Signs (2002)
- michemar
- 23 feb 2023
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 19 mag 2023

Signs
USA 2002 thriller /fantascienza 1h46’
Regia: M. Night Shyamalan
Sceneggiatura: M. Night Shyamalan
Fotografia: Tak Fujimoto
Montaggio: Barbara Tulliver
Musiche: James Newton Howard
Scenografia: Larry Fulton
Costumi: Ann Roth
Mel Gibson: Graham Hess
Joaquin Phoenix: Merrill Hess
Rory Culkin: Morgan Hess
Abigail Breslin: Bo Hess
Cherry Jones: agente Paski
M. Night Shyamalan: Ray Reddy
Patricia Kalember: Colleen Hess
TRAMA: Una famiglia di agricoltori scopre misteriosi cerchi tracciati nei campi di grano, che fungono da presagi per una terrificante invasione.
Voto 7

Nella contea di Bucks, Pennsylvania, dei misteriosi cerchi nel grano vengono ritrovati tracciati sul campo di mais di proprietà della famiglia Hess. Il capo famiglia Graham è un pastore protestante che ha smarrito la fede in Dio dopo la tragica morte della moglie in un incidente stradale. All'inizio si pensa a uno scherzo di cattivo gusto, ma poi - quando si scopre che i cerchi iniziano a comparire anche in India e altre parti del mondo - cresce la tensione. Si inizia a sospettare che questi cerchi nel grano siano in realtà dei punti di riferimento sfruttabili da navicelle aliene, anche a causa della comparsa di numerosi UFO sopra i cieli delle grandi città, tutti a circa 20 Km di distanza dai cerchi.

Dopo i primi veri successi (The Sixth Sense - Il sesto senso, 1999 e Unbreakable - Il predestinato, 2000), M. Night Shyamalan si riafferma con una storia che non è solo di tensione ma si affaccia nello sterminato campo del fantascientifico, argomento che già di per sé è un terreno fertile e facile per inquietare lo spettatore come piace a lui. Film che rende bene l’idea che ha lui del cinema e del genere che sa praticare con grande abilità, tanto che in questa occasione ne dà un’ampia dimostrazione creando tanta apprensione senza ricorrere a chissà quali espedienti di effetti speciali o apparizioni di mostri. È raro che esibisca creature orribili per incutere paura ai suoi spettatori. Piuttosto crea quella adatta atmosfera che fa aumentare i battiti del cuore con piccoli accorgimenti, che fa spaventare alla sola idea di ciò che può accadere. È più l’immaginazione del probabile di quello che poi effettivamente accade sullo schermo.

Il metodo adottato in questa occasione è la visione dall’alto di strani disegni ricavati nei campi coltivati a mais dal protagonista Graham, il cui viso (Mel Gibson ha proprio la faccia giusta) mostra i presagi di quello che potrebbe succedere. “Segni” che se da soli preoccupano figuriamoci se sono accompagnati dai suoni del vento, nel latrato di un cane, del rifiuto di una bambina a bere l’acqua. Sono i particolari che il regista utilizza con il talento che possiede solo chi conosce bene il suo compito. Il titolo, poi, è secco e premonitore di chissà quali significati anche se qualche volta, come risulta dalle numerose cronache, ne sono stati ritrovati per davvero ma dopo qualche tempo sono stati scoperti i burloni che si sono divertiti a crearli. La differenza è che M. Night Shyamalan ci lavora sopra per ricavarne film e scavare nelle nostre ansie.

La genialità del film è che punta ad altro: non si tratta se davvero i cerchi nel granoturco sono opera degli extraterrestri o della possibilità che gli alieni li abbiano creati come aiuto alla loro navigazione e atterraggio, non conta se gli esseri lontani appaiono nel film oppure no, non è questo che cerca il regista. Lo scopo del film è quello di evocare emozioni pure attraverso l'uso di una recitazione e una regia specifica e in particolare attraverso la colonna sonora di un maestro quale James Newton Howard. Inoltre, non è solo quello che sentiamo e vediamo che fa paura: è il modo in cui ci fa ascoltare intensamente quando non c'è nulla da ascoltare. Nel film “de paura” spesso è proprio il silenzio che spaventa di più, è l'inazione che diventa inquietante. Prendiamo ad esempio l’inquadratura del fratello Merrill seduto sul divano con i nipotini, in cui tutti e tre hanno uno strano cappellino a forma di imbuto, oppure quando sono tutti e quattro a guardare spaventati la televisione, oppure ancora quando escono dalla fitta vegetazione che ha le sembianze di una giungla pericolosa e si affacciano sulle strisce di terra che formano i segni. E quando guardano verso l’alto?

Se M. Night Shyamalan è amato e apprezzato dagli appassionati del genere è perché non si comporta come gli altri specialisti che lavorano sul caos e sui suoni ad alto volume. Lui lavora su sequenze apparentemente tranquille, sulle sfumature, forse imparate da quel regista da cui tutti traggono lezione di quasi perfezione, Hitchcock, maestro che ha insegnato come spaventare senza che molto spesso succeda nulla. Ma c’è anche qualche goccia di Spielberg e dei suoi “incontri ravvicinati” dove finalmente l’uomo viene liberato dall’incubo e conosce, una volta per tutte, gli alieni, o per i notiziari che, anche lì, tengono informati e intimoriti gli spettatori, come se le news siano l’unico mezzo per arrivare alla verità. In più, questo allora 32enne sa instillare un senso di misticità nel mistero senza mai esagerare in un mondo rurale che è di solito molto pragmatico e materialista. La differenza è che Graham è un ex pastore, quindi un officiatore religioso che ha messo da parte la fede perché deluso dalla disgrazia capitatagli.

Film girato benissimo che raggiunge lo scopo qui descritto, con un cast che è imperniato sulla star del momento dei film d’azione, Mel Gibson, solitamente inquietante di suo, e su un giovane in piena ascesa come Joaquin Phoenix, che il regista richiamerà per il film seguente, The Village. Intanto, anche in questo M. Night Shyamalan si ricava, come fa spesso, una particina, gli piace sempre comparire quasi di sfuggita. Lui è Ray Reddy, l'uomo che aveva causato l'incidente in cui muore la moglie di Graham Hess: “Tornavo stanco morto dal lavoro. Non mi ero mai addormentato al volante. Mai successo. Non avevo incontrato neanche una macchina per la strada tornando a casa. Se mi fossi addormentato prima sarei finito in una cunetta con un bozzo in testa. Invece è dovuto capitare proprio in quei dieci-quindici secondi in cui lei passava a piedi. Come se fosse scritto, Padre. Se è davvero la fine del mondo io sono fregato. Penso che chi ammazza la moglie di un servo di Dio non avrà certo un posto di prima fila in cielo.”
“È come La guerra dei mondi!” (dice Merrill), citazione spielberghiana.
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