Speak No Evil (2022)
- michemar
- 4 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min

Speak No Evil
Danimarca/Olanda 2022 horror 1h37’
Regia: Christian Tafdrup
Sceneggiatura: Christian e Mads Tafdrup
Fotografia: Erik Molberg Hansen
Montaggio: Nicolaj Monberg
Musiche: Sune Kølster
Scenografia: Sabine Hviid
Costumi: Louize Nissen
Morten Burian: Bjørn
Sidsel Siem Koch: Louise
Fedja van Huêt: Patrick
Karina Smulders: Karin
Liva Forsberg: Agnes
Marius Damslev: Abel
Hichem Yacoubi: Muhajid
TRAMA: Una famiglia danese fa visita a una famiglia olandese incontrata durante una vacanza. Quello che doveva essere un bel fine settimana inizia lentamente a diventare un incubo mentre i danesi cercano di rimanere educati nonostante il loro sgomento.
VOTO 6,5

Il classico climax del genere horror gioca quasi sempre con le aspettative dello spettatore e costruisce una tensione psicologica palpabile. La trama di questo film si snoda attraverso l’incontro di due famiglie in vacanza in Toscana, un evento che si trasforma in un incubo di cortesia forzata e violenza psicologica.
Succede infatti che, in vacanza in un agriturismo della campagna toscana, una famiglia danese fa amicizia con una famiglia olandese che soggiorna nello stesso luogo. Dopo qualche titubanza per l’estrosità di quest’ultima, i due nuclei si sintonizzano e trascorrono il tempo assieme con piacere. Mesi dopo, la coppia danese riceve dagli olandesi l’invito a far visita nella loro casa di campagna, decidendo di accettare la proposta e di passare lì il fine settimana.
Accolti molto bene all’arrivo, i danesi Bjørn e Louise con la loro giovanissima Agnes, nonostante l’accoglienza calorosa, cominciano a notare strani atteggiamenti e reazioni, ma il calore di Patrick e Karin e il loro figlioletto Abel, muto per un’anomalia alla lingua e sempre rigido nelle emozioni, sovrasta le perplessità e tra un’escursione o una cena fuori i giorni trascorrono simpaticamente.
Tuttavia, non passa molto tempo prima che la gioia del ricongiungimento lasci il posto ai malintesi. La situazione sfugge pian piano di mano quando gli olandesi si rivelano molto diversi da ciò che hanno finto di essere. Troppi comportamenti anomali, troppe battute pesanti o fuori luogo spiazzano la tranquilla coppia, che ne resta intimorita, fino a pensare di anticipare la partenza.
Partenza che si rivela un’utopia dopo che si accorgono che gli altri non li lasciano ripartire e troppe cose non tornano. Con terrore si accorgono che si ritrovano intrappolati in una casa in cui non avrebbero mai dovuto entrare.
Nulla, all’inizio, poteva far pensare all’ignaro spettatore di assistere ad un horror perché il progetto del buon regista Christian Tafdrup era nato per combinare i generi thriller, horror e drammatico fra di loro inserendo anche alcune tematiche sociali. E difatti sin dalla metà dell’opera ci si accorge subito che la tensione va oltre il prevedibile, poi precipita nell’assurda situazione e quindi nel terrore, nel quasi vano tentativo, per i tre danesi, di uscire indenni da quella casa.
A questa atmosfera da incubo influisce non poco il climax del genere horror classico che gioca quasi sempre con le aspettative e le paure dello spettatore, osservando come aumentino irresistibilmente anche nella mente degli ospiti. Anzi, l’autore va elogiato proprio per la capacità di mantenere lo spettatore in uno stato di ansia costante, sottolineata da una adeguata colonna sonora che contribuisce non poco a creare un’inquietudine che persiste ben oltre la visione.
Nonostante l’assenza di gore fino alle sequenze finali, il film riesce a lasciare un’impressione duratura, esplorando i temi sociali prima accennati: l’istinto, le buone maniere e la passività sociale, che si rivelano essere altrettanto pericolosi quanto qualsiasi minaccia esterna. Comprensibile è infatti come il quieto e titubante Bjørn non reagisca subito alle prevaricazioni e alle provocazioni, come vorrebbe la moglie, proprio per la sua educazione che in alcuni momenti salienti dà l’idea di essere passività.
Questa incursione nel genere horror segna un punto di svolta per il regista, precedentemente noto in patria per lavori drammatici, e dimostra la sua abilità nel creare un’opera che è allo stesso tempo un esercizio per giocare con il genere (indubbiamente offre una certa dose di sadismo satirico della società odierna, altro risvolto sociale) e una riflessione profonda sui pericoli dell’ipocrisia della società moderna. Che forse sono sempre la medesima cosa.

Che il film sia stato invitato al Sundance del 2022 è un bel biglietto da visita.
Comunque ha vinto 9 premi e ottenuto 25 candidature in giro per il mondo.
Nel 2024 è stato realizzato un remake americano molto fedele, Speak No Evil - Non parlare con gli sconosciuti, non all’altezza di questo originale.
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