, Anna Pavignano

Fotografia: Sergio D’Offizi

Montaggio: Antonio Siciliano

Musiche: Pino Daniele

Scenografia: Maria Grazia Pera

Costumi: Maria Grazia Pera

 

Massimo Troisi: Gaetano

Fiorenza Marchegiani: Marta

Lino Troisi: Ugo, padre di Getano

Deddi Savagnone: madre di Gaetano

Vincent Gentile: Frankie

Laura Nucci: Ida, madre di Robertino

Renato Scarpa: Robertino

Luciano Crovato: Pasqualino, fratello di Gaetano

Marco Messeri: malato mentale

Marina Pagano: Antonia Tortora, zia di Gaetano

Lello Arena: Lello Sodano

Michele Mirabella: aspirante suicida

Carmine Faraco: Salvatore

Cloris Brosca: Rosaria, la sorella di Gaetano

Jeanne Mas: Jeanne

 

TRAMA: Gaetano, un giovane napoletano, decide di lasciare casa, lavoro e amici, per cercare altri momenti di vita e conoscere altre persone. Va a Firenze, a casa di sua zia. In una clinica, dove va per caso, incontra Marta e si innamora di lei.

 

VOTO 7


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Gaetano (Massimo Troisi) è un ragazzo timido e gentile che vive a San Giorgio a Cremano con i genitori, il fratello e la sorella. Stanco della vita provinciale fatta solo della sua famiglia con il padre Ugo (Lino Troisi) che, oltretutto, ha una mano mancante e non fa altro che pregare affinché avvenga un miracolo che gliela faccia crescere, di banali uscite con gli amici, tra cui l’affezionato Lello (Lello Arena), con cui ha un rapporto spesso conflittuale, e del suo insoddisfacente lavoro come venditore ambulante di aranciata, decide di trasferirsi a Firenze dalla zia paterna Antonia (Marina Pagano). Tenendo a precisare che la sua partenza non è un’emigrazione ma un semplice viaggio per esplorare nuovi luoghi e fare nuove esperienze ricominciando “da tre” (anziché da zero, in quanto sostiene che tre cose nella sua vita gli sono venute bene e non ha motivo di volerle perdere, battuta che dà il titolo al film), Gaetano si mette in viaggio facendo l’autostop.


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Una domanda retorica: un debutto ha bisogno di effetti speciali per fare la storia del cinema? Risposta facile: no, e questo indimenticabile debutto lo dimostra. Nel panorama cinematografico italiano, dove spesso la commedia si rifugia in stereotipi e battute riciclate, il primo lavoro da regista di Massimo Troisi è un’anomalia luminosa. Non è solo il primo film di un attore-regista che avrebbe lasciato un’impronta indelebile, ma è anche un manifesto di autenticità, timidezza e ironia che non cerca di piacere a tutti e, chissà, forse proprio per questo conquista.


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Il viaggio è una trasferta senza clamore, timida come il suo modo di fare, ma che trova profondità nel suo essere. Tanto per cominciare, e lo fa continuamente presente, lui è un giovane che decide di “ricominciare da tre”, cioè da quel poco che ha, ma che considera solido (“Nossignore, ricomincio da... cioè, tre cose me so’ riuscite dint’ ‘a vita, pecché aggia perdere pure chelle? Che aggia ricomincia’ da zero?! Da tre!”). Non è un eroe, non è un ribelle, non è nemmeno un sognatore nel senso classico. È un ragazzo che vuole semplicemente scappare da una quotidianità che gli sta stretta, anche, e soprattutto, senza far rumore. Firenze e Milano diventano tappe di un viaggio esistenziale più che geografico, dove l’incontro con Marta (Fiorenza Marchegiani) e il ritorno dell’amico Lello scandiscono il ritmo di una narrazione che non ha bisogno di colpi di scena per tenere viva l’attenzione.


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Troisi non interpreta Gaetano: lo incarna. Con la sua parlata lenta, le esitazioni, gli sguardi bassi, il gesticolare delle mani e le battute che sembrano pensate più per sé che per gli altri (paiono riflessioni ad alta voce), costruisce un personaggio che è al tempo stesso universale e irripetibile. La sua comicità non è mai aggressiva, ma sempre gentile, quasi pudica. Eppure, sotto quella superficie di timidezza, si cela una critica sociale affilata: alla religione vissuta come superstizione, alla famiglia come prigione affettiva, alla provincia come luogo di immobilismo.


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La colonna sonora firmata da Pino Daniele è il contrappunto perfetto: malinconica, sincera, mai invadente. È la musica di un’Italia che sta cercando di capire chi è, dopo gli anni di piombo e prima del boom dell’edonismo (reaganiano, si diceva ai tempi di Quelli della notte di Arbore) degli anni ‘80. E il film è proprio questo: un film di transizione, che non urla ma sussurra, che non insegna ma suggerisce.


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A scriverne a distanza di oltre quarant’anni, quello che è diventato un cult senza tempo – perché fuori dal tempo - non ha perso un grammo della sua freschezza. Non perché sia moderno, ma perché è profondamente umano. Non cerca di essere universale, ma finisce per esserlo. È un film che non ha bisogno di essere restaurato per essere attuale, perché parla a chiunque abbia avuto paura di cambiare, ma anche di restare fermo. Se riflettiamo, questa Italia che spesso celebra il rumore, Troisi ha scelto, se non proprio il silenzio, il sussurro. Per questo lo si ama ancora.


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Marta: Quando c’è l’amore c’è tutto.

Gaetano: No, chella è ‘a salute!

 

Marta: Senti, ma come mai sei venuto via da Napoli?

Gaetano: Ma sai, in fondo in fondo...sai...chi parte sa da cosa fugge ma non sa che cosa cerca.

Marta: Ma che fai, parli con le frasi degli altri?

Gaetano: Perché, conosci a Lello, tu?

Marta: E chi è Lello?

Gaetano: Lello Sodano, chillu là bassino, ‘nu poco... cu ‘na faccia, tene ‘nu... cioè la frase che hai detto...

Marta: È di Montaigne!


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Riconoscimenti

David di Donatello 1981

Miglior film

Miglior attore protagonista a Massimo Troisi

Candidatura per la migliore sceneggiatura

Candidatura per il miglior produttore

Nastro d’Argento 1981

Miglior regista esordiente a Massimo Troisi

Migliore produttore

Miglior soggetto

Miglior attore esordiente a Massimo Troisi

Candidatura per la miglior attore protagonista a Massimo Troisi

Candidatura per il miglior attore non protagonista a Lello Arena

Globo d’Oro 1981

Miglior opera prima

Miglior attore rivelazione a Massimo Troisi

Grolla d’Oro 1981

Miglior attore esordiente a Massimo Troisi

Miglior attrice esordiente a Fiorenza Marchegiani

 


Commenti


Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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