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The Help (2011)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 20 apr 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 8 ago

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The Help

USA 2011 commedia drammatica 2h26’


Regia: Tate Taylor

Soggetto: Kathryn Stockett (romanzo L’aiuto)

Sceneggiatura: Tate Taylor

Fotografia: Stephen Goldblatt

Montaggio: Hughes Winborne

Musiche: Thomas Newman

Scenografia: Mark Ricker

Costumi: Sharen Davis


Emma Stone: Eugenia "Skeeter" Phelan

Viola Davis: Aibileen Clark

Octavia Spencer: Minny Jackson

Jessica Chastain: Celia Foote

Bryce Dallas Howard: Hilly Holbrook

Mike Vogel: Johnny Foote

Allison Janney: Charlotte Phelan

Sissy Spacek: Mrs. Walters

Chris Lowell: Stuart Whitworth

Ahna O'Reilly: Elizabeth Leefolt

Anna Camp: Jolene French

Brian Kerwin: Robert Phelan

Leslie Jordan: Mr. Blackly

Dana Ivey: Grace Higgenbottom

Cicely Tyson: Constantine Bates

Mary Steenburgen: Elain Stein

Aunjanue Ellis: Yule Mae Davis

David Oyelowo: pastore Green


TRAMA: Nel Mississippi, durante gli anni Sessanta, Eugenia “Skeeter” Phelan, una ragazza di Jackson, nel sud dello stato, dopo aver terminato gli studi ha l'intenzione di divenire un giorno scrittrice e raccontare la storia delle discriminazioni razziali a cui sono costrette le donne di colore che, come Aibileen e Minny, da sempre si prendono cura delle famiglie della zona. La ragazza rivoluzionerà con le sue interviste per un libro la vita di amici e concittadini, costretti a rivedere le loro ataviche convinzioni, di cui la portavoce per eccellenza è Hilly Holbrook, reginetta dei salotti borghesi.


Voto 6,5


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Siamo in pieno anni ’60 e a Jackson, nel Mississippi, come in tutto il resto del sud degli Stati Uniti, nel quartiere residenziale pieno di villette regna sovrana l’ipocrisia dettata dal razzismo – qui rappresentato in maniera edulcorata – per cui le madri delle famiglie agiate affidano pargoli, cucina e pulizia alle collaboratrici domestiche nere, le aiutanti del titolo, salvo poi trattarle come feccia umana. Infatti, in tutte le case delle ricche e benestanti signore c’è una governante che pulisce cucina accudisce le piccole di casa (in questo film i figli sono solo femmine) ma che non ha alcun diritto, neanche quello di andare nel bagno della padrona di casa. Loro si devono arrangiare, alle più fortunate capiterà che la padrona di casa farà costruire un bagnetto esterno alla casa, e che non si azzardino mai a trasgredire pena il licenziamento.


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Il regista Tate Taylor confeziona una storia commovente sotto forma di commediola anche troppo semplice, con personaggi femminili (gli uomini sono sempre via e alquanto distratti) coloratissimi, come i loro vestiti variopinti e inamidati, una sorta di favola disneyana bonificata da ogni forma di violenza, dipingendo un Sud meschino ma non crudele, dove i peccati e soprattutto le vendette si eseguono tramite torte al cioccolato (?!) e lacca per capelli.


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Anche se lungo e dalla sceneggiatura prevedibile, è un film che conquista (sicuramente non tutti) per la simpatia di diverse scene e per la moltitudine di personaggi ben tratteggiati. Ma ciò che colpisce di più è il cast che il regista ha saputo mettere assieme. Molte delle attrici non erano ancora diventate famose, almeno qui in Italia, ed oggi le ritroviamo sul podio delle più stimate e soprattutto brave.


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Viola Davis domina in assoluto con il suo viso imbronciato a causa delle avversità capitate nella sua vita e dalle ingiustizie subite (diciamolo: è l’attrice che sa piangere meglio di tutte!); Octavia Spencer (per l’occasione Premio Oscar) è uno spettacolo vederla recitare, anche col suo semplice sguardo (un peccato non sentirla in lingua originale). Poi c’è il campionario delle superflue signore nullafacenti che passano il tempo giocando a carte e spettegolando su quella o quell’altra, e poi le riunioni di dame di beneficenza e così via. Ovviamente queste ultime sono tutte bianche.


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È una delizia osservare il perfido personaggio di Bryce Dallas Howard o la svaporata Sissy Spacek, ma il meglio viene da colei che ancora non sapevamo quanto fosse brava, qui impacciata e incapace di cucinare il minimo sindacale: Jessica Chastain. Luminosa, fragile, ingenuamente sensuale, tanto che pare la versione domestica della Monroe. Ma la vera protagonista è una dolce e giovane ragazza lentigginosa, la simpaticissima Emma Stone, figlia ribelle e controcorrente, che aiuterà le povere donne di colore a scrivere il libro che svelerà le cattiverie subite. Una bomba per l’ambiente!


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Si può criticare alcuni aspetti del film, ma una cosa certa è che si fa vedere sempre con piacere, anche perché, furbamente, Tate Taylor sa mettere ogni cosa al posto giusto, come per esempio il triste finale evocato da un brano musicale che invita alla commozione durante un piano sequenza che sa di classico e sa anche aggiustare il tiro della semplicità della sceneggiatura con dialoghi che in diversi momenti sono effervescenti e divertenti.

A proposito: non viene voglia di assaggiare quel benedetto pollo fritto? (No, la torta al cioccolato decisamente no!)


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Riconoscimenti

2012 - Premio Oscar

Miglior attrice non protagonista a Octavia Spencer

Candidatura miglior film

Candidatura miglior attrice protagonista a Viola Davis

Candidatura miglior attrice non protagonista a Jessica Chastain

2012 - Golden Globe

Miglior attrice non protagonista a Octavia Spencer

Candidatura miglior film drammatico

Candidatura miglior attrice in un film drammatico a Viola Davis

Candidatura miglior attrice non protagonista a Jessica Chastain

Candidatura miglior canzone

2012 - Premio BAFTA

Miglior attrice non protagonista a Octavia Spencer



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Il Cinema secondo me,

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cinefilo da bambino

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