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Il giardino dei Finzi Contini (1970)

  • Immagine del redattore: michemar
    michemar
  • 22 gen 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 28 ago

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Il giardino dei Finzi Contini

Italia, Germania 1970 dramma 1h34’


Regia: Vittorio De Sica

Soggetto: Giorgio Bassani (romanzo)

Sceneggiatura: Vittorio Bonicelli, Ugo Pirro

Fotografia: Ennio Guarnieri

Montaggio: Adriana Novelli

Musiche: Manuel De Sica

Scenografia: Giancarlo Bartolini Salimbeni

Costumi: Giancarlo Bartolini Salimbeni


Lino Capolicchio: Giorgio

Dominique Sanda: Micol Finzi Contini

Fabio Testi: Giampiero Malnate

Romolo Valli: padre di Giorgio

Helmut Berger: Alberto Finzi Contini

Camillo Cesarei: Ermanno Finzi Contini

Inna Alexeievna: Regina Finzi Contini

Katina Morisani: Olga Finzi Contini

Barbara Pilavin: madre di Giorgio


TRAMA: Mentre anche in Italia sta per prendere il via la politica antisemita, nella lussuosa villa dei Finzi Contini, un'antica e aristocratica famiglia ebraica, si susseguono vicende quotidiane, amori ed equivoci sentimentali tra i rampolli più giovani. Ma questi drammi amorosi vengono ben presto sopraffatti dal crudele dramma storico costituito dalla guerra e dalle deportazioni.


Voto 7


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Ormai lontano dai grandi successi che lo avevano reso celebre in tutto il mondo, Vittorio De Sica finiva la sua fulgida parabola di grande regista con film che si andavano affievolendo di spinta e di idee. Uno degli ultimi suoi film fu proprio questo, una storia triste come tutte quelle che hanno riguardato le leggi razziali del ventennio.


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Vittorio Bonicelli e Ugo Pirro, traendo la sceneggiatura dal romanzo omonimo di Giorgio Bassani - il quale contribuì anch’egli con alcuni dialoghi, ma quando poi prese le distanze dal risultato finale il suo nome sparì dai crediti – descrissero le difficoltà della vera storia di Silvio Magrini, presidente della comunità ebraica di Ferrara dal 1930, e della sua famiglia.


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Borghesi, benestanti, di spirito patriottico (Silvio partì volontario nella Grande Guerra), essi abitavano nella villa ferrarese descritta nel romanzo col famoso giardino, il campo da tennis e il cane Jor. Le severe leggi razziste stavano provocando in quel periodo l'espulsione degli ebrei anche dal circolo del tennis della città e per questo la famiglia decise di permettere agli amici dei due figli Micol e Alberto di frequentare il magnifico parco della propria villa per continuare a praticare lo sport preferito. Il fascismo incombe e il futuro appare prima incerto e poi sempre più negativo. Le partenze, gli addii. Il finale nebbioso è premonitore.


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Riconoscimenti

1972 - Premio Oscar

Miglior film straniero (Italia) a Vittorio De Sica

Candidatura per la migliore sceneggiatura non originale

1971 - Festival di Berlino

Orso d'oro a Vittorio De Sica

1971 - David di Donatello

Miglior film

David Speciale a Lino Capolicchio



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