Yalda (Una notte per il perdono) (2019)
- michemar

- 17 set 2021
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 9 ott

Yalda (Una notte per il perdono)
Francia, Belgio, Germania, Svizzera, Lussemburgo, Iran, Libano 2019 dramma 1h29’
Regia: Massoud Bakhshi
Sceneggiatura: Massoud Bakhshi
Fotografia: Julian Atanassov
Montaggio: Jacques Comets
Scenografia: Leila Naghdi Pari
Costumi: Rana Amini
Sadaf Asgari: Maryam
Behnaz Jafari: Mona
Babak Karimi: il produttore Ayat
Arman Darvish: Omid, il conduttore TV
Fereshteh Hosseini: Anar
Fereshteh Sadre Orafaiy: la madre di Maryam
Zakieh Behbahani: direttore TV
Forough Ghajabagli: Keshavarz
Faghiheh Soltani: Firouz
TRAMA: In Iran, la ventiduenne Maryam uccide accidentalmente il marito, il sessantacinquenne Nasser. Condannata a morte, Maryam può essere salvata solo da Mona, la trentasettenne figlia di Nasser. Tutto ciò che Monda deve fare è apparire in un popolare programma televisivo e perdonare l'assassina. Il perdono però diventa difficile quando le due donne sono costrette a rivivere il passato.
Voto 7

Yaldā è una festa dell’inverno iraniano che ricorre la notte tra il 20 e il 21 dicembre, quella del solstizio, la notte più lunga e buia dell’anno. Festa in cui amici e familiari si riuniscono per mangiare, bere e leggere poesie (soprattutto Hafez di Shiraz) fino a ben oltre mezzanotte. Si mangiano frutta e noci e particolarmente significativi sono i melograni e i cocomeri. Il colore rosso di questi frutti simboleggia le tonalità cremisi dell'alba e il bagliore della vita. Non è assolutamente paragonabile, prima di tutto perché questa festa ha anche un tono letterario e poetico, inoltre ha il sapore di una tradizione di auspici e di vita felice, ma richiama il nostro pacchiano e popolare Ferragosto, giorno di mezza estate in cui per abitudine atavica le famiglie si muovono in massa per far festa su una spiaggia assolata dal solleone o nei prati dove accendere il fuoco del barbecue. Sono due giorni di famiglia e amicizia ma molto distanti per motivi di cultura e di significato, oltretutto per il fatto che curiosamente a Teheran e dintorni si fanno anche gli auguri per una buona Yalda, come da noi succede per la Pasqua o il Capodanno. Ma a noi interessa il fatto che negli ultimi anni in Iran esiste una trasmissione televisiva di grande successo che coglie l’occasione della ricorrenza per promuovere la cosiddetta “notte per il perdono”.

Ma il perdono di cosa? La trama del film, iraniano diretto da Massoud Bakhshi, infatti, è basata su un vero e proprio reality show di successo che è stato effettivamente trasmesso durante il Ramadan, ma che nel film viene adattato nella notte di Yalda: nella lunga serata viene esposto un caso giudiziario eclatante e se ne discute ascoltando la persona accusata e la parte offesa, però pacatamente, senza esagerare con la spettacolarità, che in verità lo show cerca con discrezione. Si sa, certe caratteristiche spingono in alto il gradimento e l’audience dello spettatore tipo, che sia occidentale o (medi)orientale non fa differenza. Anzi, più questo è mediterraneo e limitrofo e più è passionale e adatto alle sensazioni che quelle trasmissioni stimolano. Hai voglia a discutere in Italia che i processi si fanno nei tribunali e non in TV, come spesso sentiamo a proposito delle indagini su personaggi famosi o, peggio ancora, politici di fama: ebbene, lo show della notte della Yalda è proprio negli studi televisivi, con poca gente presente ma con decine di milioni di spettatori pronti a votare con un SMS se lasciare intatta la condanna già espressa da un vero giudice o, come tutti sperano, perdonare (è la notte del perdono, o no?) il colpevole, una volta accertato che questi sia davvero pentito e chieda indulgenza alla controparte e a tutti. Succede letteralmente questo nel film di Massoud Bakhshi: il regista coglie l’occasione per raccontare una vicenda alquanto particolare, dove una giovane donna, condannata per l'omicidio del marito molto più anziano - a suo dire, accidentalmente -, affronta la figlia della vittima che ha il potere di concederle il perdono e salvarla così dalla pena di morte.

È un film ovviamente drammatico ma ha tutta l’aria del thriller per l’incombenza continua di un’atmosfera stressante e frenetica, che si avverte sin dalle primissime scene: la giovane Maryam arriva negli studi della TV per partecipare al popolare reality scortata dalla polizia dal carcere dove è detenuta in attesa dell’esecuzione e tutto intorno è un convulso affaccendarsi per la preparazione della messa in onda. L’unico a mantenere una certa calma è il produttore Ayat (Babak Karimi, vecchia conoscenza anche del cinema italiano, sempre presente nei più importanti lavori iraniani) che sa gestire i momenti concitati e aspetta con ansia l’arrivo di Mona, la figlia della vittima. Lei è la persona chiave che potrà concedere il perdono e (diavolerie degli show di tutto il mondo) così facendo potrà riscuotere un notevole premio in danaro, in maniera percentuale (attenzione!) a seconda dei milioni di voti a favore dell’accusata. In buona sostanza, il programma è così votato alla soluzione benefica che ha più successo e ascolti quando il perdono viene concesso, motivo per cui tutta la macchina organizzativa lavora in quel senso. Perfino Ayat si è mosso in prima persona per convincere Mona. La tensione è palpabile, l’ansia ammanta l’ambiente e l’attesa e Maryam ne è la rappresentazione pratica: nervosissima, impaziente, non sta mai ferma, non riesce a star seduta, scuote continuamente le gambe, non sa dove tenere le mani, vaga da una stanza all’altra, trasmette agitazione anche allo spettatore. Sa che la sua vita dipende da quella trasmissione e soprattutto da come riuscirà ad approcciarsi alla rivale del momento, Mona, che fino al giorno dell’incidente era come una sorella, che la aiutò per farla assumere dal padre ucciso, la protesse, la aiutò finanziariamente. Fu molto contrariata però quando, secondo lei, la ragazza accettò le avances del padre e fece in modo di sposarlo, nonostante l’enorme differenza di età. Erano intime amiche, oggi non più. L’unico che sa celare l’aria tesa è l’esperto Omid, il giovanotto che conduce il programma e che sa come tenere alta l’attenzione del pubblico, facendo domande alterne alle due donne sedute di fronte, ascoltando in auricolare i pronti suggerimenti del produttore sempre in piedi nella regia. La trama si evolve trepidamente e con ritmo sostenuto, proprio come se fosse un thriller.

Si salverà Maryam? Sarà lasciata andare verso la pena di morte per omicidio volontario? La madre apprensiva e onnipresente contribuisce non poco al convulso svolgersi della nottata, che subisce un imprevisto contraccolpo con l’arrivo di una giovane coppia con un piccolo bimbo. Evento che ribalterà la situazione finora conosciuta e che contribuirà notevolmente ad aumentare il tasso di drammaticità e di giallo del film: come ogni buon thriller il colpo di scena è immancabile. Sarà così che, rivivendo il passato, Maryam e Mona realizzeranno che non sempre il perdono è così semplice da concedere, non è solo una questione di spettacolo o di tradizioni. È la notte del perdono, ma non è mai detto che arriverà per la felicità degli spettatori e per il livello del successo dello show.

L’aspetto spasmodico e melodrammatico fa parte da sempre del carattere dei mediorientali e dei loro spettacoli (come non ricordare The Millionaire?) ma in questa occasione fornisce un contributo centrale per la riuscita del film, che, da notare, ha avuto molti apprezzamenti internazionali ed è stato candidato persino al Grand Prix nel Sundance Film Festival 2020. A parte la nota bravura di Babak Karimi, è ottimo tutto il cast, con una menzione particolare per Sadaf Asgari, la giovane protagonista che recita in modo convincente e con passione, attrice che vedremo sicuramente sulla via dell’affermazione definitiva. Massoud Bakhshi, anche sceneggiatore, è un regista che segue da vicino i personaggi, comunicando molto bene le sensazioni che devono trasmettere, bravo a cogliere gli attimi giusti e importanti, coadiuvato da un gruppo di valide attrici.
Riconoscimenti
Sundance 2020
Gran premio della Giuria






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