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Una giornata particolare (1977)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 11 feb 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 3 giu 2023


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Una giornata particolare

Italia/Canada 1977 dramma 1h50'


Regia: Ettore Scola

Sceneggiatura: Maurizio Costanzo, Ruggero Maccari, Ettore Scola

Fotografia: Pasqualino De Santis

Montaggio: Raimondo Crociani

Musiche: Armando Trovajoli

Scenografia: Luciano Ricceri

Costumi: Enrico Sabbatini


Sophia Loren: Antonietta

Marcello Mastroianni: Gabriele

John Vernon: Emanuele, marito di Antonietta

Alessandra Mussolini: Maria Luisa

Vittorio Guerrieri: Umberto


TRAMA: È il 6 maggio 1938 e la Roma fascista è accorsa sulle strade per festeggiare Hitler, venuto in visita da Mussolini. In un caseggiato popolare Antonietta, moglie disfatta da sei maternità e dalla fatica di una fanatica "camicia nera" e lei stessa fascista convinta - ha un album colmo di foto e "detti" del Duce - incontra, inseguendo un pappagallo fuggito dalla gabbia, un suo coinquilino, Gabriele, ex annunciatore radiofonico cacciato dal servizio con l'accusa di essere un "sovversivo" ma, in realtà, perché è un omosessuale. Sulle prime, messa in allarme dalle chiacchiere di una malevola portinaia, Antonietta diffida di lui che si è autoinvitato a prendere un caffè in casa sua e lo schiaffeggia addirittura quando Gabriele le rivela la vera ragione per cui è stato cacciato dall'EIAR. Poi, la comprensione ha il sopravvento e l'uomo e la donna si confidano reciprocamente le loro pene.


Voto 8,5

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L’impegno politico di Ettore Scola nella vita sociale e nel cinema è cosa nota ed è stato presente nelle sue opere quasi costantemente. L’esempio più fulgido è certamente questo film, ambientato nella Roma Capitale fascista, quindi terreno fertile sia per lo spunto che per raccontare una storia qualunque in una giornata qualunque in un appartamento qualunque di un quartiere edificato proprio in quegli anni e da quel regime. La trama insolita e la felice mano del regista fanno diventare magicamente e tragicamente la storia alquanto particolare, in una giornata che è particolare: in città c’è la visita ufficiale del potente alleato del Mussolini, Hitler. Anche Antonietta, casalinga, moglie di una camicia nera e madre di sei figli, è irretita e soggiogata dalla figura del duce italiano, come tutta la sua famiglia e come d’altronde buona parte della popolazione. Gabriele è una persona perbene, ormai annunciatore EIAR disoccupato perché licenziato in quanto giudicato “sovversivo”; in realtà sappiamo bene che in quei tempi essere omosessuale era una colpa grave. In sostanza i due personaggi rappresentano le due anime politiche di quegli anni che casualmente si trovano in quella giornata strana e particolare: da una parte, quindi, l’ignoranza popolare e popolana che venera e accetta un sistema totalitaristico e, dall’altra, la sparuta schiera delle persone che non avevano chinato la schiena e, pur se timidamente, cercavano di affermare la propria intelligenza e indipendenza.

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Ne viene fuori un film malinconico, dal sapore amaro e nello stesso tempo delicato, ancorché leggero e poetico, nonostante lo strombazzare delle marce militari, della radiocronaca trionfalistica della radio, quella radio di Stato che ha espulso Gabriele. Il film che parte come una festa nazionale diventa dolcemente un microcosmo in cui due anime inaspettatamente compatibili si guardano negli occhi e si ritrovano, uno trova conforto nell’altra, l’altra scopre momenti di quiete e felicità anche morale nella sensibilità e nello stile garbato di un uomo che pare impotente anche di fronte alla situazione sociale e politica. Anche se la pellicola attraversa momenti di stanchezza a metà dell’opera, il film ci rapisce per la dolcezza e l’amarezza che si addensano nel racconto, nei dialoghi che metaforicamente rappresentano le anime diverse di un intero popolo in difficoltà. Difficile dire se questo è proprio il migliore di Ettore Scola, certo è che il film è ormai nella nostra memoria collettiva, partendo già da quel piano sequenza iniziale che pian piano plana su quell’edificio e su quella terrazza dove Antonietta e Gabriele incroceranno i loro momentaneo destino, e lasciandoci con un triste finale che pare proprio ineluttabile, con il libro di lui nelle mani stanche di lei. Ma con uno spiraglio di novità e speranza nel cuore e nella mente.

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La perfetta regia ha felicemente diretto una delle migliori Sophia Loren di sempre, dal volto stanco e sciupato, senza trucco, lasciandola bella come sempre e un Marcello Mastroianni a dir poco magistrale, memorabile esempio per recitazione, degno della candidatura agli Oscar del ’78.


Riconoscimenti

1978 - Premio Oscar

Candidatura per il miglior attore protagonista a Marcello Mastroianni

Candidatura per il miglior film straniero

1978 - Golden Globe

Miglior film straniero

Candidatura per il miglior attore in un film drammatico a Marcello Mastroianni

1978 - David di Donatello

Migliore regia

Miglior attrice protagonista a Sophia Loren



 
 
 

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