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Telefoni bianchi (1976)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 20 set
  • Tempo di lettura: 3 min
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Telefoni bianchi

Italia 1976 commedia 2h

 

Regia: Dino Risi

Sceneggiatura: Ruggero Maccari, Bernardino Zapponi, Dino Risi

Fotografia: Claudio Cirillo

Montaggio: Alberto Gallitti

Musiche: Armando Trovajoli

Scenografia: Luciano Ricceri

Costumi: Luciano Ricceri

 

Agostina Belli: Marcella Valmarin, in arte Alba Doris

Cochi Ponzoni: Roberto Trevisan

Vittorio Gassman: Luca Cioccetti, in arte Franco D’Enza

Renato Pozzetto: Bruno

Ugo Tognazzi: Adelmo

Maurizio Arena: Luciani

William Berger: Franz

Lino Toffolo: Gondrano Rossi

Dino Baldazzi: Benito Mussolini

Eleonora Morana: madre di Marcella

 

TRAMA: Marcella viene da Conegliano e va a Roma per fare del cinema. Il primo approccio è traumatico e lei finisce a lavorare in un bordello. Quindi, grazie al fatto d’aver conosciuto il Duce, diventa finalmente una star, ma la gloria è breve e, caduto il fascismo, Marcella sarà costretta a tornare sui suoi passi.

 

VOTO 6


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La commedia all’italiana di Dino Risi, sempre pungente, spesso diventava satira della società italica ma sempre contemporanea al suo tempo, per raccontarci sotto forma ironica le nostre ataviche cattive abitudini (diciamo pure vizi). Con questo film lancia però addirittura uno sguardo all’indietro, al nefasto Ventennio, sempre con lo sguardo cattivo della satira socio-politica, per esplorare un fenomeno artistico poco studiato dai nostri registi.


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È la storia di Marcella Valmarin (la cara Agostina Belli), una giovane cameriera veneta innamorata del cinema cosiddetto “dei telefoni bianchi”, quello che andava di moda allora, che decide di andare a Roma per diventare attrice. È stata infatti sedotta da un cliente dell’albergo del Lido di Venezia in cui lavora il quale, fintosi un importante impresario cinematografico per poterla concupire, le avrebbe promesso una piccola parte in una produzione cinematografica, previo provino formale da tenersi appunto nella capitale. È accompagnata dal fidanzato Roberto Trevisan (Cochi Ponzoni), al quale ha promesso di sposarlo non appena arrivati, sfruttando l’occorrenza delle celebrazioni per il decennale dell’instaurazione del regime fascista, in cui le autorità organizzano un viaggio nella capitale con annessa cerimonia matrimoniale, tutto spesato, per ogni coppia di innamorati che vorranno convolare a nozze quel giorno.


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Ma, giunta a Roma, la giovane ha tuttavia modo d’appurare d’esser stata raggirata e ciononostante, viene nuovamente sedotta da un altro furbastro approfittatore, la camicia nera Bruno (Renato Pozzetto), che, forte dei suoi millantati agganci, si dice disposto a darle una spinta nei suoi propositi d’attrice. Al corrente di tutto ciò, l’affranto Roberto, davanti all’altare dove si stanno celebrando in successione i matrimoni di tutte le coppie accorse per l’occasione, risponde platealmente di “no” alla domanda del prete, per poi sbottare in un violento sfogo nei confronti della ragazza.


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Il film getta uno sguardo impietoso su quel doloroso periodo ma mediante l’imitazione pungente delle dolci commedie romantiche che venivano realizzate nell’era Mussolini per le masse da tenere tranquille, Risi ci introduce nella storia dell’ascesa di una donna dai facili costumi a diva del cinema attraverso una di queste che erano delle vere e proprie soap opera, girate in bianco e nero nella lussuosa atmosfera di una grande villa con ricco proprietario e sfarzo di seta e velluto. Ma, in realtà (ecco l’intento del regista), il film segue, attraverso la scalata al successo di una cameriera, il rafforzamento dello stato fascista corrotto e, di conseguenza, il declino della moralità e del sistema di valori in una società in cui le persone oneste e incorruttibili venivano mandate al fronte, mentre i corrotti, gli asserviti e gli spioni fedeli al Duce restavano a casa a godere di tutti i benefici che la divisa nera comportava.


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La coppia Marcella / Roberto è il prototipo di quei tempi: sono una giovane coppia innamorata ma l’amore non basta a Marcella e siccome lei sogna denaro e fama e poiché il modesto giovane non può permetterselo, lei si espone: entra nel giro e accetta la corte e il sesso con i fascisti per avere successo nella vita. Il che significa diventare una ricca star. Allo stesso tempo, seguiamo la vita di Roberto, che si svolge nella direzione opposta: a causa della gelosia prova risentimento verso molti dei furfanti in camicia nera e, per punizione, viene mandato al fronte. Anzi ai vari fronti, dall’Etiopia alla Spagna fino al terribile fronte orientale dell’inverno russo.


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Commedia sì, ma amara, e in questo territorio Dino Risi resta un maestro, che poteva disporre, come in questo caso, di un grande cast di attori famosi, da Gassman a Tognazzi in testa.


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Riconoscimenti

David di Donatello 1976

Premio speciale a Agostina Belli

 


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Il Cinema secondo me,

michemar

cinefilo da bambino

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