The Devil to Pay - La resa dei conti (2019)
- michemar

- 1 giorno fa
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The Devil to Pay - La resa dei conti
(The Devil to Pay - Reckoning) USA 2019 thriller 1h27’
Regia: Lane e Ruckus Skye
Sceneggiatura: Lane e Ruckus Skye
Fotografia: Sherman Johnson
Montaggio: Ruckus Skye
Musiche: Brad Carter
Scenografia: Jesse Kray
Costumi: Meta Moise
Danielle Deadwyler: Lemon Cassidy
Catherine Dyer: Tommy Runion
Luce Rains: Percy Knox
Adam Boyer: Bull Runion
Jayson Warner Smith: Wade Runion
Brad Carter: Dixon Runion
Ezra Haslam: Coy
TRAMA: Dopo la scomparsa di suo marito, Lemon, una contadina su Monti Appalachi, lotta per salvare suo figlio quando Tommy, la spietata matriarca della più antica famiglia della zona, chiede il pagamento di un debito.
VOTO 6,5

Il film, ambientato tra le selvagge montagne selvagge degli Appalachi, è un thriller indipendente americano del 2019, scritto e diretto dalla coppia moglie e marito Lane e Ruckus Skye al loro debutto cinematografico e interpretato da Danielle Deadwyler nei panni di una madre in difficoltà che deve proteggere il figlio dopo che la scomparsa del marito la costringe ad affrontare la famiglia più potente della montagna, guidata dalla matriarca Tommy Runion.

La situazione e lo stato in cui vivono madre e piccolo è presto chiarita sin dalle prime immagini. Il film, infatti, si apre con la vista di una piccola casa tra i poveri campi dei Monti Appalachi, in Georgia, dove Lemon Cassidy (Danielle Deadwyler) vive con suo figlio, Coy. Suo marito, Tarlee, lavora per la boss locale, Tommy Runion (Catherine Dyer). Ma l’uomo è scomparso da alcuni giorni e la moglie presume che sia la facile conseguenza di una delle sue tante sbronze. Di conseguenza, lei e il piccolo restano soli con le faccende domestiche e dei campi. Un giorno, due uomini che lavorano per Tommy arrivano nella casa di Lemon annunciando con la solita prepotenza che la matriarca la vuole incontrare. Tuttavia, non le permettono di portare Coy con sé e rimangono lì a badare a lui. Nel poco piacevole incontro Tommy spiega all’altra che il marito è stata sorpreso a rubarle, per cui, invece di ripagarle il dovuto, le chiede di portare a termine una missione in cambio della cancellazione del debito.

A questo punto, dopo questa specie di introduzione, specialmente chiarificatrice sulla condizione della donna e dell’atmosfera che si respira nel luogo, ha inizio davvero una trama che viaggia tra il noir western, l’esoterico di una setta che può vagamente ricordare Midsommar e la spietatezza dei brutti ceffi che si aggirano tra i monti e le vallate. No, Lemon non è per nulla intimorita e non solo sa difendersi coraggiosamente ma ha in ogni occasione l’ardore di reagire e non farsi mettere i piedi in testa. Mai sventatamente, però, bensì con cautela e prudenza, riflettendo bene sulle azioni da adottare a seconda della pericolosità della situazione. Un esempio lampante è proprio quel colloquio falsamente formale tra le due donne: Tommy è il tipo di donna al comando che mentre prepara biscotti impartisce ordini e minacce con il sorriso della buona padrona di casa.

Lemon - che è madre, vittima, guerriera - consapevole di non poter rischiare molto per non compromettere la vita del suo piccolo, affronta ogni pericolo e cerca di risolvere alla sua maniera la faccenda: man mano che va avanti si sviluppa nella mente un piano che mette in atto con tanta determinatezza. Sguardo torvo di chi non si fa mettere paura, risposta pronta, mai abbassando gli occhi, assenza di sottomissione. Il titolo originale all’inizio del progetto la dice lunga su questo suo piano: Reckoning, resa dei conti, perché racchiude sia l’idea di vendetta sia quella di inevitabile confronto.

Da come si può facilmente dedurre, il film esplora la resilienza femminile in un contesto ostile, dove la violenza è quotidiana e la giustizia sembra inesistente. La protagonista diventa simbolo di emancipazione, ribaltando i ruoli tradizionali e affrontando il potere con determinazione. Alcune sequenze non mancano di crudezza, ma la violenza vera e propria non compare. Basta la forza di volontà e la voglia di sopravvivenza della protagonista a rendere questo buon film una storia interessante come un thriller noir che non fa prevedere il vincitore finale ed è in forse sino al termine.

Prima di tutto, ciò è merito della grinta recitativa di Danielle Deadwyler, tanto carina nella vita reale quanto apparentemente selvaggia e risoluta nel contesto del film, intorno alla quale girano uomini per nulla raccomandabili che mai avrebbero immaginato di doversi confrontare, e soccombere, con una donna così cazzuta. Poi è anche merito della coppia dei registi e sceneggiatori (nonché montatore) Lane e Ruckus Skye che hanno il pregio di scegliere una direzione essenziale e incisiva: pochi fronzoli, ritmo serrato, atmosfera cupa. L’uso degli spazi naturali è poi un’altra idea vincente perché amplifica il senso di isolamento e pericolo, rendendo la tensione palpabile.

Alla fine della visione, però, resta impressa solo un’idea: Danielle Deadwyler offre una performance magnetica. La sua recitazione è intensa, credibile, capace di trasmettere fragilità e forza in egual misura. È lei il cuore pulsante del film e non si può fare a meno di osservare come la sua prova elevi l’intero progetto. Che grinta!

The Devil to Pay (il vero titolo originale) si distingue nel panorama indie per la capacità di raccontare una storia dura e coinvolgente, sorretta da una protagonista memorabile. Non è solo un thriller di vendetta, ma anche un ritratto di resistenza e dignità in un mondo dominato dalla brutalità. Un mondo chiuso dove il tempo si è fermato.

Il film ha ricevuto al GenreBlast Film Festival (che si svolge ogni anno a Winchester, Virginia) il premio della Giuria e del Pubblico come miglior film e la Deadwyler è stata giudicata miglior attrice nei lungometraggi. Al Nightmares Film Festival (a Columbus, Ohio), il film ha vinto il premio come miglior thriller, mentre la solita Deadwyler ha ricevuto una nomination come miglior attrice.





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