150 Milligrammi (2016)
- michemar

- 19 mag
- Tempo di lettura: 3 min

150 Milligrammi
(La fille de Brest) Francia 2016 dramma 2h16’
Regia: Emmanuelle Bercot
Soggetto: Irène Frachon (Médiator 150 mg: sous-titre censuré)
Sceneggiatura: Séverine Bosschem, Emmanuelle Bercot, Romain Compingt
Fotografia: Guillaume Schiffman
Montaggio: Julien Leloup
Musiche: Martin Wheeler
Scenografia: Éric Barboza
Costumi: Pascaline Chavanne
Sidse Babett Knudsen: Irène Frachon
Benoît Magimel: Antoine Le Bihan
Charlotte Laemmel: Patoche
Lara Neumann: Anne Jouan
Philippe Uchan: Aubert
Patrick Ligardes: Bruno Frachon
Olivier Pasquier: Arsène Weber
Isabelle de Hertogh: Corinne Zacharria
Gustave Kervern: Kermarec
Pablo Pauly: Charles-Joseph Oudin
Myriam Azencot: Catherine Haynes
Élise Lucet: se stessa
TRAMA: La dottoressa Irène Frachon di Brest scopre che le pillole Médiator causano problemi alle valvole cardiache dei pazienti e possibili decessi. Nel 2009 inizia una dura battaglia contro il produttore e le autorità sanitarie francesi.
VOTO 6,5

Diretto dalla nota attrice, sceneggiatrice e regista Emmanuelle Bercot, il film prende spunto dalla vera storia della pneumologa francese Irène Frachon, diventata nota per le sue indagini sui gravi effetti collaterali e sulle morti attribuite al Médiator, un farmaco venduto come antidiabetico, prodotto da Laboratoires Servier e ritirato dal commercio francese nel 2009. In particolare, il film si basa sul libro scritto dalla stessa dottoressa.

Succede infatti che a Brest, nell'ospedale in cui lavora, la pneumologa (Sidse Babett Knudsen) scopre il legame diretto tra alcune morti sospette e le cure mediche approvate dallo Stato, tra cui le pillole in questione. Non è difficile immaginare, volendo portare alla luce la scoperta, le enormi difficoltà che la donna deve superare: tra gli interessi privati e quelli della potente lobby della sanità e dell’industria farmacologica, lei è come una minuscola David contro il gigante Golia che vuole affrontare. Quando presenta le sue conclusioni alle autorità sanitarie nazionali viene perfino derisa dai funzionari che guardano dall'alto in basso questo piccolo medico di provincia.
Irène si interroga prima su se stessa, prima di allertare i suoi colleghi, in particolare il professor Antoine Le Bihan (Benoît Magimel), capo del dipartimento di cardiologia. A forza di persuasione, li convinse ad avviare uno studio epidemiologico iniziandolo negli archivi dell'ospedale stesso. Si potrebbe pensare che non l’argomento sia molto cinematografico, ma Emmanuelle Bercot riesce a interessarci a questa trama medica come un thriller, che è comunque scientificamente impegnativa.
In questi casi ci si trova sempre soli, è impossibile trovare alleati o gente disposta a rovinarsi la carriera per portare la verità a galla. Ed infatti si troverà quasi da sola nella lunga battaglia tesa a portare note alla pubblica opinione le sue statistiche e l’indagine svolta scrupolosamente. Come si fa a combattere contro i colossi della farmaceutica?

L’argomento è tosto e avrebbe potuto anche sollevare grande clamore, sebbene si sappia da sempre che molti farmaci hanno effetti collaterali gravi, fenomeno risaputo. Nello stesso tempo non va trascurato il fatto che la questione è un campo minato, dove è facile essere accusati di terrorismo psicologico, ma nello stesso tempo non si può accantonare le ipotesi basate sugli studi seri e documentati. Di medicine che hanno recato danni alla salute è piena la storia: non si deve esagerare ma almeno va fatta chiarezza ed eventualmente puntare su altre cure. L’obiettività, in questo argomento, è basilare.

Peccato che Emmanuelle Bercot non è molto ordinata nella sua esposizione, specialmente nella prima parte e non riesce pienamente a dare dignità al film, nonostante la buona prova prima di tutto della danese Sidse Babett Knudsen e poi di Benoît Magimel.

Riconoscimenti
César 2017
Candidatura miglior attrice a Sidse Babett Knudsen
Candidatura miglior sceneggiatura adattata
Lumière 2017
Candidatura miglior attrice a Sidse Babett Knudsen














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