The Northman (2022)
- michemar

- 23 nov 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 23 set

The Northman
USA, Cina 2022 thriller/avventura 2h17’
Regia: Robert Eggers
Sceneggiatura: Robert Eggers, Sjón
Fotografia: Jarin Blaschke
Montaggio: Louise Ford
Musiche: Robin Carolan, Sebastian Gainsborough
Scenografia: Craig Lathrop
Costumi: Linda Muir
Alexander Skarsgård: Amleth
Oscar Novak: Amleth da giovane
Claes Bang: Fjölnir
Nicole Kidman: regina Gudrún
Anya Taylor-Joy: Olga
Ethan Hawke: Re Aurvandil
Willem Dafoe: Heimir il Folle
Elliott Rose: Gunnar
Gustav Lindh: Thorir
Eldar Skar: Finnr
Phil Martin: Hallgrimr
Ingvar Eggert Sigurðsson: stregone
Björk: veggente
Olwen Fouéré: Ashildur Hofgythja
Kate Dickie: Halldora
Ian Whyte: Mound Dweller
TRAMA: All'inizio del X secolo, il giovane Amleth, un principe norreno, vede suo padre, il re Aurvandil, venire assassinato dallo zio Fjölnir che usurpa il trono e costringe la vedova, Gudrun, a restargli accanto come regina. Allontanatosi dal regno, vent'anni dopo Amleth è diventato un berserkr - un feroce guerriero - e si dirige alla volta dell'Islanda, dove risiede lo zio, nel frattempo decaduto. Lungo il suo percorso incontrerà Olga, una ragazza della Foresta delle Betulle caduta schiava, che diventerà sua compagnia e complice nella missione.
Voto 6

Il film, ambientato a cavallo tra il IX e il X secolo, racconta la storia di una vendetta, quella cercata dal giovane Amleth (Alexander Skarsgård), figlio del re Horwendil (Ethan Hawke), che alla morte del padre non ha mai potuto prendere il suo posto. Un giorno, infatti, dopo il ritorno del re dalla guerra, l’ancora ragazzino Amleth si trovava nel bosco con suo padre quando vennero aggrediti da un gruppo di cavalieri che ferirono a morte il genitore, che gli intimò di scappare via e nascondersi. È così che il ragazzo assistette all'uccisione paterna per mano proprio di suo zio, il feroce Fjölnir (Claes Bang). Il bambino riuscì a scappare e mettersi in mare per fuggire via, ma farà ritorno da adulto nella sua terra natia per vendicare Horwendil e salvare anche sua madre, la regina Gudrún (Nicole Kidman) che però scoprirà molto diversa da quella che ricordava. Nel viaggio per raggiungere le fredde coste che non tocca da anni, incontra Olga (Anya Taylor-Joy), una giovane a cui il ragazzo rivela il vero motivo per cui è lì: la vendetta e la riconquista del regno. È così che troverà in lei una valida compagna, e non solo, nella sua personale lotta in cui l'obiettivo è solo uno: vendicarsi e uccidere lo zio.

Anche se l’opera ricorda la popolare e amata serie televisiva del Trono di spade, queste avventure epiche e violente ricordano non poco l’Amleto di William Shakespeare, in cui il dolore del giovane erede si scatena in una faida familiare senza esclusioni di colpi. A tal uopo, Robert Eggers crea un affresco feroce e selvaggio dei popoli nordici meno poetico, ovviamente, ma molto più primordiale e brutale dove la forza fisica degli uomini, le credenze popolari, l’influenza di streghe e stregoni, il dio Odino che domina la religione, tutte questi elementi dominano la vita quotidiana. Ogni battaglia vinta significa l’arrivo di nuovi schiavi che vengono selezionati a seconda della loro utilità fisica e, di loro, il destino peggiore tocca come sempre alle donne. Proprio con lo strattagemma del finto schiavo il tenebroso e muscoloso giovanotto Amleth si ripresenta sotto false spoglie per insinuarsi lentamente tra le case del villaggio dove risiede la sua vecchia famiglia sul cui trono si erge l’usurpatore assassino. Ha pazienza e sa che prima o poi la sua vendetta avrò modo di compiersi.

Così i miti dei norreni, cioè degli uomini del nord Europa, incontrano e si incrociano con le saghe islandesi, in un film in cui il soprannaturale sposa la realtà. Il regista mostra tutta la brutalità di quel mondo dominato dalla violenza e dalla sopraffazione, ma al tempo stesso capace di produrre un’arte astratta e intricata, dalle regole ferree ma anche adattate a seconda dalla volontà dei sovrani. Ma tra costumi elaborati, complessi codici d’onore e giustizia, l’epica nordica è popolata soprattutto da belluini energumeni che, storditi dall’idromele, ululano alla luna. Sensazione che evidentemente Robert Eggers ha voluto e ha imposto. Assieme a quell’atmosfera cupa, violenta, arcaica con cui ha costruito anche l’impegnativo The Lighthouse e il classico The Witch. Tutto ciò non mi ha entusiasmato, nonostante la buonissima ricostruzione scenografica e l’altrettanto prova degli attori principali, ad iniziare dal rafforzato Alexander Skarsgård. Se Claes Bang si nasconde sotto un parrucco e la lunga barba da uomo primitivo e non si intuisce immediatamente che sia proprio lui, Nicole Kidman si adatta ad un ruolo che per lei è facile come giocare, mentre la onnipresente Anya Taylor-Joy è ancora una ragazza misteriosa, volitiva e determinante per la trama. Difficile ormai, negli ultimi tempi, quantificare il numero dei set che l’attrice frequenta in un solo anno: pare che senza di lei nessuna produzione sia sicura di avere il cast al completo. Di brava è brava, ma il problema, a mio modesto parere, è che fino ad oggi l’ho vista cambiare poco registro, è sempre la stessa, sia che faccia la ragazza da maritare nell’Inghilterra dell’800 sia che viva in un bosco scambiata per una strega o che arrivi innocente nelle strade londinesi della beat generation. È sempre uguale, brava ma identica.

Questa epica vichinga di Robert Eggers appassiona il giusto, è fatta sufficientemente bene, dà un’idea di medio colossal, ma fa impressione non vedere in alcuna scena più di una dozzina di soldati in azione: di orde coraggiose come Braveheart non ce n’è una. Al massimo sono così famelici che mangiano con ardore il cuore o il fegato del nemico odiato, come nel cruentissimo percorso dell’inarrendevole Amleth, votato anche al sacrificio estremo pur di realizzare il suo disegno vendicativo. Il duello finale, come d’obbligo, sintetizza il fato amletico, sennò sarebbe semplice revenge movie, e non lo è, almeno non solo.






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